Nota
in margine a Fantasia della ragione di Edda
Conte
Racconti
e monologhi, speculari nel numero: 13+13, e verrebbe da pensare a ragioni cabalistiche o
religiose, a numeri fortunati o
semplicemente a preferenze numeriche.
Sta di fatto che la scrittura di Edda Pellegrini Conte, quella dei racconti
-intendo-, si situa nel filone
fantastico che richiama immediatamente al pensiero il grande Calvino; quella dei monologhi evoca
invece, sia pur alla lontana, fantasmi leopardiani (Operette morali).
Al
di là di ogni possibile richiamo, chi si imbatte nei racconti-favola (così lei
li definisce) di Edda Pellegrini Conte è subito colpito da un’atmosfera
aspaziale e atemporale, ovattata quanto basta per togliere al lettore ogni
certezza di riferimenti immediati e per collocare il testo in un’aura di
piacevole vaghezza e indeterminatezza. Ci vuole mano -è chiaro- nel creare
certe situazioni fuori del tempo, assolutamente fantastiche, tuttavia legate
al mondo reale da rari e quasi
impercettibili fili; ed occorre certamente un’immaginazione fervida e sbrigliata, di grande potenza
creativa ; ma soprattutto un cuore puro come quello di un bambino, una fantasia
tersa e innocente, pronti - l’uno e l’altra -
a stupirsi della ricchezza varietà e bellezza della vita. Come abbia
fatto Edda a conservare intatte queste doti infantili, che dicono peraltro la
saggezza della persona adulta, è per me
un mistero.
Tuttavia
un lettore attento non può non soffermarsi sul titolo del libro. “Fantasia della ragione” è formula che
stringe in unità semantica due termini
diversi e quasi opposti. Eppure, sfumandone contorni, asperità e differenze, le
due parole possono convivere, delineando una condizione ibrida, ma certamente
possibile, di una fantasia che non si sbriglia in modo così folle da non tenere
in conto, sia pure con moderazione, l’aspetto razionale; e, d’altro canto, di
una ragione, che in qualche modo addolcisce i parametri della pura e fredda logica per aprirsi a
esigenze fantastiche. Dunque fantasia
temperata dalla ragione o, viceversa,
ragione aperta alla fantasia? È
lecito propendere più per la prima ipotesi, vista anche la disposizione dei
termini nel titolo.
La
seconda parte del libro riecheggia alla lontana le Operette morali del grande
Recanatese, comunicandone qualche sentore. Ma è quasi superflua la notazione
che lì il piglio è rigorosamente filosofico,
mentre qui è fiabesco, con venature ironiche e con tante aperture alla
speranza; lì, un mondo chiuso, desolato; qui, fede nella natura e nella vita.
Ma, più che cercare affinità o divergenze, vale la pena di focalizzare
l’attenzione su alcune singolarità di questa scrittura; per esempio, in
“Monologo del tempo”, la voce narrante
-quella appunto del Tempo- assume
connotazioni umanissime, seppure data a una fuga incessante, interminabile.
Anche necessaria? In ogni modo, a volte a dare l’avvio alle riflessioni è il
verso di un poeta (Montale, Leopardi, anche Foscolo); a volte da un
momento di sogno si trapassa a una situazione
reale del tutto impoetica (Pioggia);
a volte pensiero e la realtà si intersecano,
oppure si giustappongono. Resta lo sguardo prensile che coglie il
dettaglio fisico e la mente attenta a collegare o a scollegare
elementi narrativi, a creare paesaggi dell’anima .
Questo
libro, semplice e lineare alla lettura,
sollecita all’esegesi, propone
significati e ipotesi. Spinge il
lettore oltre l’interpretazione letterale; costringe a pensare.
Pasquale Balestriere
Splendida la tua esegesi dell'Opera della nostra Edda. Sono molto felice di continuare a viverla sul mare dell' Isola. Pasquale caro, tu attui una lettura critica di "Fantasia della ragione" e lei ti sorride con la solarità che l'ha sempre contraddistinta. Sei nel testo. Lo affreschi con magia. Il titolo che induce a pensare a un ossimoro e le due parti del libro così diverse e al tempo stesso vicine. Mi piace in modo particolare il riferimento alle Operette Morali di Leopardi, nonostante 'il piglio fiabesco', d'altronde è abitudine di Edda ricorrere al realismo magico. Ti ringrazio per questa pagina e ti stringo insieme al nostro Condottiero e alla carissima Edda, che non riesco a salutare...
RispondiEliminaRingrazio il Prof Balestriere per questa Sua nota su Fantasia della Ragione di mia madre. Avevo già avuto il piacere di sentirmela leggere dalla voce di mamma che ne era stata felice. Il Prof Balestriere ha colto, oltre il dettato poetico della narrazione e delle evocazioni leopardiane, lo spirito ingenuo e delicato che mia madre ha saputo custodire e conservare nonostante le "intemperie" della vita. Grazie anche a Maria Rizzi, anima delicata che continua a far volare lo spirito di Edda. Un ringraziamento infine al Prof Pardini per la Sua silente presenza e affettuosa in queste pagine virtuali
RispondiEliminaIsabella Conte
È solo per Edda che sto qui, ma per l'ultima volta, su questo blog, al quale molto ho dato e dal quale tanto ho avuto. Ma c'è un tempo per ogni cosa. Grazie, Maria Rizzi, per il commento. Un saluto a chi lo gradisce.
RispondiEliminaPasquale Balestriere