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giovedì 12 settembre 2024

Pietro Rainero :" Matrioska "

                                                           

                                                                    Pietro Rainero

 

                                                          MATRIOSKA

 

La folata di vento tagliente, dopo aver accarezzato il Palazzo d’inverno, sfiorò la prospettiva Nevskij andandosi a tuffare poi nel ghiaccio del fiume Neva con eleganti movenze, quasi volesse emulare le evoluzioni di un Nijinsky o di un Nureyev.

Roberto Falconeri si aggiustò meglio il bavero del cappotto, per ripararsi dal gelo di quell’inizio dicembre del 2029.

Tutto era meraviglioso lì, nel centro di San Pietroburgo, incorniciato dalle splendide architetture dei maestosi palazzi.

Ma il freddo di quella sera troppo pungente, insopportabile.

Falconeri si rifugiò nella rivendita davanti alla quale stava passeggiando, assaporando il piacevole tepore del suo interno.

I ripiani delle vetrine erano colmi di oggetti d’ambra, magliette di squadre di hockey, samovar, bambole, colbacchi, scatole di caviale e matrioske.

E proprio una di queste ultime attrasse inevitabilmente il suo sguardo.

La matrioska mostrava le indubbie fattezze di Mikhail Botvinnik.

Falconeri, sorpreso, aprì la bambola e, continuando a sfasciarla via via come i vari gusci di una cipolla, si imbattè uno dopo l’altro nelle perfette imitazioni di Smyslov, Tal, Petrosian, Spasski, Fisher, Karpov, Kasparov, Kramnik, Anand, Carlsen, Bogatyrev.  Nove russi (o sovietici), uno statunitense, un indiano e un norvegese.

I campioni del mondo di scacchi degli ultimi decenni!

E la prossima matrioska di quel tipo avrebbe avuto all’interno, come nucleo, il primo italiano, lui: Roberto Falconeri!

Già, perché la sua vittoria nella continuazione della decisiva partita del macht contro il campione in carica, Maksim Bogatyrev, era scontata.

Sì, l’indomani, alla ripresa del gioco, quando l’arbitro avrebbe aperto la busta sigillata quello stesso giorno al termine del tempo di gioco previsto per quel pomeriggio, avrebbe letto le sue intenzioni, cioè spostare il pedone in b7 portandolo in b8 e promuovendolo a Regina. Poi sarebbe stata solo questione di tecnica, una semplice passeggiata.

Un matto in quattro mosse, quattro semplici mosse che anche un mediocre dilettante sarebbe stato in grado di fare.

Sì, Bogatyrev, constatata la mossa scritta in busta, avrebbe sicuramente abbandonato e lui, Roberto Falconeri, avrebbe chiuso la sfida col punteggio di 6,5 contro 5,5 diventando il nuovo campione!

Sorrise a quel pensiero, immaginando già i titoli a caratteri cubitali sui quotidiani dei cinque continenti.

Ricompose la matrioska e poi ne prese dal banco una seconda, che riproduceva i tratti di tutti i leader della Russia, da Lenin a Plotnikov, passando per Stalin, Kruscev, Breznev, Andropov, Cernenko, Gorbacev, Eltsin e Putin. 

“Compro queste due, mi piacciono molto!” disse alla commessa allungandole 1366 rubli e 60 copechi, uscendo poi dal negozio, rinfrancato dal tepore e felice dell’acquisto appena fatto.

Aveva fatto bene, pensò, a disertare il Congresso della Federazione mondiale, la FIDE, che in quelle stesse ore si svolgeva lì, a San Pietroburgo, nel quartiere dell’Admiralteysky, nei pressi dell’Ammiragliato.

Chissà che noia, assistere alle votazioni per le decisioni del Congresso, su quale  sarebbe stata la prossima sede delle sfide mondiali, sull’elezione del nuovo presidente, sul bilancio della Federazione degli scacchi, e così via...

Aveva fatto proprio bene! Lui, invece, si era goduto la passeggiata sulla Prospettiva Nevskij e aveva anche fatto interessanti compere.

Ora sarebbe tornato in hotel, avrebbe cenato con appetito e poi si sarebbe ritirato in camera a riposare per l’indomani: lo attendeva una giornata storica!

