Loredana D'Alfonso, collaboratrice di Lèucade |
Loredana
D’Alfonso su _”Sampietrini” di Luca Giordano
Luca Giordano, scrittore e poeta
romano, è tornato con la sua nuova silloge poetica “Sampietrini”, edita dalla
“Marcianum Press” Editori, presentata a Roma lo scorso 28 febbraio, presso la
Società Dante Alighieri. Ha introdotto l’evento il Presidente Andrea Riccardi,
storico del mondo contemporaneo e del cristianesimo, docente e fondatore della Comunità
di Sant’Egidio.
La raccolta si divide in quattro
sezioni: Stagioni, Vivere, Nomi e la quarta dedicata al Mare.
Come giustamente sottolinea Michele
Brancale nella sua pregevole postfazione, “In Luca Giordano c’è una
corrispondenza tra città e interiorità. La dimensione urbana, in questo caso di
una metropoli come Roma, è interiorizzata e poi rilanciata da un punto di fuga
che dà prospettiva alle dimensioni più amate dall’Autore”.
Così, nella silloge di Giordano, ci si
incammina su quei “sampietrini” che diventano tessere di un meraviglioso
mosaico che è la città di Roma che “possiede il mondo in una piazza/abbraccio
di marmo delle colonne”(Stagioni). E ancora “dal Gianicolo senti i
carcerati/ I malati al Santo Spirito in Sassia/ sono vicini al cuore della
città/ Roma rinasce dalle sue ferite”.
Ecco, si tocca l’anima dell’Autore,
sensibile uditore dei mali del corpo e dello spirito, testimone di un Roma che
accoglie tutti, anche i sofferenti, anche gli ultimi, anche una coppia di
anziani che “in due seduti su d’una panchina/ si sono scordati lì di essere
vecchi”. (Largo Ravizza).
In “Via Casilina” l’occhio dell’Autore
fotografa il particolare di una donna orientale che attraversa la via, “con
una mano/ protegge i suoi bambini/Adolescente/ grandi occhi scuri persi nel
traffico”.
Sono ancora gli umili i protagonisti della
vita della nostra città, come in “San Basilio II” dove “tutti qui hanno un
carico pendente/ in una vita senza salvagente” e in “Stazione Termini”, che
offre il solito spettacolo di degrado che infastidisce “la donna che osserva
i cenciosi”.
Ma l’Autore ne intravede anche l’aspetto
salvifico, un’isola per naufraghi e a Luca “piace questa spiaggia/ In alcuni
suoi anfratti/ riesce a salvare naufraghi/ altrimenti trascinati da risacca
d’abbandono”.
E nella lirica “La scala tra Via degli
Orti di Cesare e Piazza Flavio Biondo” accarezza con lo sguardo, a lungo, “una
donna ubriaca che dorme distesa/ sul marciapiede”.
La grandezza e la fragilità della città
parla anche attraverso un corpo, quello che ci accomuna tutti.
L’Autore ce lo racconta in “Passa dal
corpo il cielo”, che è anche il titolo di una sua silloge edita del 2012.
“Passa dal corpo il cielo /trova spazio
e colora/la rete dei tessuti/Non è solo terreno/la trama, questo intreccio/che
pure mi attraversa”.
Questo corpo che è corruttibile,
mortale, e che un giorno, ci sarà restituito trasfigurato da un “lui” che Luca
chiama volutamente con la lettera minuscola. E’ questa confidenza il frutto di un lungo dialogo e di un’amicizia lunga
come la vita stessa di Giordano.
Il credo cattolico dell’Autore è luce
intensa nella splendida lirica “Stessi sempre con voi” che riporto
integralmente: “Stessi sempre con voi/amici, quando lui/ci ridarà il corpo/che
anche il suo amore/passa dalla bocca/dagli occhi, le mani/Percorre
l’udito/passa dalla pelle”.
Nelle liriche potenti di questa silloge
traspare anche l’impegno quotidiano che Luca ha con i disabili della Comunità
di Sant’Egidio. Nel corso della presentazione romana della sua raccolta l’Autore
ha avuto modo più volte di richiamarne l’importanza e la profonda amicizia che
lo lega a loro.
