GUIDO MIANO EDITORE
NOVITÀ EDITORIALE
È uscito il libro d’arte:
OPERE SCELTE di IGINIA MIGNOSI
Testi critici di
Michele Miano e Nazario Pardini
Pubblicata la monografia d’arte “OPERE SCELTE” di Iginia Mignosi, con testi critici di
Michele Miano e Nazario Pardini, nella prestigiosa collana “Esempi di Arte Moderna”,
Guido Miano Editore, Milano 2021.
Iginia Mignosi (Palermo, 1908 - ivi, 1999) figlia di Gaspare Mignosi e di Antonietta
Valguarnera, ha ereditato dai nonni, paterno e materno, la passione per l’arte;
poi, incoraggiata dal cugino, il filosofo e letterato Pietro Mignosi, che ne
intuì il talento sin da quando era piccola, si dedicò allo studio della pittura
e della musica. Infatti, traendo ispirazione dalla natura, dipingeva i quadri e
poi li traduceva in musica che ella stessa componeva.
Iginia
Mignosi era paesaggista e dipingeva con colori ad olio su tela. Ha coltivato
queste sue due passioni privatamente. Ogni giorno si metteva al cavalletto e al
pianoforte. Ha dipinto centinaia di quadri; ha fatto anche qualche mostra. Il
marito, docente di Analisi matematica all’Università, aveva molti allievi arabi
che frequentavano la famiglia Mignosi; per questo motivo la pittrice, pur
vivendo in Sicilia, ha sviluppato l’interesse anche per il mondo esotico,
raffigurando ambienti egiziani in diversi quadri. Pietro Mignosi ha osservato:
«Nelle riproduzioni e dal vero: un’imitazione perfetta». Il matematico Cantoni:
«Una tecnica progredita». Il professore Salvatore Costa: «Una pittrice
malinconica e solitaria». Il matematico Michele Cipolla: «Sensibile e brava
pittrice».
La
presente pubblicazione, voluta da Maria Elena Mignosi Picone (poetessa e
critico letterario, figlia della pittrice) per rendere omaggio alla madre,
raccoglie una selezione di dipinti. Non essendo note le didascalie dei quadri,
le immagini sono state corredate da ‘commenti contemplativi’.
Lo stile pittorico di Iginia Mignosi è rapportato in una
tradizione impressionista, che, partita dall’Ottocento, ha trovato vari
consensi nella prima metà del Novecento per arricchirsi in un impasto
postimpressionista e realista del secondo dopoguerra, filtrato da umori
romantici divenendo la sua, un’immagine nodale, per la storia del
paesaggio italiano. Accanto alle figure riprese, dei ritratti occasionali,
esiste una produzione paesaggistica che si direbbe una piccola storia del
paesaggio. Un paesaggio delicato, sensibile che cambia sotto cieli diversi, e
che si adegua ai sentimenti e alle emozioni dell’artista. Si guardino ad
esempio le tavole: “Sul promontorio accarezzati dalla brezza marina”, “Dolce e
malinconico autunno in campagna”, “Incantevole melodia del ruscello”, “Terra di
sole, di storie e colori”, “Paesaggio primaverile”, metafore di stati d’animo.
Se
buona parte della produzione di Iginia Mignosi si snoda nella prima metà del
XX° secolo, periodo storico tormentato, sospeso nel limbo delle inquietudini,
incamminato nelle sabbie mobili delle incertezze, dall’altra le inquietudini
del Novecento hanno contribuito non poco a creare nell’animo dell’artista una
sorta di “cantuccio” da un mondo in
fiamme per rifugiarsi in un mondo lirico.
Emerge
quindi dalla sua pittura una sorta di
realismo sul quale ha posto l’accento la maggior parte della critica e che
trascende la mera rappresentazione della realtà oggettiva per creare
impressionisticamente delle atmosfere poetiche che sono delle vere e proprie
proiezioni liriche d’intensi stati d’animo. La chiarezza delle immagini e la
compiutezza estetica del linguaggio non si risolvono in una semanticità a senso
unico ma si caricano di magia, suscitando una viva commozione nell’animo del
pubblico. Qui è la materia che tende all’ordine, alla luce, allo spirito: è la
natura che diventa cultura, storia, poesia. La ricca e variopinta tavolozza,
dai contrasti decisi, luminosi sottende a uno dei temi più cari agli umanisti
(e non da ultimo allo scrivente): la natura
medicatrix.
In
certi paesaggi dove il cielo e l’acqua hanno larga parte, la Mignosi riesce a
raggiungere una luminosità che fa sentire l’atmosfera fresca dei mattini di
primavera, il calore dei pomeriggi, quando il sole arroventa il terreno. Si
direbbe la poetica armonia dei brevi istanti di un’emozione che richiama
nell’artista i ricordi delle terre con i loro colori caldi. Si vedano ad esempio, le opere: “Terra di
sole, storia e colori”, “Contemplando il sereno”, “Sentiero nel bosco”.
