Forse non ci rendiamo conto dei cambi epocali che stiamo vivendo, per questo è bene parlarne.
Claudio Fiorentini, collaboratore di Lèucade |
Transizione ecologica
(finalmente se ne parla). Da diversi anni si parla del problema
dell’inquinamento, ma forse solo ora si concretizza qualche progetto che va
nella giusta direzione. Tuttavia non sappiamo quello che implicherà e quali
danni o disequilibri porterà il percorso che iniziamo. Partiamo dalla
riconversione di tutto ciò che è a combustione in qualcosa dielettrico. Qui non
abbiamo solo le cucine, le caldaie, il riscaldamento o la fiamma ossidrica… ma
occorre riconvertire e potenziare l’intera logistica, l’intero sistema
industriale e tutta la filiera di produzione elettrica mondiali.
Per la logistica
già stiamo vedendo alcuni cambiamenti, come, ad esempio, nei trasporti su acqua
già sono in servizio alcune imbarcazioni a propulsione elettrica (tra l’altro telecomandate)
e Airbus sta sperimentando aerei alimentati ad idrogeno. Credetemi, non è uno
scherzo mettere in atto dei piani di riconversione quando l’esistente consiste
in diverse centinaia di migliaia di mostri inquinanti, ingombranti, pesanti e,
in alcuni casi, arcaici. Il costo di questa riconversione sarà, tra l’altro,
enorme e, come sempre, ne beneficerà chi ha i soldi per sostenere e produrre le
nuove tecnologie.
Il sistema industriale
dovrà riconvertire non solo alcuni processi e alcune attività, ma dovrà anche
cambiare radicalmente le linee di prodotto. Pensiamo, ad esempio, alle
fabbriche di motori a combustione interna: monoblocco, carter e testata verranno
sostituiti da statore e rotore, molto meno ingombranti e con architettura più
semplice, mentre il peso della produzione si sposta sempre di più verso le
batterie. Forse occorreranno meno acciaierie e più impianti di raffinazione di
terre rare o di certi tipi di metalli come il Cobalto o il Nichel. La fabbrica,
che già negli ultimi decenni ha vissuto di automazioni, robotizzazione e
ristrutturazioni, cambierà ulteriormente. E dovrà farlo con una velocità
impensabile solo l’altro ieri. Come sempre, chi ne trarrà vantaggio sarà chi ha
i soldi per far fronte alla riconversione, ma soprattutto il coraggio e la
visione per andare avanti.
Energia. Per far fronte a tutto questo occorre moltiplicare il
numero di centrali elettriche nel mondo, ma occorre anche riconvertire
tecnologie arcaiche (ad esempio le centrali a carbone) che non sono più
sostenibili. Quindi si svilupperanno sempre di più il solare termico, il
fotovoltaico, l’eolico e roba simile che, però, hanno il difetto di essere
tecnologie a bassissima efficienza, cosa che spingerà molti paesi a ricorrere
al nucleare (altissima efficienza, impatto ambientale minimo, ma in caso di
incidente si sa a cosa si va incontro)…
Mettiamoci anche
l’evoluzione tecnologica che ci sta portando a forme di automazione
straordinarie grazie all’intelligenza artificiale e alla rete di
telecomunicazioni in costante evoluzione che aprono orizzonti incredibili in
mille campi come la telemedicina (già oggi si stanno facendo passi da gigante),
il trasporto (da anni esistono le automobili che si parcheggiano da sole, il
pilota automatico per gli aerei e linee di metropolitana senza conducente, con
la 5G andare oltre non è tanto difficile), la logistica eccetera.
Vi rendete conto di quanto
sia vasta la rivoluzione a cui stiamo assistendo?
Ora, però, parliamo dei
risvolti negativi, come ad esempio la perdita di milioni di posti di lavoro. È
vero che nasceranno nuovi lavori, ma saranno sempre meno di quelli che si
perderanno, si concentreranno quasi tutti nei paesi ad alta scolarità e
richiederanno livelli di specializzazione elevatissimi per i quali sarà
difficile pensare a riconvertire i lavoratori maturi. La tecnologia avanza
sempre più rapidamente, e noi non siamo in grado di stare al passo di questa
sua evoluzione, quindi il ricambio, oltre ad essere squilibrato, sarà sempre
più rapido. Per contro, cresceranno i lavori tossici e pericolosi come
l’estrazione dei metalli necessari (per produrre batterie) e delle terre rare (per
produrre magneti e circuiti), o come lo smaltimento dei rifiuti tossici che,
non dimentichiamolo, aumentano ed aumenteranno a dismisura (basti pensare allo
smaltimento delle batterie esaurite e degli apparati dismessi, o ai rifiuti
altamente tossici che si ricavano dalla raffinazione del cobalto, del nichel,
del tantalio eccetera).
