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lunedì 31 marzo 2014

PREMIO LETT. INTERN. "LAUDATO Si' O MI' SIGNORE"






REGOLAMENTO


Art. 1           E’ ammessa la partecipazione a tutti gli autori adulti residenti in Italia e all’estero, con opere esclusivamente in lingua italiana, o in lingua del paese d’origine con traduzione in italiano.

Art. 2         Il Concorso è suddiviso in 3 sezioni:

A               Poesia a tema libero.

B                Poesia Religiosa (a tema Laudato si’ o mi’ Signore per tutte le creature),  inteso  come amore spirituale e         
                             sublime per Dio, per i Santi e per tutti gli esseri viventi,  compreso il rispetto per la natura.

C               Poesia dialettale.  (   Le poesie in lingua dialettale dovranno essere corredate della relativa traduzione. )

Art. 3      Si partecipa inviando un numero di poesie a proprio piacere, purché si versi la relativa quota di euro 10,00 per la prima lirica ed euro 5,00 per ognuna delle successive.; questo per ogni sezione.     

Art. 4      E’ ammessa la partecipazione a tutte le sezioni; gli elaborati  potranno  essere inviati in unico plico;  inoltre, le opere potranno essere sia edite che inedite ma non dovranno superare i 50 versi.
                              Si accettano anche opere premiate in altri concorsi.   

Art. 5      Ogni concorrente dovrà inviare le proprie creazioni, all’indirizzo sotto riportato.
  
Art. 6      Si richiedono 7 copie dattiloscritte o chiaramente fotocopiate di ogni lavoro con il quale si intende partecipare; di queste, una sola copia corredata di nome, cognome, indirizzo, numero di telefono, sezione e possibilmente  e-mail,  più,  in calce la seguente dichiarazione autografa : ‘’Dichiaro che l’opera presentata è di mia creazione’’.

Art. 7      La  quota di partecipazione dovrà essere inviata tramite c/c bancario IT 82 M 02008 02627 000101384723, intestato a Universum-Marche (Fulvia Marconi) oppure in contanti all’interno della busta assieme agli elaborati, curando la spedizione tramite posta raccomandata entro e non oltre il  20 giugno 2014  ( farà fede il timbro postale di partenza ).

al seguente indirizzo:

UNIVERSUM-MARCHE  ASSOCIAZIONE INTERNAZIONALE DELLA CULTURA,
Segreteria Premio Letterario Internazionale
‘’ Laudato si’ o mi’ Signore ’’    5° edizione
c/o Acc. Presidente Universum-Marche Fulvia Marconi
via Manzoni n.93  - 60128 Ancona

PREMI

Art. 8      Saranno premiati:

Sezione A

 1° Premio:    Targa in oro 24 carati, messa a disposizione  dalla Presidenza Internazionale Universum-Switzerland, prodotti  enogastronomici -Attestato e Motivazione della Giuria.
Premio:    Euro 150,00  - Prodotti  enogastronomici –  Targa o coppa- Attestato – Motivazione della Giuria
Premio:    Targa o coppa – prodotti enogastronomici – Attestato – Motivazione della  Giuria.
4° Premio:     Targa o coppa – Attestato.
5° Premio:     Targa o coppa – Attestato.

Sezione B

Premio:      Targa in oro 24 carati, messa a disposizione  dalla Presidenza Internazionale  Università  della Pace  Switzerland, prodotti  enogastronomici -Attestato e Motivazione della Giuria.
Premio:    Euro 150,00 - Prodotti  enogastronomici –  Targa o coppa- Attestato – Motivazione della Giuria
Premio:    Targa o coppa – prodotti enogastronomici – Attestato – Motivazione della  Giuria.
4° Premio:     Targa o coppa – Attestato.
5° Premio:     Targa o coppa– Attestato.

Sezione C

Premio:      Targa in oro 24 carati, messa a disposizione  dalla Presidenza Internazionale Universum-Switzerland, prodotti  enogastronomici -Attestato e Motivazione della Giuria.
Premio:    Euro 150,00 Prodotti enogastronomici –  Targa o coppa - Attestato – Motivazione della Giuria
Premio:    Targa o coppa – prodotti enogastronomici – Attestato – Motivazione della  Giuria.
4° Premio:     Targa o coppa – Attestato.
5° Premio:     Targa o coppa – Attestato.

