Pietro Rainero
MATRIOSKA
La
folata di vento tagliente, dopo aver accarezzato il Palazzo d’inverno, sfiorò
la prospettiva Nevskij andandosi a tuffare poi nel ghiaccio del fiume Neva con
eleganti movenze, quasi volesse emulare le evoluzioni di un Nijinsky o di un
Nureyev.
Roberto
Falconeri si aggiustò meglio il bavero del cappotto, per ripararsi dal gelo di
quell’inizio dicembre del 2029.
Tutto
era meraviglioso lì, nel centro di San Pietroburgo, incorniciato dalle splendide
architetture dei maestosi palazzi.
Ma il
freddo di quella sera troppo pungente, insopportabile.
Falconeri
si rifugiò nella rivendita davanti alla quale stava passeggiando, assaporando
il piacevole tepore del suo interno.
I
ripiani delle vetrine erano colmi di oggetti d’ambra, magliette di squadre di
hockey, samovar, bambole, colbacchi, scatole di caviale e matrioske.
E
proprio una di queste ultime attrasse inevitabilmente il suo sguardo.
La
matrioska mostrava le indubbie fattezze di Mikhail Botvinnik.
Falconeri,
sorpreso, aprì la bambola e, continuando a sfasciarla via via come i vari gusci
di una cipolla, si imbattè uno dopo l’altro nelle perfette imitazioni di
Smyslov, Tal, Petrosian, Spasski, Fisher, Karpov, Kasparov, Kramnik, Anand,
Carlsen, Bogatyrev. Nove russi (o
sovietici), uno statunitense, un indiano e un norvegese.
I
campioni del mondo di scacchi degli ultimi decenni!
E la
prossima matrioska di quel tipo avrebbe avuto all’interno, come nucleo, il
primo italiano, lui: Roberto Falconeri!
Già,
perché la sua vittoria nella continuazione della decisiva partita del macht
contro il campione in carica, Maksim Bogatyrev, era scontata.
Sì,
l’indomani, alla ripresa del gioco, quando l’arbitro avrebbe aperto la busta
sigillata quello stesso giorno al termine del tempo di gioco previsto per quel
pomeriggio, avrebbe letto le sue intenzioni, cioè spostare il pedone in b7
portandolo in b8 e promuovendolo a Regina. Poi sarebbe stata solo questione di
tecnica, una semplice passeggiata.
Un matto
in quattro mosse, quattro semplici mosse che anche un mediocre dilettante
sarebbe stato in grado di fare.
Sì,
Bogatyrev, constatata la mossa scritta in busta, avrebbe sicuramente
abbandonato e lui, Roberto Falconeri, avrebbe chiuso la sfida col punteggio di
6,5 contro 5,5 diventando il nuovo campione!
Sorrise
a quel pensiero, immaginando già i titoli a caratteri cubitali sui quotidiani
dei cinque continenti.
Ricompose
la matrioska e poi ne prese dal banco una seconda, che riproduceva i tratti di
tutti i leader della Russia, da Lenin a Plotnikov, passando per Stalin,
Kruscev, Breznev, Andropov, Cernenko, Gorbacev, Eltsin e Putin.
“Compro
queste due, mi piacciono molto!” disse alla commessa allungandole 1366 rubli e
60 copechi, uscendo poi dal negozio, rinfrancato dal tepore e felice
dell’acquisto appena fatto.
Aveva
fatto bene, pensò, a disertare il Congresso della Federazione mondiale, la
FIDE, che in quelle stesse ore si svolgeva lì, a San Pietroburgo, nel quartiere
dell’Admiralteysky, nei pressi dell’Ammiragliato.
Chissà
che noia, assistere alle votazioni per le decisioni del Congresso, su
quale sarebbe stata la prossima sede
delle sfide mondiali, sull’elezione del nuovo presidente, sul bilancio della
Federazione degli scacchi, e così via...
Aveva
fatto proprio bene! Lui, invece, si era goduto la passeggiata sulla Prospettiva
Nevskij e aveva anche fatto interessanti compere.
Ora
sarebbe tornato in hotel, avrebbe cenato con appetito e poi si sarebbe ritirato
in camera a riposare per l’indomani: lo attendeva una giornata storica!
Sarebbe
diventato il nuovo campione del mondo, senza alcun dubbio.
