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lunedì 22 novembre 2021

MARIA RIZZI LEGGE: "COME L'AMORE" DI FEDERICA SCIANDIVASCI

Maria Rizzi su “Come l’amore” di Federica Sciandivasci - puntoacapo edizioni

 

Maria Rizzi,
collaboratrice di Lèucade

Ho ricevuto da Mauro Ferrari di puntoacapo Editore, l’ultima Silloge della carissima amica Federica Sciandivasci “Come l’amore” e, per incanto mi sono trovata a casa. Sembra un’asserzione azzardata, ma conosco la Poetessa da moltissimi anni e il brivido che mi procura il suo lirismo risveglia in me sensazioni dimenticate o forse solo assopite. D’altronde chi non compone più poesia, come la sottoscritta, ma la ama disperatamente, non ha più l’onore di essere cercata - per dirla con Neruda -, dalla regina di tutte le arti, ma mantiene il privilegio di muoversi come rabdomante sulla terra che adora e di riconoscere l’oro, ovvero le liriche che la appagano. L’ultima creatura di quest’Autrice romana, che da sempre si dedica alla Poesia e predilige l’amore, riuscendo a renderlo il sentimento meno inflazionato e banale che esista, rappresenta, se possibile, addirittura uno scatto di crescita. La nostra sacerdotessa del Sentimento, infatti, divide la Raccolta in quattro sezioni, dedicate rispettivamente alla madre, al padre, al compagno e alla fede esistenziale. “I giorni della rosa”, la prima parte, destinata alla mamma, inizia con una lirica che scuote le fronde del cuore tramite il viaggio nelle isole dei ricordi, ma diviene balsamo grazie alla chiusa, che narra la circolarità del sentimento: non c’è inizio, non c’è fine, esiste solo il divenire. “questo trovarti nelle vie / del cuore / seminando luce / nell’assoluta notte - / e là dove il tuo amore sconfina nel cielo/ tutto resta, tutto continua”- Nella prefazione l’eccellente Sandro Angelucci asserisce che “in nessuna delle forme in cui si manifesta, l’amore si avvicina di più all’assoluto come in quella che lo caratterizza nei confronti di una madre” e credo che il suo assunto sia inconfutabile. Si nasce dal grembo e al grembo si torna, tant’è che il congedo dal transito terreno è caratterizzato quasi da tutti dalla parola ‘mamma’. Versi dolci, lievi, impalpabili, eppure pregni di quell’amore che è la farina con la quale siamo impastati, che ci aiuta a lievitare: “scivolano negli occhi / umidi le sonore risate / le voci camuffate / gli abili racconti / tutto allora era movimento / palpitante di vita” Il dolore ha fattezze concrete, si percepisce, si vive, si soffre e tutti coloro che hanno la madre ‘nella stanza accanto’ – Sant’Agostino – recitano con la Poetessa : “come creatura della terra / avida del tuo fiume / trattengo il tuo viso / e ti chiamo “mamma” / fin quando ho voce”. Le liriche non hanno titoli, sono numerate, e la scelta mi ha fatto pensare alla volontà di Federica di creare continuità nel racconto, tramite ‘capitoli’. In fondo le varie sezioni e, di conseguenza l’intero testo, si può accostare a un romanzo in versi. La seconda parte, “Breve come il respiro”, è per il padre, il primo innamorato di ogni figlia, la quercia di tante infanzie, ma anche colui con il quale l’espansività non sgorga spontanea come con la madre. La poetessa, infatti, recita: “Accovacciata la sera / ai tuoi piedi – nello spazio calmo/ del tuo respiro / un abbraccio che stenta / come un viaggio / senza partenza – un biglietto / mai speso – e gli occhi sono lucidi / silenzi tra i rami spogli / di questo inverno troppo breve- /eppur sorridi / e io nasco la seconda volta”. La figura paterna preclude e si preclude l’incantesimo dei contatti, ma è anche vero che nella parola papà c’è ritmo, due battiti di cuore, la semplicità di un dito che, sin da piccolo, indica un uomo e lo definisce nel suo essere più assoluto. Nella terza sezione “Breve come il respiro” si estrinseca l’amore per il compagno Giuliano e potrei dire che torno sui passi della memoria, in quanto l’Autrice ci ha abituati all’eros sublimato, ai palpiti, alle vibrazioni, ma in questa Silloge v’è qualcosa che trascina in una vertigine e stordisce i sensi. La prima lirica è già smarrimento: “Sul cuscino - / si disegna la profezia dei tuoi occhi / nell’ora che rischiara / - di te attendo promesse / docili creature / nel giardino dell’Eden / nudi i nostri corpi / sospesi nel lume rarefatto / non hanno memoria / alcuna del morso proibito / della notte”. Mi riferisco ancora ad Angelucci, nella sua prefazione magistrale, che afferma: “non avere memoria del ‘morso proibito’ riconduce al peccato originale, se non fosse che quando si ama davvero non esiste nessun frutto proibito e nessun senso di colpa”. Non esiste verità più alta e Federica ne è consapevole, tant’è che abita il giardino con sensuale, dolcissima consapevolezza trasmettendo in vertici di lirismo sublimi la certezza che ci si innamora nell’atto d’amore, la carne è l’unica spiaggia che hanno le anime. Lei recita ancora: Ora una gioia perfetta / si corica sulle ciglia / della notte – e io / mi arrendo a te / che sei seducente terra da scoprire”. Ogni Poesia di questa magnifica Artista sembra sussurrare: noi non faremo l’amore, sarà lui a farci. Federica possiede la rara capacità di dimostrare quanto l’eros simbolizzi l’immaginazione, la reciprocità, l’esigenza di specchiarsi l’uno nell’anima dell’altro. L’intera Silloge è senza punteggiatura. Altra scelta di ispirazione pura, di istinto lirico. Il vero sentimento è incapace di credere alla propria fine, di pensare di morire e consumarsi. Non esiste la necessità di creare pause all’amore. L’ultima sezione della Raccolta è intitolata “La parola del tempo” e srotola versi di fede slegata dai consueti concetti di religiosità, annodata a un amore spirituale, che si concretizza nelle storie quotidiane, nelle paure, nei limiti, nel dubbio. “Oscilliamo nell’affidarci / al rosso desiderio / come falene attratte dalla fiamma / siamo prole inconsapevole / di una fede caduta nel vuoto”. La fede esistenzialista di Federica sembra volersi affidare al Dio che ha creato gli uomini, non al Dio che noi uomini abbiamo creato. Ed è commovente, calda, riconciliante. “nella luce chiara di settembre / andiamo- / andiamo là dove cade ogni maschera / e l’ordine ritrova il suo centro – là / dove ogni corsa a perdifiato / è un ritorno tra le braccia di chi ci ama – insieme andiamo / e il viaggio commuove il cuore”. Una Silloge che lascia segni indelebili sulla rena dell’anima. Se è vero che l’amore ha in comune con la Poesia che quando si tenta di spiegarli ci si infrange contro i loro misteri e i loro confini, Federica possiede il merito di superare con i versi i confini e rendere magici i misteri.

