Pietro Rainero,
collaboratore di Lèucade
Storia di una mela
Qui intorno è tutto molto bello!
Fiori dappertutto, fiori gialli, viola,
rossi, blu ed arancio. Fichi, vigneti a perdita d'occhio, banane a volontà,
palme con datteri, felci odorose.
E tanti, tanti animali per ogni dove.
Scimmie ed elefanti, tigri e iene, coccodrilli e formichieri, e ogni sorta di
bestie domestiche: maiali, cani, asini, oche e cavalli.
Flora lussureggiante, fauna
scalpitante. Sembra un vero e proprio paradiso terrestre!
Il Sole, caldo e dorato, riempie il
cielo; io me ne sto qui, sul mio ramo, a crogiolarmi al Sole.
Si avvicina un serpente, cosa vorrà
mai? Mi prende con la bocca... mi stacca dal ramo... dove mi porta ora?
Ci avviciniamo ad una donna e il
serpente dice: “È forse vero che Dio vi ha detto: Non dovete mangiare di nessun
albero del paradiso?”.
La donna risponde: “Del frutto degli
alberi che sono nel paradiso noi possiamo mangiare, ma riguardo al frutto
dell'albero sito nel mezzo del paradiso Dio ha detto: Non ne dovete mangiare e
non lo dovete toccare, per evitare di morire”.
Ma il serpente replica: “Voi non
morrete affatto. Poiché Dio sapeva che il giorno in cui ne mangerete, si
apriranno i vostri occhi e sarete come dèi, conoscitori del bene e del male”.
La donna è dubbiosa. Ma ora vince la
titubanza e mi addenta. Ahi... che male!!
La donna, che credo si chiami Eva e che
non conosco, mastica con gusto la parte che ha staccato dal mio corpo. Si
avvicina un signore, è arrabbiatissimo. E' il padrone dell'orto, del giardino.
Scaccia Eva e suo marito: meno male,
sono salva!
Da tempo mi sono trasferita in Grecia.
Sono maturata un poco, da verde sono diventata gialla, sembro d'oro.
Qui attorno vedo tre donne. Che belle
quelle tre! Che vesti fluenti, che bei disegni sulle gonne, lunghe fino al
suolo, e che portamento fiero, sembrano dee.
La prima dice: “Paride, sono io, Atena,
la più bella, e se darai a me il pomo della vittoria ti renderò sapiente e
imbattibile in guerra, consentendoti di superare ogni guerriero”.
Sentiamo la seconda: “Paride, principe
di Troia, come ricompensa in cambio della mela d'oro io, Era, ti darò ricchezza
e poteri immensi, talchè a un tuo gesto interi popoli si sottometteranno, e
avrai tanta gloria che il tuo nome riecheggerà fino alle stelle”.
La terza: “Io, Afrodite, ti concederò
l'amore della donna più bella tra le mortali”.
Vedo che Paride mi consegna a
quest'ultima. Ora sono in mano ad Afrodite; è radiosa in viso, felice.
Ci credo: ha vinto il titolo di miss
Universo! Per fortuna non mi morde, sembra accontentarsi di esibirmi come
trofeo.
Ma le altre due sono furibonde, forse
pensavano di vincere; invece sono giunte seconda e terza.
Speriamo non succeda qualche guaio
grosso: speriamo non scoppi una guerra!
E' passato un bel po' di tempo. Ora
risiedo in Svizzera, un bel posto pulito ed ordinato. Oggi, 19 novembre
1307, sono sulla piazza di Altdorf, la città dove abito.
Ma che mi succede? Chi è che mi prende
in mano? Dicono sia un certo Guglielmo. Ma perché mi posa sulla testa di quel
ragazzo? Ah... è suo figlio. Ma che fa ora il signor Guglielmo, perché impugna
una balestra? Perché mira da lontano alla testa di suo figlio? E' impazzito?
Signore, stia attento!! E' pericoloso! Ma cosa fa? Scocca la freccia?
Ah! Che dolore lancinante!!! Mi sento
trapassata. Esce succo, sono ferita! Ma cosa ho fatto di male io al signor
Guglielmo?
Ora sto meglio, mi sono rimessa, ho
solo in più un cerotto. D'altra parte il tempo lenisce le ferite.
Sto molto bene qui, nella campagna
inglese, nella mia casa sopra ad un albero dalle folte foglie, un melo
ovviamente, un albero di mele.
Non fa né troppo caldo né freddo, si
sta d'incanto. Dicono che in giro imperversi la peste, ma io non so cosa sia
questa malattia, non ho mai avuto niente, mai andata da un dottore. Sono tutta
rossa, ma per la mia età adulta, non ho la febbre!
