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giovedì 16 dicembre 2021

PATRIZIA STEFANELI SU "RIBALTAMENTI" DI FRANCO CAMPEGIANI

 

RIBALTAMENTI DI FRANCO CAMPEGIANI

Considerazioni di Patrizia Stefanelli

 

"La trama nascosta è più forte di quella manifesta". Questa la citazione di Eraclito che Franco Campegiani riporta in incipit. Sì, m’interessa leggere il libro. C’è una trama nascosta in tutto, anche nel caso che guida i pensieri e i desideri. Stamane meditavo sulla sostanza dei colori e sulla visione di questi. La visione è data dalla luce che un oggetto riflette e dalle capacità fisiche di chi guarda o meglio vede ciò che si esterna. Non esiste il colore unico ma ciò che percepiamo dello spettro. La sostanza dunque, è ben più ricca di quella manifesta. Così, ognuno appare per quel che esterna mentre la sua intera sostanza resta nascosta. Il rischio è che nello specchiarsi nell’altro non si riconosca la vera nostra essenza. Da questo paradigmatico pensiero mi verrebbe da dire che sì, come cita Campegiani, ha ragione il Novecento nell’affermare la sostanziale fusione dell’io con le cose. Una sorta di simbiosi, però, in cui non c’è la predominanza dell’uno o dell’altro elemento, o forse sì? Solo con la rinuncia a dominare il mondo l’uomo riesce a comprendere se stesso. Questo grande impastatore, che è il mondo nella sua prerogativa globalizzante, rischia di far perdere il valore delle cose e delle persone nella loro individualità. Dice Campegiani: l’universale è dentro noi stessi e non può essere avvilito ai livelli orizzontali del pubblico consenso. È un concetto importante, apparentemente semplice ma piuttosto complicato. Eppure l’idea di orizzontalità, opposta a quella di verticalità, mi era sembrata un buon traguardo tanto umano poiché consente lo scambio dell’esperienza, e ciò che si dà fuori è positivo. In realtà la linearità di per sé non è il massimo dacché per entrare in noi stessi, occorre un processo circolare attraverso ciò che Zimmerman definisce self-empowerment. La consapevolezza delle nostre capacità, unita al desiderio e alla visualizzazione di una meta ci porta al riconoscimento dell’alterità necessaria al progresso sociale, economico e comunicativo. Purtroppo, a quanto pare, sovente il processo è inverso ed è la meta prefissata da altri a suscitare il desiderio che è la pura illusione del vago. Varrebbe la pena che il mondo né ci acquietasse con la pietà né ci turbasse col disprezzo; e sicuramente leggere questo bellissimo libro di Franco Campegiani.

Patrizia Stefanelli

 

2 commenti:

  1. Che magnifica sorpresa, Patrizia! Mi complimento per la riflessione sviluppata sul mio saggio. Hai colto nel segno sottolineando che i ribaltamenti consistono nel capovolgimento dello sguardo dall'esteriorità all'interiorità. Nel riportare il pensiero di Eraclito, tuttavia, con il suo richiamo alla verticalità (o alla profondità, che è la stessa cosa), io non intendo certo mortificare l'orizzontalità, che ha un importantissimo ruolo da svolgere nella vita dell'uomo, bensì invitare a coltivare quella visione duale della vita, il cui primo passo implica indubbiamente di valorizzare l'interiorità, la "trama nascosta" di cui parla Eraclito. E' lì che risiedono i valori universali, e non nel pubblico consenso. Perché diciamo che un capolavoro letterario è universale? perché coglie le corde più intime dell'individuo singolo, o perché riceve approvazioni plateali e applausi, come fosse uno spot pubblicitario o un comizio politico? Ti sono veramente grato per questo chiarimento prezioso, così come sono grato al nostro Condottiero, che vieppiù sta facendo di questo blog letterario un grande veicolo, non soltanto di informazione letteraria, ma di dibattito e di approfondimento culturale.
    Franco Campegiani

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  2. Ringrazio anch'io Nazario Pardini per il suo generoso lavoro di divulgazione. Stamane, in un post sul saggio di Floriano Romboli, a cura di Enzo Concardi (che ho appena letto) neanche a farlo apposta torna il dualismo tra verticalità e orizzontalità. Ho postato un commento, caro Franco, in cui, naturalmente, mi ritorni nel pensiero.

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