Maria Rizzi

                                                                                                                                                                                                                                                        

14 commenti:

  1. Cara Maria ho letto con la dovuta attenzione e con un quid in più la tua esegesi al libro di Federica e ti assicuro che ne sono rimasto piacevolmente colpito del tuo essere colpita dai versi di Federica della quale ho vivamente apprezzato il suo dire poetico a me sconosciuto fino ad ora. Nel tuo dire si evidenzia palesemente (anche perchè la conosci bene come hai scritto) il positivo trasporto psicologico che ne è derivato nel formulare il pensiero critico con quel quid, che per me è fondamentale, della chiarezza espositiva dove chi legge conseguentemente ne capta già el senso del tuo dire. Per quel poco di versi letti posso dire che l'autrice nel creare versi non si abbandona al "sentimentalismo" sdolcinato e mielato dove tanta produzione poetica femminile spesso e volentieri scade; ma mantiene un livello lirico-strutturale che avvolge il lettore e lo conduce nel mondo interiore della stessa. Vivamente esterno ad ambe due i miei complimenti. Pasqualino Cinnirella.

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    1. Ti ringrazio caro Pasqualino per il tuo commento affettuoso. Le liriche di Federica seducono e avvolgono, se leggessi l'intera Silloge saresti ancora più convinto che possiede quel 'quid' tanto raro. Io ho fatto ben poco. Ti abbraccio con affetto antico, insieme al Capitano, che di amore dà lezioni quotidiane.