Sarebbe diventato il nuovo campione del mondo, senza alcun dubbio.

Un altro sorriso si dipinse sul suo volto...

 

La mattina dopo si svegliò di ottimo umore dopo una notte trascorsa a sognare battaglie infuocate tra Re e Regine, torri, alfieri e cavalli.

Scese con l’ascensore nella hall del suo albergo, l’Astoriya, dove, nella sala centrale, si svolgevano anche le sfide del macht per il campionato, e si diresse alla sala delle colazioni, affamato.

Gustando una fetta di charodeyka, una torta dalla glassa spettacolare, gli venne in mente un famoso detto attribuito al grande maestro ucraino, poi naturalizzato tedesco, Efim Bogoljubov: se ho i bianchi vinco perché ho i bianchi, se ho i neri vinco perché mi chiamo Bogoljubov. Questo pensiero lo divertì.

Il suo buonumore aumentò ancora quando un cameriere gli si avvicinò per portargli un cappuccino dicendogli “Ho visto la posizione nelle quale siete andati in busta: se lei spinge il pedone in b8 Bogatyrev è spacciato”

“E’ proprio la mossa che ho scritto nella busta!! E’ bello vedere come in Russia tutti siano appassionati al gioco e, sia pur dilettanti, giochino ad un livello discreto e seguano le principali manifestazioni di questo sport, i vari tornei e gli eventi più rilevanti. Complimenti!”

“Abbiamo una grande tradizione! Alechin, Botvinnik, Kasparov, Tal, Cigorin,  Karpov, Bogoljubov …”

“Già. E Petrosian, Spasski, Tajmanov, Karjakin e via dicendo. Che giocatori magnifici! Siete veramente il popolo degli scacchi!”

“Vero. Buon appetito. Ecco il cappuccino. Vedo che per il dolce si è già servito da solo”

“Grazie mille e buona giornata”

E pochi minuti dopo si trasferì nella grande sala centrale, sulla parete a sud della quale faceva mostra di sé un grande pannello con la posizione dei vari pezzi a quel punto della partita, inquadrato da una telecamera destinata a distribuire l’immagine alle reti televisive di mezzo mondo, per lo meno quelle seguite dai patiti del nobil gioco.

Si accomodò nella sedia a lui destinata, salutando con un cenno di capo l’arbitro, un certo Borislav Sobolev, e stupendosi della presenza di Maksim Bogatyrev. Pensava infatti che il suo avversario, analizzata con calma la situazione della partita, desse per scontato che lui avesse scritto in busta la promozione del pedone e abbandonasse dunque la contesa senza neanche presentarsi, talmente diventava banale la continuazione.

Comunque salutò il suo avversario stringendogli calorosamente la mano.

Borislav Sobolev, a quel punto, aprì la busta da lui chiusa e controfirmata il giorno prima e lesse a voce alta “b7-b8” comunicando a tutto il globo che Falconeri aveva spostato il suo pedone in avanti di una unità facendolo atterrare sull’ultima casella in verticale.

Il campione italiano disse allora “Promuovo a Donna”

A quel punto l’arbitro internazionale, il vecchio e navigato Borislav Sobolev, invece di togliere dalla scacchiera il pedone e trasformarlo per magia in una Regina disse:

“Un attimo, dobbiamo aprire il pedone”

“Cosa?? Ma che sta blaterando? Ho detto che voglio promuovere il pedone a Regina!”

“E io ho detto che bisogna vedere il biglietto contenuto nel pezzo”

“Il biglietto? Nel pezzo? Arbitro, è diventato matto?”

“No. Sul biglietto c’è stampato in quale pezzo, alfiere, cavallo, torre o Regina, il pedone deve essere tramutato”

“Ma che diavolo sta dicendo??” Falconeri era al culmine dello stupore, e della rabbia.

“Certo. Non è al corrente delle importanti decisioni, con effetto immediato, prese ieri sera dal Congresso della F.I.D.E.?”

“E che diavolo di decisioni possono aver preso?! Le date del prossimo mondiale? Dove si svolgerà il torneo dei candidati? Chi sarà l’arbitro del prossimo macht per il titolo?”

