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venerdì 4 marzo 2022

LOREDANA D'ALFONSO: "SAMPIETRINI" DI LUCA GIORDANO

Loredana D'Alfonso,
collaboratrice di Lèucade


Loredana D’Alfonso su _”Sampietrini” di Luca Giordano

 

Luca Giordano, scrittore e poeta romano, è tornato con la sua nuova silloge poetica “Sampietrini”, edita dalla “Marcianum Press” Editori, presentata a Roma lo scorso 28 febbraio, presso la Società Dante Alighieri. Ha introdotto l’evento il Presidente Andrea Riccardi, storico del mondo contemporaneo e del cristianesimo, docente e fondatore della Comunità di Sant’Egidio.

La raccolta si divide in quattro sezioni: Stagioni, Vivere, Nomi e la quarta dedicata al Mare.

Come giustamente sottolinea Michele Brancale nella sua pregevole postfazione, “In Luca Giordano c’è una corrispondenza tra città e interiorità. La dimensione urbana, in questo caso di una metropoli come Roma, è interiorizzata e poi rilanciata da un punto di fuga che dà prospettiva alle dimensioni più amate dall’Autore”.

Così, nella silloge di Giordano, ci si incammina su quei “sampietrini” che diventano tessere di un meraviglioso mosaico che è la città di Roma che “possiede il mondo in una piazza/abbraccio di marmo delle colonne”(Stagioni). E ancora “dal Gianicolo senti i carcerati/ I malati al Santo Spirito in Sassia/ sono vicini al cuore della città/ Roma rinasce dalle sue ferite”.

Ecco, si tocca l’anima dell’Autore, sensibile uditore dei mali del corpo e dello spirito, testimone di un Roma che accoglie tutti, anche i sofferenti, anche gli ultimi, anche una coppia di anziani che “in due seduti su d’una panchina/ si sono scordati lì di essere vecchi”. (Largo Ravizza).

In “Via Casilina” l’occhio dell’Autore fotografa il particolare di una donna orientale che attraversa la via, “con una mano/ protegge i suoi bambini/Adolescente/ grandi occhi scuri persi nel traffico”.

Sono ancora gli umili i protagonisti della vita della nostra città, come in “San Basilio II” dove “tutti qui hanno un carico pendente/ in una vita senza salvagente” e in “Stazione Termini”, che offre il solito spettacolo di degrado che infastidisce “la donna che osserva i cenciosi”.

Ma l’Autore ne intravede anche l’aspetto salvifico, un’isola per naufraghi e a Luca “piace questa spiaggia/ In alcuni suoi anfratti/ riesce a salvare naufraghi/ altrimenti trascinati da risacca d’abbandono”.

E nella lirica “La scala tra Via degli Orti di Cesare e Piazza Flavio Biondo” accarezza con lo sguardo, a lungo, “una donna ubriaca che dorme distesa/ sul marciapiede”.

La grandezza e la fragilità della città parla anche attraverso un corpo, quello che ci accomuna tutti.

L’Autore ce lo racconta in “Passa dal corpo il cielo”, che è anche il titolo di una sua silloge edita del 2012.

“Passa dal corpo il cielo /trova spazio e colora/la rete dei tessuti/Non è solo terreno/la trama, questo intreccio/che pure mi attraversa”.

Questo corpo che è corruttibile, mortale, e che un giorno, ci sarà restituito trasfigurato da un “lui” che Luca chiama volutamente con la lettera minuscola. E’ questa confidenza il  frutto di un lungo dialogo e di un’amicizia lunga come la vita stessa di Giordano.

Il credo cattolico dell’Autore è luce intensa nella splendida lirica “Stessi sempre con voi” che riporto integralmente: “Stessi sempre con voi/amici, quando lui/ci ridarà il corpo/che anche il suo amore/passa dalla bocca/dagli occhi, le mani/Percorre l’udito/passa dalla pelle”.

