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venerdì 17 dicembre 2021

CLAUDIO FIORENTINI: "I CAMBIAMENTI CHE STIAMO VIVENDO"

 Forse non ci rendiamo conto dei cambi epocali che stiamo vivendo, per questo è bene parlarne.


Claudio Fiorentini,
collaboratore di Lèucade


Transizione ecologica (finalmente se ne parla). Da diversi anni si parla del problema dell’inquinamento, ma forse solo ora si concretizza qualche progetto che va nella giusta direzione. Tuttavia non sappiamo quello che implicherà e quali danni o disequilibri porterà il percorso che iniziamo. Partiamo dalla riconversione di tutto ciò che è a combustione in qualcosa dielettrico. Qui non abbiamo solo le cucine, le caldaie, il riscaldamento o la fiamma ossidrica… ma occorre riconvertire e potenziare l’intera logistica, l’intero sistema industriale e tutta la filiera di produzione elettrica mondiali.

Per la logistica già stiamo vedendo alcuni cambiamenti, come, ad esempio, nei trasporti su acqua già sono in servizio alcune imbarcazioni a propulsione elettrica (tra l’altro telecomandate) e Airbus sta sperimentando aerei alimentati ad idrogeno. Credetemi, non è uno scherzo mettere in atto dei piani di riconversione quando l’esistente consiste in diverse centinaia di migliaia di mostri inquinanti, ingombranti, pesanti e, in alcuni casi, arcaici. Il costo di questa riconversione sarà, tra l’altro, enorme e, come sempre, ne beneficerà chi ha i soldi per sostenere e produrre le nuove tecnologie.

Il sistema industriale dovrà riconvertire non solo alcuni processi e alcune attività, ma dovrà anche cambiare radicalmente le linee di prodotto. Pensiamo, ad esempio, alle fabbriche di motori a combustione interna: monoblocco, carter e testata verranno sostituiti da statore e rotore, molto meno ingombranti e con architettura più semplice, mentre il peso della produzione si sposta sempre di più verso le batterie. Forse occorreranno meno acciaierie e più impianti di raffinazione di terre rare o di certi tipi di metalli come il Cobalto o il Nichel. La fabbrica, che già negli ultimi decenni ha vissuto di automazioni, robotizzazione e ristrutturazioni, cambierà ulteriormente. E dovrà farlo con una velocità impensabile solo l’altro ieri. Come sempre, chi ne trarrà vantaggio sarà chi ha i soldi per far fronte alla riconversione, ma soprattutto il coraggio e la visione per andare avanti.

Energia. Per far fronte a tutto questo occorre moltiplicare il numero di centrali elettriche nel mondo, ma occorre anche riconvertire tecnologie arcaiche (ad esempio le centrali a carbone) che non sono più sostenibili. Quindi si svilupperanno sempre di più il solare termico, il fotovoltaico, l’eolico e roba simile che, però, hanno il difetto di essere tecnologie a bassissima efficienza, cosa che spingerà molti paesi a ricorrere al nucleare (altissima efficienza, impatto ambientale minimo, ma in caso di incidente si sa a cosa si va incontro)…

Mettiamoci anche l’evoluzione tecnologica che ci sta portando a forme di automazione straordinarie grazie all’intelligenza artificiale e alla rete di telecomunicazioni in costante evoluzione che aprono orizzonti incredibili in mille campi come la telemedicina (già oggi si stanno facendo passi da gigante), il trasporto (da anni esistono le automobili che si parcheggiano da sole, il pilota automatico per gli aerei e linee di metropolitana senza conducente, con la 5G andare oltre non è tanto difficile), la logistica eccetera.

Vi rendete conto di quanto sia vasta la rivoluzione a cui stiamo assistendo?

Ora, però, parliamo dei risvolti negativi, come ad esempio la perdita di milioni di posti di lavoro. È vero che nasceranno nuovi lavori, ma saranno sempre meno di quelli che si perderanno, si concentreranno quasi tutti nei paesi ad alta scolarità e richiederanno livelli di specializzazione elevatissimi per i quali sarà difficile pensare a riconvertire i lavoratori maturi. La tecnologia avanza sempre più rapidamente, e noi non siamo in grado di stare al passo di questa sua evoluzione, quindi il ricambio, oltre ad essere squilibrato, sarà sempre più rapido. Per contro, cresceranno i lavori tossici e pericolosi come l’estrazione dei metalli necessari (per produrre batterie) e delle terre rare (per produrre magneti e circuiti), o come lo smaltimento dei rifiuti tossici che, non dimentichiamolo, aumentano ed aumenteranno a dismisura (basti pensare allo smaltimento delle batterie esaurite e degli apparati dismessi, o ai rifiuti altamente tossici che si ricavano dalla raffinazione del cobalto, del nichel, del tantalio eccetera).