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    2. Grazie Pasqualino delle tue belle parole, spese, tra l'altro, per una persona -come me - che ti stima e apprezza per la scrittura di indubbio valore letterario.

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    3. Allora, cara Federica, per quello che mi scrivi, che mi lusinga non poco, invito Te e le tue amiche ed amici a leggermi su questo stesso meraviglioso blog anche se la composizione poetica non mi soddisfa del tutto per vari motivi ma che mi è stata molto laboriosa renderla -forse- accettabile. Grazie di cuore. Pasqualino Cinnirella.

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  2. Maria ha colto appieno il significato più intrinseco e vivo della poesia di Federica Sciandivasci. Lo riassumo, qui, in queste sue chiarissime parole: " Ogni Poesia di questa magnifica Artista sembra sussurrare: noi non faremo l’amore, sarà lui a farci.". Si, perché quella che resta, dopo la lettura di "Come l'amore" è questa consapevolezza. L'Amore - di cui parla Federica - ci costruisce, ci dà il respiro, ci crea. Si fa l'amore perché l'Amore ci ha, prima, generati.

    Sandro Angelucci

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    1. Sandro mio, la tua prefazione è stata la guida per accedere agli incantesimi di Federica. Sì, hai precisato qual'è il focus del suo amore. E ti ringrazio con affetto e stima immensi.

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    2. Sandro io non ti ringrazierò mai abbastanza per aver dedicato il tuo tempo e la tua grande capacità critica per la prefazione al mio libro, e soprattutto ringrazio il destino per l'amicizia e l'affinità spirituale che ci accomuna.

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  3. Non ho letto la silloge di Federica, ma da come ne parla splendidamente Maria, appoggiandosi all'acuta prefazione di Sandro, mi sembra di poterne ricavare questo assunto poderoso: tutto è mosso e rigenerato da un flusso misterioso e perenne d'Amore. Non è la Vita a creare l'Amore, ma il contrario. Per cui, come dice magnificamente Maria, parlando di questa silloge, noi dovremmo saperci "affidare al Dio che ha creato gli uomini e non al Dio che noi uomini abbiamo creato". Può sembrare un discorso ovvio e banale, ma a pensarci bene è tutt'altro che scontato. Complimenti vivissimi.
    Franco Campegiani

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    1. Ti ringrazio amico mio. Le tue parole mi onorano in modo particolare. La Silloge è un gioiello ricco di insegnamenti. Leggere Federica equivale a innamorarsi di ogni lirica. E Sandro è stato una guida illuminata. Ti abbraccio forte.

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    2. Franco, carissimo, ti ringrazio per aver dedicato queste tue parole al mio libro, che stai conoscendo attraverso la magnifica interpretazione di Maria. Hai colto pienamente il senso delle mie liriche: senza l'amore non può esserci vita. Condivido ciò che hai scritto sulla mia silloge, ne sono onorata e grata.

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  4. Desidero fare i miei complimenti più sinceri a Maria Rizzi, per la sua esegesi che tocca il cuore, a Federica Sciandivasci per la sua opera che immagino ricca di colori e delle bellissime sensazioni che lei sa regalare. A Sandro Angelucci, per la sua capacità di leggere le anime ....

    Un grande abbraccio che estendo al nostro Condottiero che permette questi incontri su Leucade!

    Loredana D'Alfonso

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  5. Faccio i miei complimenti sinceri a Federica Sciandivasci, non ho letto ancora la silloge ma conosco il valore della Poetessa. Congratulazioni a Maria per la sua esegesi che toglie il fiato, A Sandro Angelucci lettore delle anime, a Franco Campegine per il suo bellissimo intervento.

    Estendo l'abbraccio per tutti voi anche al nostro Condottiero che permette questi incontri sulla sua Leucade!

    Con affetto
    Loredana D'Alfonso

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    1. Lory adorata, sempre così vicina ai cuori di tutti! Ti ringrazio del bellissimo commento e della quotidiana vicinanza. E ti tengo stretta insieme al Condottiero di questa nave di contenuti che danno senso ai giorni!

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    2. Grazie dal profondo del cuore, Loredana

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