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lunedì 8 aprile 2013

PAOLO BASSANI: IL MIO INCONTRO CON IL COMPUTER


IL MIO INCONTRO

CON IL COMPUTER

 

Testimonianza di Paolo Bassani

 




 

Parecchi anni fa, qualche mese prima di andare in pensione, il Direttore del Personale (tutte le mattine mi recavo da lui per la firma delle disposizioni giornaliere di cassa) mi disse: “ Bassani, poiché lei si sta avvicinando all’ area del pensionamento,  le risparmiamo un trauma. Non la mandiamo a scuola di computer. Aspetteremo ad informatizzare la Cassa…” Confesso che in cuor mio mi rallegrai per quella decisione.  Invero,  sentivo una innata avversione per il computer e l’ informatica. Forse perché ad una certa età diventa più difficile rimettersi a studiare, cambiare lavoro, abituarsi a nuovi ritmi.  Per questo l’anziano si sente spesso istintivamente contrario ad ogni innovazione. E il computer era davvero qualcosa di terribilmente nuovo, diverso da ogni precedente strumento di lavoro.  Il lavoro informatico  presupponeva la conoscenza di un linguaggio diverso, complicato, che richiedeva un costante impegno di apprendimento, di aggiornamento e forse anche una predisposizione.
L’avvento dell’era informatica e del PC che, in particolare, ha rivoluzionato il mondo dell’ informazione personale, mi aveva lasciato quasi del tutto indifferente anche dopo il pensionamento. Ho detto “mi aveva lasciato”. Sì, perché da qualche tempo il mio atteggiamento verso il computer è profondamente mutato. Mi pare opportuno spiegarne la ragione.
Alcuni anni fa, esso mi è entrato in casa. Non sono stato io a portarlo ma mio figlio: doveva fare una tesina universitaria.
Con una certa curiosità mi sono avvicinato a quella macchina, ho prestato attenzione a come era utilizzata e, segretamente,  ho incominciato a chiedermi se,  per caso, quell’aggeggio  (dal momento che ormai faceva parte della famiglia) potesse essere –in qualche modo- utile anche a me, cioè alla mia attività di scrittura. Ben presto, mi sono accorto  che effettivamente avrebbe potuto risolvere  alcuni miei problemi, soprattutto di archiviazione: cercare una mia poesia od uno scritto, è sempre stato per me un’operazione laboriosa, dall’esisto alquanto incerto. Ora, invece, il computer pareva venuto apposta per  garantirmi tutto il suo disinteressato aiuto. Sì, grazie a lui avrei potuto ritrovare - prodigiosamente e in pochissimo tempo - tutto quello che cercavo.  Perché non accogliere allora  quell’ alettante invito? Così, senza accorgermene, l’antica antipatia e diffidenza, piano piano, lasciavano il posto ad un nuovo interesse.  C’era però, un particolare tutt’ altro che trascurabile: ero completamente a digiuno della più elementare nozione d’ informatica. Riconoscevo  soltanto  i segni alfabetici della tastiera, anche se mi accorsi presto che non tutti occupavano la stessa collocazione della macchina per scrivere. Un problema in più: avrei dovuto imparare anche la nuova “digitazione”, tanto per citare uno degli  innumerevoli vocaboli che avrei trovato sul mio percorso; vocaboli che sentivo stridere maledettamente contro l’armoniosità del linguaggio. Pensate, per esempio, al verbo “formattare”, ai suoi derivati e così via. Che orrore! E poi, tutto quel repertorio tecnico, quei termini diventati il vocabolario dell’informatica (bit, byte, kilobyte, megabyte, ram, rom, pixel, file, desktop ecc.).
Nonostante tutto, però, cercai di non farmi vincere  -prima di cominciare - dalla tentazione del rigetto e, seppure con fatica, mi impegnai  seriamente per apprendere qualcosa di quello strano mondo. (Fortunatamente avevo a disposizione parecchio tempo libero). Mi accorsi, poi,  che il desiderio di imparare diventava anche una questione di amor proprio, quasi una scommessa: volevo dimostrare a me stesso che, in fondo,  non ero ancora da “rottamare” (altro “ inflazionato ” verbo la cui fortuna, invero, non è stata decretata dal mondo del computer).
E così , passo per passo, ho imparato i primi rudimenti necessari per scrivere e, via via i passaggi più impegnativi per giungere ad utilizzare con una certa disinvoltura alcuni programmi di testo: da Word a Publisher.
Oggi il PC è diventato, anche per me,  uno strumento indispensabile. Pensate! gli ho dedicato perfino un poesia! Chi l’avrebbe mai detto!

 

             AL COMPUTER

 

Io, uomo dell’altro secolo,

per te sentivo un’avversione innata:

quel tuo linguaggio strano

alimentava il pregiudizio.

Poi, un giorno, entrasti in casa.

A poco a poco (e con fatica)

ho cercato di capirti.

Ora non sei più estraneo:

mi sei diventato amico.

Docile segui i miei disegni,

dai accoglienza ai pensieri,

alla parola elegante forma,

e se talvolta m’accade

di cadere in qualche svista

discreto m’avverti e dai consiglio.

Di giorno in giorno

la tua memoria s’è arricchita

e adesso è un patrimonio vero

prezioso che tu devi custodire.

Ma anche tu, come l’uomo,

sei incerta fragile creatura

ignara del futuro e del destino.

Anche tu un giorno

potresti smarrire la memoria

e tornare al nulla.

Non ti suoni allora offesa la parola

se adesso si fa invito

a salvare i pensieri anche sulla carta.

 

Paolo Bassani

 

1 commento:

  1. All'inizio è sempre così, in effetti sono gli uomini dell'altro secolo, come dice questo scrittore ad apprezzarli come amici. I giovanissimi già nascono con in tasca i computer. Divertente.

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