Un altro
sorriso si dipinse sul suo volto...
La
mattina dopo si svegliò di ottimo umore dopo una notte trascorsa a sognare
battaglie infuocate tra Re e Regine, torri, alfieri e cavalli.
Scese
con l’ascensore nella hall del suo albergo, l’Astoriya, dove, nella sala
centrale, si svolgevano anche le sfide del macht per il campionato, e si
diresse alla sala delle colazioni, affamato.
Gustando
una fetta di charodeyka, una torta dalla glassa spettacolare, gli venne in
mente un famoso detto attribuito al grande maestro ucraino, poi naturalizzato
tedesco, Efim Bogoljubov: se ho i bianchi vinco perché ho i bianchi, se ho i
neri vinco perché mi chiamo Bogoljubov. Questo pensiero lo divertì.
Il suo
buonumore aumentò ancora quando un cameriere gli si avvicinò per portargli un
cappuccino dicendogli “Ho visto la posizione nelle quale siete andati in busta:
se lei spinge il pedone in b8 Bogatyrev è spacciato”
“E’
proprio la mossa che ho scritto nella busta!! E’ bello vedere come in Russia
tutti siano appassionati al gioco e, sia pur dilettanti, giochino ad un livello
discreto e seguano le principali manifestazioni di questo sport, i vari tornei
e gli eventi più rilevanti. Complimenti!”
“Abbiamo
una grande tradizione! Alechin, Botvinnik, Kasparov, Tal, Cigorin, Karpov, Bogoljubov …”
“Già. E
Petrosian, Spasski, Tajmanov, Karjakin e via dicendo. Che giocatori magnifici!
Siete veramente il popolo degli scacchi!”
“Vero.
Buon appetito. Ecco il cappuccino. Vedo che per il dolce si è già servito da
solo”
“Grazie
mille e buona giornata”
E pochi
minuti dopo si trasferì nella grande sala centrale, sulla parete a sud della
quale faceva mostra di sé un grande pannello con la posizione dei vari pezzi a
quel punto della partita, inquadrato da una telecamera destinata a distribuire
l’immagine alle reti televisive di mezzo mondo, per lo meno quelle seguite dai
patiti del nobil gioco.
Si
accomodò nella sedia a lui destinata, salutando con un cenno di capo l’arbitro,
un certo Borislav Sobolev, e stupendosi della presenza di Maksim Bogatyrev.
Pensava infatti che il suo avversario, analizzata con calma la situazione della
partita, desse per scontato che lui avesse scritto in busta la promozione del
pedone e abbandonasse dunque la contesa senza neanche presentarsi, talmente
diventava banale la continuazione.
Comunque
salutò il suo avversario stringendogli calorosamente la mano.
Borislav
Sobolev, a quel punto, aprì la busta da lui chiusa e controfirmata il giorno
prima e lesse a voce alta “b7-b8” comunicando a tutto il globo che Falconeri
aveva spostato il suo pedone in avanti di una unità facendolo atterrare
sull’ultima casella in verticale.
Il
campione italiano disse allora “Promuovo a Donna”
A quel
punto l’arbitro internazionale, il vecchio e navigato Borislav Sobolev, invece
di togliere dalla scacchiera il pedone e trasformarlo per magia in una Regina
disse:
“Un
attimo, dobbiamo aprire il pedone”
“Cosa??
Ma che sta blaterando? Ho detto che voglio promuovere il pedone a Regina!”
“E io ho
detto che bisogna vedere il biglietto contenuto nel pezzo”
“Il
biglietto? Nel pezzo? Arbitro, è diventato matto?”
“No. Sul
biglietto c’è stampato in quale pezzo, alfiere, cavallo, torre o Regina, il
pedone deve essere tramutato”
“Ma che
diavolo sta dicendo??” Falconeri era al culmine dello stupore, e della rabbia.
“Certo.
Non è al corrente delle importanti decisioni, con effetto immediato, prese ieri
sera dal Congresso della F.I.D.E.?”
“E che
diavolo di decisioni possono aver preso?! Le date del prossimo mondiale? Dove
si svolgerà il torneo dei candidati? Chi sarà l’arbitro del prossimo macht per
il titolo?”