È
come se Iginia Mignosi comunicasse al pubblico tramite i versi della figlia
Maria Elena, in una sorta di continuità spazio-temporale: sensibilità artistica
che rivela una vasta cultura di fondo come leitmotiv
della sua ispirazione. Un’evoluzione pittorica vissuta e rivissuta e tradotta
dalle trame interiori di un sogno, da quel élan
vital che è poi il supporto primario dell’arte autentica.
Michele Miano
* * *
Iginia Mignosi offre tutta se stessa ai fremiti naturali,
è lì che si ritrova, nella pace del suo esistere. Vita poesia, poesia vita.
Poesia. Perché poesia? Se la poesia è armonia, immagine, sentimento, fantasia,
realtà, musicalità, trasfusione dell’anima nel cuore della terra, captando da
essa i momenti più lirici, la pittrice scrive col pennello e dà forza, vigore,
plasticità ai sentimenti. Ella è sempre alla ricerca di angoli che la
reifichino ed è con quelli che si rende visiva, dando sostanza agli stati
emotivi: natura principalmente, in tutti i suoi aspetti (autunno, primavera,
morte, rinascita, fiori, amori, gioia, musica, ….); poi immaginazione, fantasia
nei quadri di ispirazione orientale. Ma
Ella si muove soprattutto in un viaggio che circonda i risvolti del suo
ambiente, è lì che trova le parole giuste per esprimere gli impatti emotivi; le
sue vertigini esistenziali. Il gioco è fatto, basta aprire la finestra sulla
campagna, o uscire sul terrazzo, per volare fra i fiori e tra le grinfie di un
ruscello, di un prato, o di un mare turchese e farsi tutt’uno, con i quadri che
la identificano.
Tutto si fa musica, vibrazione, ritmo, romanza, intermezzo
sinfonico della “Cavalleria rusticana”, tristezza di Chopin, o notturno di
Schubert. Sì, perché Iginia, non contenta di avere concretizzato i colori sulla
tela, se li mette davanti agli occhi, li medita, li fa suoi e dà loro, con la
musica del piano, quell’accompagnamento che fa da leitmotiv, da sottofondo sinfonico. Sembra di vedere il
quadro trasferito in mondi di suoni e melodie, tipo coro muto della Batterflay;
e tutto si fa armonioso, incessantemente affascinante. Nei suoi dipinti patema e logos si amalgamano, fanno una cosa sola. Uno
stile di stampo lirico-espressivo, di memoria capassiana, di realismio lirico,
che ci prende e non ci molla. Meditando sui suoi dipinti non è azzardato dire
che ci troviamo in un viaggio attraverso la madre terra, la dolce, la tenera,
senza scosse telluriche, senza prepotenze squassanti; in un viaggio che dà pace
e serenità ad un animo in cerca di riposo, di fuga dalle aporie del quotidiano.
Dacché il quotidiano è ripulito e dopo essere stato a riposare in un animo
carico di emozioni, esce fuori rinnovato, arricchito di tonalità, di sfumature
che lo fanno arte, musica, vita. Dacché la vita è arte, è sensazione, emozione;
dacché la vita è tutto per l’artista che trova la sua felicità nel trasferirla
in colori, in suoni, in immagini che vibrano per la loro vitalità. E tutto si
concretizza sulle tele, il mondo di armoniche visioni trova compattezza nelle
forme, che diventano linguaggio della pittrice.
Musica e parola, colore e musica si amalgamano in un
insieme di forza trainante. Sembra che Iginia Mignosi sia sempre in viaggio,
attorno ai cieli, alle stagioni, ai riflessi di ruscelli che attraversano prati
verdi, o a uccelli che si svegliano al richiamo di primavera. Se poniamo
attenzione, se volgiamo l’udito ai suoi dipinti non è difficile ascoltare il
fruscio del vento primaverile o la carezza della brezza estiva, o il canto di
un merlo che fa da intermezzo nel cuore di Pan. Questa è la pittura di Iginia
Mignosi, questa la sua parola, questi i suoi suoni che la chiamano con
dolcezza; che la chiamano a realizzarsi in visioni.
Terminare con una pericope tratta dalla presentazione di
Michele Miano, mi sembra di completare il quadro della pittrice, anche a
livello storiografico: «…Lo stile pittorico di Iginia Mignosi è rapportato in
una tradizione impressionista, che, partita dall’Ottocento, ha trovato vari
consensi nella prima metà del Novecento per arricchirsi in un impasto
postimpressionista e realista del secondo dopoguerra, filtrato da umori
romantici divenendo la sua, un’immagine nodale, per la storia del paesaggio
italiano. Accanto alle figure riprese, dei ritratti occasionali, esiste una produzione
paesaggistica che si direbbe una piccola storia del paesaggio. Un paesaggio
delicato, sensibile che cambia sotto cieli diversi, e che si adegua ai
sentimenti e alle emozioni dell’artista». Sì, tutto questo troviamo nel cuore
del suo amore per l’arte.
Nazario Pardini
Iginia Mignosi, Opere scelte, Guido Miano Editore, Milano 2021, pp. 60, isbn
978-88-31497-60-2, mianoposta@gmail.com.
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