IL MIO INCONTRO
CON IL COMPUTER
Testimonianza di Paolo
Bassani
Parecchi anni fa,
qualche mese prima di andare in pensione, il Direttore del Personale (tutte le
mattine mi recavo da lui per la firma delle disposizioni giornaliere di cassa)
mi disse: “ Bassani, poiché lei si sta avvicinando all’ area del
pensionamento, le risparmiamo un trauma.
Non la mandiamo a scuola di computer. Aspetteremo ad informatizzare la Cassa…”
Confesso che in cuor mio mi rallegrai per quella decisione. Invero,
sentivo una innata avversione per il computer e l’ informatica. Forse
perché ad una certa età diventa più difficile rimettersi a studiare, cambiare
lavoro, abituarsi a nuovi ritmi. Per
questo l’anziano si sente spesso istintivamente contrario ad ogni innovazione.
E il computer era davvero qualcosa di terribilmente nuovo, diverso da ogni
precedente strumento di lavoro. Il
lavoro informatico presupponeva la
conoscenza di un linguaggio diverso, complicato, che richiedeva un costante
impegno di apprendimento, di aggiornamento e forse anche una predisposizione.
L’avvento dell’era
informatica e del PC che, in particolare, ha rivoluzionato il mondo dell’ informazione
personale, mi aveva lasciato quasi del tutto indifferente anche dopo il
pensionamento. Ho detto “mi aveva lasciato”.
Sì, perché da qualche tempo il mio atteggiamento verso il computer è
profondamente mutato. Mi pare opportuno spiegarne la ragione.
Alcuni anni fa, esso mi
è entrato in casa. Non sono stato io a portarlo ma mio figlio: doveva fare una
tesina universitaria.
Con una certa curiosità mi sono avvicinato
a quella macchina, ho prestato attenzione a come era utilizzata e,
segretamente, ho incominciato a
chiedermi se, per caso, quell’aggeggio (dal momento che ormai faceva parte della
famiglia) potesse essere –in qualche modo- utile anche a me, cioè alla mia
attività di scrittura. Ben presto, mi sono accorto che effettivamente avrebbe potuto
risolvere alcuni miei problemi, soprattutto
di archiviazione: cercare una mia poesia od uno scritto, è sempre stato per me
un’operazione laboriosa, dall’esisto alquanto incerto. Ora, invece, il computer
pareva venuto apposta per garantirmi tutto
il suo disinteressato aiuto. Sì, grazie a lui avrei potuto ritrovare - prodigiosamente
e in pochissimo tempo - tutto quello che cercavo. Perché non accogliere allora quell’ alettante invito? Così, senza accorgermene,
l’antica antipatia e diffidenza, piano piano, lasciavano il posto ad un nuovo
interesse. C’era però, un particolare
tutt’ altro che trascurabile: ero completamente a digiuno della più elementare
nozione d’ informatica. Riconoscevo
soltanto i segni alfabetici della
tastiera, anche se mi accorsi presto che non tutti occupavano la stessa
collocazione della macchina per scrivere. Un problema in più: avrei dovuto imparare
anche la nuova “digitazione”, tanto
per citare uno degli innumerevoli
vocaboli che avrei trovato sul mio percorso; vocaboli che sentivo stridere
maledettamente contro l’armoniosità del linguaggio. Pensate, per esempio, al
verbo “formattare”, ai suoi derivati
e così via. Che orrore! E poi, tutto quel repertorio tecnico, quei termini
diventati il vocabolario dell’informatica (bit,
byte, kilobyte, megabyte, ram, rom, pixel, file, desktop ecc.).
Nonostante
tutto, però,
cercai di non farmi vincere -prima di
cominciare - dalla tentazione del rigetto e, seppure con fatica, mi
impegnai seriamente per apprendere
qualcosa di quello strano mondo. (Fortunatamente avevo a disposizione parecchio
tempo libero). Mi accorsi, poi, che il
desiderio di imparare diventava anche una questione di amor proprio, quasi una
scommessa: volevo dimostrare a me stesso che, in fondo, non ero ancora da “rottamare” (altro “ inflazionato ” verbo la cui fortuna, invero,
non è stata decretata dal mondo del computer).
E così , passo per passo, ho imparato i
primi rudimenti necessari per scrivere e, via via i passaggi più impegnativi
per giungere ad utilizzare con una certa disinvoltura alcuni programmi di
testo: da Word a Publisher.
Oggi il PC è diventato,
anche per me, uno strumento
indispensabile. Pensate! gli ho dedicato perfino un poesia! Chi l’avrebbe mai
detto!
AL COMPUTER
Io, uomo dell’altro secolo,
per te sentivo un’avversione innata:
quel tuo linguaggio strano
alimentava il pregiudizio.
Poi, un giorno, entrasti in casa.
A poco a poco (e con fatica)
ho cercato di capirti.
Ora non sei più estraneo:
mi sei diventato amico.
Docile segui i miei disegni,
dai accoglienza ai pensieri,
alla parola elegante forma,
e se talvolta m’accade
di cadere in qualche svista
discreto m’avverti e dai consiglio.
Di giorno in giorno
la tua memoria s’è arricchita
e adesso è un patrimonio vero
prezioso che tu devi custodire.
Ma anche tu, come l’uomo,
sei incerta fragile creatura
ignara del futuro e del destino.
Anche tu un giorno
potresti smarrire la memoria
e tornare al nulla.
Non ti suoni allora offesa la parola
se adesso si fa invito
a salvare i pensieri anche sulla carta.
Paolo Bassani
All'inizio è sempre così, in effetti sono gli uomini dell'altro secolo, come dice questo scrittore ad apprezzarli come amici. I giovanissimi già nascono con in tasca i computer. Divertente.
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