“Non
solo. E’ stata apportata, ed è passata solo per un voto, una variante al
regolamento di gioco”
“Che
cosa? Una variante?”
“Sì.
Ormai il gioco si è sempre più evoluto e molte partite finiscono in parità. Si
è deciso per un sostanziale cambiamento al fine di vivacizzare le sfide,
introducendo un minimo di spazio per la buona sorte. Più o meno quello che
avviene anche nel backgammon con il lancio dei dadi e nella dama inglese con il
sorteggio delle aperture. O, se vuole, nel football con i calci di rigore dopo
i supplementari e nel tennis con il tie-break.
Insomma,
una novità per rendere il gioco più spettacolare e più appetibile per i mass
media”
“Più
appetibile per i mass media?”
“Già.
Più incerto e dunque interessante. D’altronde un po’ di fortuna ci vuole nella
vita, giusto? Lo diceva anche Napoleone, e se lo diceva lui...”
“Pertanto
ieri si è deciso di utilizzare pedoni vuoti all’interno, e apribili come le
matrioske. Su due foglietti viene scritto Regina, su due cavallo, su due torre
e su altri due alfiere. Poi si sorteggia dentro a quale pedone devono essere
piegati i vari biglietti. Quindi la probabilità che il pedone da lei mosso in
b8 diventi Regina è di due ottavi, il 25 per cento. Si è optato per questo
metodo, quello dei pedoni matrioske, ovviamente, per rendere omaggio alla
enorme tradizione russa nel mondo degli scacchi, per onorare la nazione che ha
dato i natali ad Alekin, Spasski, Kasparov... ”
“Finisca
di snocciolare, proprio a me, i nomi dei grandi campioni russi! Li conosco
benissimo! Piuttosto: siete diventati matti? Se io non promuovo il mio pedone a
Donna, ho perso la partita ed anche il titolo, se ne rende conto?”
“Certo.
Vediamo cosa le ha riservato la sorte: ecco...”
E
Borislav Sobolev, esperto arbitro di cento tornei, prese in mano il pedone
collocato in b8, lo aprì ruotando la parte superiore del pezzo, a mo’ di
matrioska, e prese il foglietto al suo interno, constatando subito dopo, a
beneficio di Falconeri, di Bogatyrev e degli scacchisti di tutto il mondo, che
sul pezzettino di carta era stampata la parola cavallo.
Sostituì
quindi, sotto gli occhi sorridenti di Borislav Sobolev e quelli atterriti di
Roberto Falconeri, il pedone in b8 con un bellissimo cavallo bianco.
“Ma io
così perdo il match!!” protestò l’italiano.
“Sì, ma
perché non si è presentato ieri al Congresso della Federazione? Come sfidante
al titolo lei avrebbe avuto diritto di voto. Con un voto in più la decisione
non sarebbe passata: in caso di parità di voti non viene variata nessuna norma,
dovrebbe saperlo”
“Vuole
dirmi che perdo il titolo solo perché ieri ero assente?”
“Già”
Nella
mente dello sfidante si formarono allora, una dopo l’altra, le immagini della
sua precedente vittoria al torneo dei candidati, del suo viaggio fino a San
Pietroburgo, degli anziani membri del Congresso intenti a votare e della
attuale posizione dei pezzi sulla scacchiera. Una posizione disperata!
Allungò
la mano destra e diede un colpo al Re bianco, che dalla posizione verticale si
sdraiò in orizzontale sulla scacchiera, decretando l’abbandono di Falconeri, e
la sua inevitabile sconfitta.
Come dicevano i Persiani? Shah mat, scacco matto, il Re è morto!
Rivolgo I più sentiti complimenti a Pietro Rainero per questo testo di rara originalità, che richiama anche una delle canzoni - poesie di Franco Battiato. Narra della Matrioska, che casualmente - o forse no - io ho sul tavolino del salone. Una bambola che ne contiene altre , a guscio di cipolla, come dice l'autore, ed è allegoria delle varie fasi dell'esistenza. Rainero è dotato di forte nerbo narrativo e di indiscussa conoscenza del mondo degli scacchi. Il racconto si snoda, infatti, su una partita e coinvolge in un universo di irresistibile interesse. Lo saluto grata e colgo l'occasione per stringere al cuore il nostro Condottiero!
RispondiEliminaMaria Rizzi