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mercoledì 17 maggio 2023

Floriano Romboli legge : " Teorie Evoluzionistiche in Antropologia " di Michele e Viola Petullà

 





Le novità metodologiche e il valore scientifico

e storico-culturale della teoria evoluzionistica darwiniana

 

 

Recensione del libro: Michele e Viola Petullà, Teorie evoluzionistiche in antropologia. Modelli e sviluppi, G. Miano Editore, Milano 2023

 

 

Anche l’agile volumetto Teorie evoluzionistiche in antropologia. Modelli e sviluppi (Miano Editore, Milano 2023), scritto da Michele e Viola Petullà con notevole sicurezza di informazione e pregevole chiarezza didascalico-divulgativa, riferisce di una circostanza aneddotica non trascurabile perché senz’altro rivelatrice. La prima edizione de L’origine delle specie per mezzo della selezione naturale (On the Origin of Species by Means of Natural Selection) di Charles Darwin fu posta in vendita a Londra una domenica del novembre 1859, per l’esattezza il giorno 24. Il giovane editore John Murray si era tenuto prudente e aveva tirato 1250 copie che andarono esaurite in quella stessa giornata, a testimonianza di un preesistente, diffuso interesse, che era cresciuto progressivamente, come preparato da un’intensa stagione di studî iniziata con l’età dell’Illuminismo, la quale dette un contributo fondamentale a che s’instaurasse una visione razionale e scientifica della vicenda storica degli uomini e segnatamente della realtà naturale, fisico-biologica, astronomica e paleontologica.

In altri termini può dirsi che l’opera maggiore del grande naturalista inglese intercettava con felice tempestività una “domanda” culturale rafforzatasi nel tempo e lo faceva sulla base di un metodo d’indagine rigorosamente critico-empirico, frutto di una paziente, sistematica ricerca sul campo – divenne presto celebre il suo viaggio, durato cinque anni, a bordo del brigantino Beagle nelle terre più remote del globo, e in particolare alle isole Galàpagos -, nel corso della quale raccolse gran messe di dati, ordinati poi ed elaborati alla luce di alcuni principî generalmente esplicativi, divenuti assunti teorici rapidamente affermatisi in forza della perspicuità e dell’efficacia descrittive e interpretative di essi.

Il darwinismo più specificamente comportò la dicovery of time, la scoperta del tempo nella natura, in aperta opposizione all’astorica “fissità” delle specie propria della concezione del medico e botanico svedese Carlo Linneo, illustrata nell’imponente lavoro Systema naturae, pubblicato nel 1735 e in seguito integrato e completato, e  bene sintetizzabile nel suo celebre motto: “Species tot sunt diversae quot diversas formas ab initio creavit Supremum Ens” (“Tante e diverse sono le specie viventi quante forme diverse fin dall’inizio creò l’Essere Superiore”).  Il creazionismo e il fissismo linneani costituivano il punto di approdo, nell’epoca illuministico-scientifica, di una plurisecolare tradizione di pensiero filosofico-religioso imperniato sulla saldatura fra l’aristotelismo e il racconto biblico, giacché invero lungamente “la narrazione della Bibbia fu considerata non solo un testo religioso, ma anche un documento scientifico” (p.19).

Gli autori non nascondono di certo il fatto che ipotesi trasformistiche si fossero altresì affacciate in tempi precedenti, addirittura nell’antichità, e ricordano Anassimandro, Eraclito, il medico Ippocrate, la scuola atomistica e lo splendido poema De rerum natura dello scrittore latino Tito Lucrezio Caro. Si trattò comunque di posizioni marginali e soprattutto contraddistinte dal tratto peculiare della pura speculazione teoretica. In età moderna la dottrina proto-evoluzionistica ha avuto i suoi rappresentanti autorevoli in Buffon (Degenerazionismo), Cuvier (Catastrofismo), Hutton e Lyell e il loro Uniformismo e in particolare Jean-Baptiste Lamarck, con le sue tesi circa la modificazione delle specie quale conseguenza dell’adattamento all’ambiente e della trasmissione ereditaria dei caratteri acquisiti.

Nel libro c’è spazio pure per le teorie contemporanee dell’evoluzione, che constano largamente di approfondimenti in chiave genetistica della lezione darwiniana (ad esempio il saltazionismo, oppure la teoria cosiddetta degli equilibri punteggiati); la proposta naturalistica di Darwin resta nondimeno centrale nella trattazione, e i suoi capisaldi concettuali (“caso – variazione - selezione naturale”) vengono definiti nell’incidenza operativa e nella loro pregnanza cultural-problematica con esauriente incisività.

In conclusione ritengo suggestiva l’immagine-simbolo dei processi che hanno caratterizzato il sorgere e il perpetuarsi della vita nel pianeta, un’immagine emblematicamente e neo-darwinisticamente raffigurante l’albero della vita, cioè un modello di sviluppo non lineare, bensì riconducibile a un’ideale frondosità irregolare e aggrovigliata, a “un intricato ed enorme cespuglio, in cui la nostra specie rappresenta solo un ramoscello molto recente”(p.77).

Floriano Romboli

 

 

Michele PetullÀ, Viola PetullÀ, Teorie evoluzionistiche in antropologia. Modelli e sviluppi, premessa di Enzo Concardi, Guido Miano Editore, Milano 2023, pp. 84, isbn 979-12-81351-01-1, mianoposta@gmail.com.

 

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