Un altro aspetto di questa
evoluzione riguarda lo sviluppo di tecnologie belliche: droni grandi come farfalle
e robot a forma di cane, già esistono, possono essere utilizzati per fare del
male. Essendo elettrici non fanno fumo, non scaldano e, per la loro motricità,
si avvalgono di tecnologie assai semplici e facili da riprodurre, diventando un
usa e getta poco costoso (il SW non si butta ed è nel server). Bombardieri e
carrarmati telecomandati azionati da un esperto di play station che magari se
ne sta in “smartworking” non avendo il benché minimo contatto con la realtà. E,
a tal proposito, avete mai fatto caso a quanto siano cattivi, oggi, i
videogiochi? Guerre, duelli, combattimenti, stragi eccetera, tutto per
neutralizzare il nemico (che nella vita reale risulterebbe morto), saltando di
gioia quando si riesce nell’intento. Collegando quest’ultima considerazione
alla capacità di governare apparati bellici con uno joystick, viene da pensare
che abbiamo un popolo addestrato per fare la guerra: non occorre Rambo per
combattere, basta un alienato esperto di videogiochi (il mondo ne è pieno).
Insomma, un quadro agghiacciante. Ma non basta: il progresso della medicina
potrebbe portarci a produrre chimere? Già alcuni animali, come il maiale,
vengono utilizzati per fornire organi come fegato e pancreas per trapianti su
esseri umani, e fin qui nulla di spaventoso, ma in altri casi vengono
utilizzati per coltivare cellule umane, quindi diventano degli ibridi. Certo,
l’etica ci salva, ma in certi campi l’etica latita, come nell’industria bellica
o nello spionaggio, e non è escluso che esistano laboratori di ricerca deviati,
degni di diventare un fumetto della Marvel, anche per l’uso civile (un giorno
costerà di meno comprare un rene umano che è stato coltivato in un orango che
quello asportato da un bambino in qualche remoto paese di cui non sappiamo
nulla… e i ricchi e benestanti, non conoscendo l’origine del rene, saranno solo
contenti di averlo pagato una somma ragionevole). Comunque, anche in quel campo
si può pensare ai fanatici di videogiochi che vivono la propria passione senza
sapere dove li porta o cosa fa, risultando potenziali esecutori di ciò che
potrebbe risultare in uno scenario che va ben oltre Orwell, proprio perché la
tecnologia arriva un punto tale in cui l’uomo non ha bisogno di fare le cose di
persona.
Ma queste sono (per ora)
illazioni, rimaniamo nella realtà, e la realtà è che stiamo vivendo un momento
storico incredibile dove tutto, ma proprio tutto sta cambiando. Non rendersene
conto sarebbe il più grave degli errori perché è proprio da questi cambiamenti
che possono nascere dinamiche umanistiche e forme di pensiero che possono
contrastare il freddo progresso con una traccia, seppur debole, di umanesimo,
cosa di cui, oggi più che mai, abbiamo molto bisogno.
Claudio Fiorentini
Di estremo interesse, come al solito, il dibattito alimentato da Claudio Fiorentini. A mio parere, il processo di disumanizzazione in atto, non da oggi, nella contemporaneità non è dovuto al progresso tecnologico, ma all'incapacità dell'uomo di essere all'altezza morale del progresso raggiunto. Oggi, che la situazione è divenuta insostenibile, ci si rende conto degli errori commessi e si vorrebbe cambiare, ma la controtendenza invocata (transizione ecologica e quant'altro) rischia di innescare processi sociali non meno distruttivi di quelli che si vorrebbe combattere. Il problema di fondo, purtroppo, resta lì: quella latitanza dell'etica di cui Claudio fa cenno, che sta all'uomo porre in essere se fosse realmente se stesso e credesse ad oltranza in se stesso, nei valori della propria umanità, a prescindere dalle condizioni materiali del vivere e dal progresso raggiunto dalla civiltà.
RispondiEliminaFranco Campegiani
RICEVO E PUBBLICO
RispondiEliminaDI FRANCO CAMPEGIANI
Di estremo interesse, come al solito, il dibattito alimentato da Claudio Fiorentini. A mio parere, il processo di disumanizzazione in atto nella contemporaneità non è dovuto al progresso tecnologico, ma all'incapacità dell'uomo di essere all'altezza morale del progresso raggiunto. Oggi, che la situazione è divenuta insostenibile, ci si rende conto degli errori commessi e si vorrebbe cambiare, ma la controtendenza invocata (transizione ecologica e quant'altro) rischia di innescare processi sociali non meno distruttivi di quelli che si vorrebbe combattere. Il problema di fondo, purtroppo, resta lì: quella latitanza dell'etica, cui Claudio fa cenno, che l'uomo potrebbe evitare se riuscisse a credere ad oltranza in se stesso, nei valori della propria umanità, a prescindere dalle condizioni materiali del vivere e dal progresso raggiunto in questa, come in qualsiasi altra, civiltà.