Un altro aspetto di questa evoluzione riguarda lo sviluppo di tecnologie belliche: droni grandi come farfalle e robot a forma di cane, già esistono, possono essere utilizzati per fare del male. Essendo elettrici non fanno fumo, non scaldano e, per la loro motricità, si avvalgono di tecnologie assai semplici e facili da riprodurre, diventando un usa e getta poco costoso (il SW non si butta ed è nel server). Bombardieri e carrarmati telecomandati azionati da un esperto di play station che magari se ne sta in “smartworking” non avendo il benché minimo contatto con la realtà. E, a tal proposito, avete mai fatto caso a quanto siano cattivi, oggi, i videogiochi? Guerre, duelli, combattimenti, stragi eccetera, tutto per neutralizzare il nemico (che nella vita reale risulterebbe morto), saltando di gioia quando si riesce nell’intento. Collegando quest’ultima considerazione alla capacità di governare apparati bellici con uno joystick, viene da pensare che abbiamo un popolo addestrato per fare la guerra: non occorre Rambo per combattere, basta un alienato esperto di videogiochi (il mondo ne è pieno). Insomma, un quadro agghiacciante. Ma non basta: il progresso della medicina potrebbe portarci a produrre chimere? Già alcuni animali, come il maiale, vengono utilizzati per fornire organi come fegato e pancreas per trapianti su esseri umani, e fin qui nulla di spaventoso, ma in altri casi vengono utilizzati per coltivare cellule umane, quindi diventano degli ibridi. Certo, l’etica ci salva, ma in certi campi l’etica latita, come nell’industria bellica o nello spionaggio, e non è escluso che esistano laboratori di ricerca deviati, degni di diventare un fumetto della Marvel, anche per l’uso civile (un giorno costerà di meno comprare un rene umano che è stato coltivato in un orango che quello asportato da un bambino in qualche remoto paese di cui non sappiamo nulla… e i ricchi e benestanti, non conoscendo l’origine del rene, saranno solo contenti di averlo pagato una somma ragionevole). Comunque, anche in quel campo si può pensare ai fanatici di videogiochi che vivono la propria passione senza sapere dove li porta o cosa fa, risultando potenziali esecutori di ciò che potrebbe risultare in uno scenario che va ben oltre Orwell, proprio perché la tecnologia arriva un punto tale in cui l’uomo non ha bisogno di fare le cose di persona.

Ma queste sono (per ora) illazioni, rimaniamo nella realtà, e la realtà è che stiamo vivendo un momento storico incredibile dove tutto, ma proprio tutto sta cambiando. Non rendersene conto sarebbe il più grave degli errori perché è proprio da questi cambiamenti che possono nascere dinamiche umanistiche e forme di pensiero che possono contrastare il freddo progresso con una traccia, seppur debole, di umanesimo, cosa di cui, oggi più che mai, abbiamo molto bisogno.

 Claudio Fiorentini

 


2 commenti:

  1. Di estremo interesse, come al solito, il dibattito alimentato da Claudio Fiorentini. A mio parere, il processo di disumanizzazione in atto, non da oggi, nella contemporaneità non è dovuto al progresso tecnologico, ma all'incapacità dell'uomo di essere all'altezza morale del progresso raggiunto. Oggi, che la situazione è divenuta insostenibile, ci si rende conto degli errori commessi e si vorrebbe cambiare, ma la controtendenza invocata (transizione ecologica e quant'altro) rischia di innescare processi sociali non meno distruttivi di quelli che si vorrebbe combattere. Il problema di fondo, purtroppo, resta lì: quella latitanza dell'etica di cui Claudio fa cenno, che sta all'uomo porre in essere se fosse realmente se stesso e credesse ad oltranza in se stesso, nei valori della propria umanità, a prescindere dalle condizioni materiali del vivere e dal progresso raggiunto dalla civiltà.
    Franco Campegiani

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  2. RICEVO E PUBBLICO
    DI FRANCO CAMPEGIANI
    Di estremo interesse, come al solito, il dibattito alimentato da Claudio Fiorentini. A mio parere, il processo di disumanizzazione in atto nella contemporaneità non è dovuto al progresso tecnologico, ma all'incapacità dell'uomo di essere all'altezza morale del progresso raggiunto. Oggi, che la situazione è divenuta insostenibile, ci si rende conto degli errori commessi e si vorrebbe cambiare, ma la controtendenza invocata (transizione ecologica e quant'altro) rischia di innescare processi sociali non meno distruttivi di quelli che si vorrebbe combattere. Il problema di fondo, purtroppo, resta lì: quella latitanza dell'etica, cui Claudio fa cenno, che l'uomo potrebbe evitare se riuscisse a credere ad oltranza in se stesso, nei valori della propria umanità, a prescindere dalle condizioni materiali del vivere e dal progresso raggiunto in questa, come in qualsiasi altra, civiltà.

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