Oh, si alza un po' di vento, qui in
Inghilterra il clima muta velocemente, è ballerino anzi che no.
Che forza, che violenza! Mi sto per
staccare dal ramo, aiuto... cado!
Che botta!! E che botta ha preso in
testa il signore che riposava sotto l'albero. Però non sembra arrabbiato di
essere stato risvegliato dai suoi sogni. Sembra felice, forse l'ho svegliato da
un incubo.
E' felice ed eccitato: sta scappando
via farfugliando di come la luna cada, ma non cada come le mele solo perché è
molto veloce, velocissima.
A me sembra pazzo, il signore, a me la
luna sembra ferma, altro che veloce! Sì, questo personaggio non ha tutte le
rotelle a posto!
Sono finita in un bosco.
Pieno di tanti animaletti, che belli!
Quel coniglietto laggiù in fondo è
simpaticissimo. E come salta!
Chi è adesso che mi stacca di nuovo dal
mio ramo? Uffa! E' una vecchia bruttissima, sdentata. Mi mette in un paniere
con altre mele. Ma prima cosa fa? Perché ha in mano quella siringa? No! No! Non
pungermi, vecchia strega! Io non voglio punture, ho paura, ho rifiutato anche
il vaccino per l'influenza.
Ahia! Che male. Ora sono la prima, in
alto, nel cesto di mele. Dove ci porta la vecchia? Ecco laggiù una casetta.
Sento la vecchia: “Mele, belle mele,
comprate queste belle mele. Oh, che bella fanciulla. Come ti chiami?”.
“Sono Biancaneve”.
“Sono molte ore che grido ma nessuno mi
compera queste belle mele, eppure sono bellissime. Assaggiane una, Biancaneve,
prendi questa qui, bella rossa”.
“Oh, grazie nonnina”.
No, non mangiarmi, Biancaneve! Non
farmi male, non mordermi, e poi... sono arrabbiata, avvelenata. Ti prego, non
mordermi! Ahi, che dolore! Ora mi mancano due pezzi: sono proprio malridotta.
Povera me, e povera Biancaneve, è subito caduta al suolo, esanime.
Meno male che sta arrivando di gran
carriera un bel principe.
Accipicchia, ma sono tutti fissati!
Anche questo signor qui, Alan Turing, vuole farmi una puntura, anche lui! Ma io
non voglio un altro buco, non voglio l'iniezione, non ho il morbillo, sono
tutta marrone ormai, sono vecchia. Marrone senza puntini rossi, non sono
malata. E cosa c'è scritto sulla fiala? Cianuro! Ma è velenoso. Ma poi, a chi
mi farà morsicare? Anche lui ce l'ha con Biancaneve?
Ma che fa? Mi morsica lui? Stia
attento, che diamine! No, No! Ahi!! …
Sono proprio a pezzi; anzi, mi mancano
tre pezzi, ormai.
E questi quattro ragazzotti qui, di
Liverpool, sono tanto strani, ma come sono vestiti? Come mai hanno i capelli
lunghi come le femmine? Mah... che strani, questi tempi moderni: chiamano come
me addirittura una metropoli, in America, la grande mela, la chiamano...ma si
può?! Sono tutti matti, anche le ragazzine che inneggiano a questi quattro!
Come li chiamano? Beatles, ma che roba è? Sapete comunque cosa vi dico? A me
stanno simpatici, e sapete perché? Perché, d'accordo con la loro casa
discografica, non mi hanno mangiato, si sono limitati a fotografarmi e mettere
poi la mia immagine al centro del loro disco di vinile. Meno male, sono già
stata morsa ben tre volte.
Ora non ho più molto da raccontare, è
quasi ora di cena e sono stanca, ridotta al torsolo, all'osso.
Vedo che chi sta scrivendo le mie
memorie ha già iniziato a mangiare, anzi, sta quasi per finire.
E' alla frutta.
Credo che... oh no! Mi sta per
addentare. No! Aiuto!!!
Seduttiva questa storia della mela che Pietro Rainero snoda dal 'paradiso terrestre', alla leggenda di Paride, a Guglielmo Tell, fino alla fiaba di Biancaneve. Il frutto racconta le sue vicissitudini in prima persona adottando lo stile paratattico che rende filmica la vicenda. Il nerbo narrativo dell'Autore è indubbio, soprattutto perché riesce a concatenare eventi tanto diversi e a dare al racconto una struttura unitaria. Altrettanto indubbia l'originalità dell'idea. Si dovrebbe cominciare a concepire testi così ricchi di fantasia e realtà, che attingono al pensiero magico e restituiscono senso al termine fabula. Ringrazio di cuore Pietro per questo cammeo e lo saluto con affetto nel segno di Nazario.
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