Ottorino Pendenza
SE DENTRO TI GUARDI
Recensione di Raffaele Piazza
Se dentro ti guardi, la raccolta di poesie di Ottorino
Pendenza che prendiamo in considerazione in questa sede, presenta una premessa
di Guido Miano esauriente e ricca di acribia, uno scritto di Nazario Pardini
intitolato Si naviga con la fede verso il
porto del ristoro nella poetica di Ottorino Pendenza e una prefazione di
Enzo Concardi dal nome Il tema della
solitudine umana nelle poesie di Ottorino Pendenza e Ivan Krasko.
Alle
poesie seguono le note biobibliografiche dei prefatori e un’Antologia
essenziale della critica.
La
poetica espressa dall’autore si può definire “tout-court” religiosa e mistica e i versi stessi in questo senso si
fanno preghiera nel rivolgersi l’io-poetante di volta in volta alla Madonna, a
Dio, a Gesù e anche a Papa Francesco.
In un
panorama come quello della poesia italiana contemporanea nel quale dominano gli
sperimentalismi e i neo orfismi, coglie nel segno della differenza la scrittura
di Pendenza limpida e sorgiva nella sua semplicità che non è elementarità ma
precipitato di una vena consapevole dei suoi intenti nell’esaltazione di Dio
stesso e del creato.
D’altra
parte l’opera può essere letta come un poemetto per la sua compattezza plasmato
da spirito cristiano in una dimensione di creaturalità quando l’essere poi
diviene persona.
Anche la
natura viene ad essere detta con urgenza dal poeta spesso nella sua bellezza e
non si deve dimenticare che l’uomo stesso è natura.
Centrale
per comprendere le intenzioni del poeta la poesia eponima: «Se dentro ti guardi
/ e il cuore ascolti silente, / la remora tu troverai, che argina e frena / pur
le tue scelte assennate. / Percepire anche potrai / la desolante apatia, / che
mentre ti offusca la mente, / anche il sorriso ti spegne / e non ti consente /
di vivere ore serene / e giorni fecondi di bene. / Se dentro ti guardi / e
rimuovi in te la paura / e quel velo opaco / che anche la strada ti oscura / in
te scoprirai l’ardore / che renderà la tua vita / felice, serena e sicura…».
Programmatici
i suddetti versi nel loro ottimismo e da essi s’intende l’assunto del poeta
consistente nel credere che proprio da un ripiegarsi su se stessi può scaturire
la forza di varcare la soglia della speranza per divenire sereni se non felici
nonostante le infinite contraddizioni della vita ed è implicito che la
redenzione possa arrivare solo tramite la preghiera e la poesia stessa si fa
preghiera, atto catartico per raggiungere la gioia presumibilmente gettando su
Dio stesso le angosce e la paura.
La
felicità stessa può fare paura ma il poeta saggiamente sa dominarla superando
lo “streben”, il senso dell’infinito e anche la malinconia dello spleen.
E la
stessa sicurezza il poeta la ritrova nel confidare direttamente nel Signore al
quale il poeta rivolgendoglisi dice che sa che l’ascolta e che Lui accoglie
amoroso ogni suo singulto.
Nella
poesia nella quale Pendenza si rivolge alla Vergine il poeta afferma che senza
il suo materno aiuto egli è perduto nel mare magnum della vita e che con lei
come alleata supererà le difficoltà non solo proiettandosi in un incerto futuro
ma nella vita di ogni giorno.
La
silloge può essere letta come un inno di lode a Dio nel quale ogni cristiano
lettore può identificarsi.
Raffaele Piazza
Ottorino Pendenza, Se dentro ti guardi, Prefazioni di Enzo Concardi e Nazario Pardini,
Guido Miano Editore, Milano 2019, mianoposta@gmail.com.
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