Peggior dolore non c’è
Di
quello di una madre
Che
non ti riconosce.
“Mamma
chi sono?”
E da
uno scheletro adagiato
Su un
lenzuolo bianco di latte
Il
silenzio più assoluto.
Mamma
sono io, Nazario
Ti
ricordi di quando assieme andammo
A Pisa
sul campo dei Miracoli, o di quando
Ti
facevo i dispetti per farti innervosire.
Sono
io, Nazario. Ma un silenzio rumoroso
Ti
penetra come una freccia nel cuore
A
farti sanguinare. Mia madre è lì, che come una larva
Respira
appena. Chissà se pensa qualcosa
O se
ricorda. Il fatto sta che non mi riconosce
Ed io
piango di un dolore che ti prende alla gola
E non
ti fa respirare. “ Mamma”. Guardami negli occhi.
Sono
tuo figlio. Forse sei stanca. Hai bisogno di riposare.
Ma
fammi un cenno, con la mano, con la testa.
Andrò
via più sereno, mamma, mamma,
non
finirò mai di chiamarti.
Nazario adorato, in prossimità del Natale gli affetti travolgono... è storia antica, ancestrale e... con tutte le sue sfumature, bellissima! Il focus del nostro essere al mondo. In questa lirica dai palpiti ancora nuovi. Il ritorno al passato e il presente, che come valanga, prende il sopravvento. Un presente costellato di domande, di dubbi, di paure. E dell'assillo che ci perseguita tutti, di riascoltare la voce amata - ci è dato riascoltare i discorsi, ma la voce, il suono di essa, è la prima cosa che perdiamo-, di rivedere l'immagine amata anche solo per un istante, di sentirla accanto. Amico d'anima, mio Vate, ti garantisco che i tuoi Amori, non ti hanno mai lasciato. Sono rimasti nella tua esistenza in altra dimensione e sono stati gli angeli che hanno vegliato su ogni tuo giorno. Erano tutti 'nella stanza accanto', come scrivo spesso, facendo appello al mio Sant'Agostino. Chiamare... mi vengono le lacrime agli occhi pensando al grembo: da esso si nasce e a esso si torna. Moriamo tutti con la stessa parola sulle labbra...e nelle mie 'villeggiature' negli ospedali ne ho vista di gente morire. Di fronte a liriche come questa l'aspetto emotivo prende il sopravvento. Sulla tua cifra stilistica è stato detto tanto, si potrebbe continuare a farlo, ma io preferisco abbracciarti forte forte e regalarti il mio cuore!
RispondiEliminaFortunato l'uomo che ha avuto l'amore sano di sua madre, e fortunata la madre che ha oltre la sua vita l'amore del figlio. Non tutto è scontato. E noi chi siamo, mi chiedo, quando la mente si sottrae al ricordo, al riconoscimento del proprio sangue. Quanto dolore esprimi in questa tua poesia con l'impotenza che non è una resa. Mai. Mamma... per sempre. Grande emozione a fior di pelle, questa tua poesia.
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