In “Valentino”: “Nell’Istituto, tana
involontaria/sopravvisse il tuo cuore disarmato/la piccola barca che era il tuo
corpo/traghettò con dolcezza verso altrove/Sei un soffio divino con chiara
allegria/ Ridi ancora di me e ripeti, se pui/”E’ brrravo Luca”. Torneremo
insieme”.
E ancora la bellissima lirica, un vero diamante
incastonato, dedicato all’eroismo, “Floribert” dedicato a Floribert Bwana Chui
– giovane doganiere congolese di Goma - assasinato per non aver ceduto alla corruzione.
Fu trucidato a 26 anni perché bloccò il passaggio di generi alimentari
deteriorati, nocivi per la salute della sua popolazione.
“Passerà, caro amico, il tempo
triste/in cui tutto si compra col denaro/Passeranno dolore e disamore/Ma non
lasciasti che il riso avariato/fosse veleno del popolo amato/Più della
tranquillità, più del corpo/ E verrà un’alba nuova all’equatore/il cielo
tornerà leggero e chiaro/la soglia che non si può calpestare”.
La sezione “Mare” chiude la raccolta.
Il mare, la grande passione di Luca Giordano, celebrato anche ne “Il tuffo”,
bellissima silloge di racconti del 2014.
E’ il “mare dolce di sale”, dove
“All’alba sulla spiaggia trovi tracce dei gabbiani o di un insetto”, ma
è anche la grande metafora della vita.
“Tempesta contro il solido
strapiombo/soffiando forte il vento mi confonde/Qui tutto si fa canto, non
rimbombo/Sulla scogliera gli spruzzi delle onde”. (Sulla scogliera batte la
risacca).
Loredana D’Alfonso
Mia cara Lory ti sei superata in questa esegesi dell'Opera di Luca Giordano, amico comune, alla cui presentazione ho avuto anch'io l'onore di presenziare. La plaquette di grande eleganza grafica, presenta liriche metropolitane che testimoniano un Autore "sensibile uditore dei mali del corpo e dello spirito, testimone di un Roma che accoglie tutti, anche i sofferenti, anche gli ultimi". Luca si cala nella nostra metropoli, anche e soprattutto nelle periferie, evitando la verticalità, cogliendo il basso e facendolo suo con affetto e condivisione. Affreschi in modo eccellente le quattro sezioni del testo, amica mia, e metti in luce quanto le liriche sul mare , che chiudono la raccolta, rappresentino il mondo del nostro Luca, la libertà di
RispondiEliminarealizzare l'impossibile. Una Silloge che tocca l'anima, la scuote, la risveglia e mi piace sottolineare il tuo passaggio circa il modo del Nostro di vivere il corpo: "Questo corpo che è corruttibile, mortale, e che un giorno, ci sarà restituito trasfigurato da un “lui” che Luca chiama volutamente con la lettera minuscola.". Ringrazio te per questo gioiello, Luca per le emozioni didattiche che ha saputo trasmetterci e il Nume Tutelare che raccoglie istanze così diverse e affascinanti. Vi abbraccio tutti con immenso affetto.
Si, brava Lory, condivido in pieno la tua analisi. La dimensione prettamente urbana di questi testi ci restituisce lo sguardo dell' autore verso la sua città, volto sostanzialmente verso il prossimo, verso gli ultimi, partendo dal basso , si da mettere in evidenza soprattutto i mali, di cui la città appare disseminata. Ci sono anche momenti di vita quotidiana, che esulano dai drammi, ma recano con se, in modo 'prevertiano', la stessa profondità di analisi nei confronti del vissuto. Bello il tuo sottolineare il credo cattolico dell' autore, un credo, quello di Luca , che sprizza luce da ogni parte e dona il suo contributo al Cristo, quel lui che proprio perché scritto in minuscolo salta subito agli occhi, e ci aiuta a riflettere sulla sua figura.
RispondiElimina