Nelle liriche potenti di questa silloge traspare anche l’impegno quotidiano che Luca ha con i disabili della Comunità di Sant’Egidio. Nel corso della presentazione romana della sua raccolta l’Autore ha avuto modo più volte di richiamarne l’importanza e la profonda amicizia che lo lega a loro.

In “Valentino”: “Nell’Istituto, tana involontaria/sopravvisse il tuo cuore disarmato/la piccola barca che era il tuo corpo/traghettò con dolcezza verso altrove/Sei un soffio divino con chiara allegria/ Ridi ancora di me e ripeti, se pui/”E’ brrravo Luca”. Torneremo insieme”.

E ancora la bellissima lirica, un vero diamante incastonato, dedicato all’eroismo, “Floribert” dedicato a Floribert Bwana Chui – giovane doganiere congolese di Goma - assasinato per non aver ceduto alla corruzione. Fu trucidato a 26 anni perché bloccò il passaggio di generi alimentari deteriorati, nocivi per la salute della sua popolazione.

“Passerà, caro amico, il tempo triste/in cui tutto si compra col denaro/Passeranno dolore e disamore/Ma non lasciasti che il riso avariato/fosse veleno del popolo amato/Più della tranquillità, più del corpo/ E verrà un’alba nuova all’equatore/il cielo tornerà leggero e chiaro/la soglia che non si può calpestare”.

La sezione “Mare” chiude la raccolta. Il mare, la grande passione di Luca Giordano, celebrato anche ne “Il tuffo”, bellissima silloge di racconti del 2014.

E’ il “mare dolce di sale”, dove “All’alba sulla spiaggia trovi tracce dei gabbiani o di un insetto”, ma è anche la grande metafora della vita.

“Tempesta contro il solido strapiombo/soffiando forte il vento mi confonde/Qui tutto si fa canto, non rimbombo/Sulla scogliera gli spruzzi delle onde”. (Sulla scogliera batte la risacca).

 

Loredana D’Alfonso

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

2 commenti:

  1. Mia cara Lory ti sei superata in questa esegesi dell'Opera di Luca Giordano, amico comune, alla cui presentazione ho avuto anch'io l'onore di presenziare. La plaquette di grande eleganza grafica, presenta liriche metropolitane che testimoniano un Autore "sensibile uditore dei mali del corpo e dello spirito, testimone di un Roma che accoglie tutti, anche i sofferenti, anche gli ultimi". Luca si cala nella nostra metropoli, anche e soprattutto nelle periferie, evitando la verticalità, cogliendo il basso e facendolo suo con affetto e condivisione. Affreschi in modo eccellente le quattro sezioni del testo, amica mia, e metti in luce quanto le liriche sul mare , che chiudono la raccolta, rappresentino il mondo del nostro Luca, la libertà di
    realizzare l'impossibile. Una Silloge che tocca l'anima, la scuote, la risveglia e mi piace sottolineare il tuo passaggio circa il modo del Nostro di vivere il corpo: "Questo corpo che è corruttibile, mortale, e che un giorno, ci sarà restituito trasfigurato da un “lui” che Luca chiama volutamente con la lettera minuscola.". Ringrazio te per questo gioiello, Luca per le emozioni didattiche che ha saputo trasmetterci e il Nume Tutelare che raccoglie istanze così diverse e affascinanti. Vi abbraccio tutti con immenso affetto.

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  2. Si, brava Lory, condivido in pieno la tua analisi. La dimensione prettamente urbana di questi testi ci restituisce lo sguardo dell' autore verso la sua città, volto sostanzialmente verso il prossimo, verso gli ultimi, partendo dal basso , si da mettere in evidenza soprattutto i mali, di cui la città appare disseminata. Ci sono anche momenti di vita quotidiana, che esulano dai drammi, ma recano con se, in modo 'prevertiano', la stessa profondità di analisi nei confronti del vissuto. Bello il tuo sottolineare il credo cattolico dell' autore, un credo, quello di Luca , che sprizza luce da ogni parte e dona il suo contributo al Cristo, quel lui che proprio perché scritto in minuscolo salta subito agli occhi, e ci aiuta a riflettere sulla sua figura.

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