“Non solo. E’ stata apportata, ed è passata solo per un voto, una variante al regolamento di gioco”

“Che cosa? Una variante?” 

“Sì. Ormai il gioco si è sempre più evoluto e molte partite finiscono in parità. Si è deciso per un sostanziale cambiamento al fine di vivacizzare le sfide, introducendo un minimo di spazio per la buona sorte. Più o meno quello che avviene anche nel backgammon con il lancio dei dadi e nella dama inglese con il sorteggio delle aperture. O, se vuole, nel football con i calci di rigore dopo i supplementari e nel tennis con il tie-break.

Insomma, una novità per rendere il gioco più spettacolare e più appetibile per i mass media”

“Più appetibile per i mass media?”

“Già. Più incerto e dunque interessante. D’altronde un po’ di fortuna ci vuole nella vita, giusto? Lo diceva anche Napoleone, e se lo diceva lui...”

“E quindi?”

“Pertanto ieri si è deciso di utilizzare pedoni vuoti all’interno, e apribili come le matrioske. Su due foglietti viene scritto Regina, su due cavallo, su due torre e su altri due alfiere. Poi si sorteggia dentro a quale pedone devono essere piegati i vari biglietti. Quindi la probabilità che il pedone da lei mosso in b8 diventi Regina è di due ottavi, il 25 per cento. Si è optato per questo metodo, quello dei pedoni matrioske, ovviamente, per rendere omaggio alla enorme tradizione russa nel mondo degli scacchi, per onorare la nazione che ha dato i natali ad Alekin, Spasski, Kasparov... ”

“Finisca di snocciolare, proprio a me, i nomi dei grandi campioni russi! Li conosco benissimo! Piuttosto: siete diventati matti? Se io non promuovo il mio pedone a Donna, ho perso la partita ed anche il titolo, se ne rende conto?”

“Certo. Vediamo cosa le ha riservato la sorte: ecco...”

E Borislav Sobolev, esperto arbitro di cento tornei, prese in mano il pedone collocato in b8, lo aprì ruotando la parte superiore del pezzo, a mo’ di matrioska, e prese il foglietto al suo interno, constatando subito dopo, a beneficio di Falconeri, di Bogatyrev e degli scacchisti di tutto il mondo, che sul pezzettino di carta era stampata la parola cavallo.

Sostituì quindi, sotto gli occhi sorridenti di Borislav Sobolev e quelli atterriti di Roberto Falconeri, il pedone in b8 con un bellissimo cavallo bianco.

“Ma io così perdo il match!!” protestò l’italiano.

“Sì, ma perché non si è presentato ieri al Congresso della Federazione? Come sfidante al titolo lei avrebbe avuto diritto di voto. Con un voto in più la decisione non sarebbe passata: in caso di parità di voti non viene variata nessuna norma, dovrebbe saperlo”

“Vuole dirmi che perdo il titolo solo perché ieri ero assente?”

“Già”

Nella mente dello sfidante si formarono allora, una dopo l’altra, le immagini della sua precedente vittoria al torneo dei candidati, del suo viaggio fino a San Pietroburgo, degli anziani membri del Congresso intenti a votare e della attuale posizione dei pezzi sulla scacchiera. Una posizione disperata!

Allungò la mano destra e diede un colpo al Re bianco, che dalla posizione verticale si sdraiò in orizzontale sulla scacchiera, decretando l’abbandono di Falconeri, e la sua inevitabile sconfitta.

Come dicevano i Persiani? Shah mat, scacco matto, il Re è morto! 

1 commento:

  1. Rivolgo I più sentiti complimenti a Pietro Rainero per questo testo di rara originalità, che richiama anche una delle canzoni - poesie di Franco Battiato. Narra della Matrioska, che casualmente - o forse no - io ho sul tavolino del salone. Una bambola che ne contiene altre , a guscio di cipolla, come dice l'autore, ed è allegoria delle varie fasi dell'esistenza. Rainero è dotato di forte nerbo narrativo e di indiscussa conoscenza del mondo degli scacchi. Il racconto si snoda, infatti, su una partita e coinvolge in un universo di irresistibile interesse. Lo saluto grata e colgo l'occasione per stringere al cuore il nostro Condottiero!
    Maria Rizzi

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