Art. 9         Saranno inoltre assegnate Menzioni d’Onore  e diversi Premi Speciali  messi a disposizione da Enti e Istituzioni Internazionali  per autori particolarmente meritevoli . ( Saranno  declamate, il giorno della premiazione, soltanto le poesie classificate  dal 1° al 5° posto  e i Premi Speciali degli autori presenti in sala).

Art. 10                                                                                                             La cerimonia di premiazione avrà luogo domenica 12 ottobre 2014 ore 15,00  (quindici) presso il Convento Francescano (Sala delle Conferenze), sito in piazza S. Antonio  n. 4 60015 Falconara Marittima (AN).

Art. 11        Al termine della manifestazione  seguirà ‘rinfresco.

Art. 12                                                                                                             Sarà data comunicazione dell’esito del Concorso, tramite telefono,  posta prioritaria, o e-mail, solamente ai premiati e segnalati di ciascuna sezione.

Art. 13                                                                                                             Coloro che non potranno presenziare alla cerimonia di premiazione, potranno delegare per il ritiro dei premi, persone di fiducia previo  richiesta scritta.
                                                                                                                                                                                 Durante la cerimonia, saranno invitati al ritiro dei premi, soltanto gli autori premiati o segnalati che avranno confermato la loro presenza in sala.

Art. 14       L’Organizzazione del Concorso si riserva la facoltà di apportare modifiche al regolamento.

Art. 15                                                                                                             La partecipazione al Concorso comporta l’accettazione incondizionata di tutte le clausole contenute nel presente Bando.

LA GIURIA :

Art. 16       La Giuria sarà così composta:

Prof. Francesco Mulè                                              Critico Letterario – Giornalista -              Presidente di Giuria
Dott.ssa Valeria Di Felice                                Saggista – Poeta - Scrittrice  - Editrice                      
Prof.ssa Maria Di Blasio Ricci                      Poeta – Scrittrice                                           
Prof. Vittorio Verducci                                        Poeta – Insegnante- Scrittore         
Teologo  Padre Adriano Gattucci              Poeta
Prof.ssa Stefania Signorini                               Assessore Cultura Comune Falconara M.ma
Acc. Fulvia Marconi                                                 Presidente del Premio  ( senza diritto di voto )

Art. 17                                                                                                                                                                    Il giudizio della Giuria è insindacabile; ad Essa spetta pronunciarsi in caso di  controversie e su quanto espressamente previsto dal regolamento.

 Art. 18      Gli elaborati non saranno restituiti.  I premi in denaro non verranno spediti al domicilio, ma saranno consegnati  all’autore premiato, oppure ad un suo delegato il giorno della premiazione.
                                 L’Organizzazione non  si assume responsabilità per disguidi postali o ritardi.         
   
Per informazioni ulteriori chiamare
Fulvia Marconi 071/28.10.720  3476081300
dalle 18.00  alle  20,00
festivi 09,00 alle 11,00 e dalle 18,00 alle 20,00

AVVISO IMPORTANTE

Per tutti coloro che intendono partecipare, si prega cortesemente, di non aspettare gli ultimi giorni. Si ringrazia per la collaborazione





domenica 30 marzo 2014

CLAUDIO FIORENTINI: "MOSTRA PERSONALE A GOZO (MALTA)", 19 APRILE




Mostra personale 
Gozo (Malta)

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PIETRO RAINERO: "LA COLLANA", RACCONTO

La collana

(quando la Runa cadde dalla Luna)

Selene si trastullava spesso con la sua bellissima collana.
Si sedeva sopra un vecchio, polverosissimo cratere e guardava affascinata la falce di Terra nel cielo, roteando il suo gioiello.     
Nelle notti di Terra Nuova il firmamento era di un’oscurità totale, interrotta solo da mille sfavillanti puntini. Selene era la principessa della Luna e la collana, composta da 28 piccoli dischetti di legno, le era stata regalata dal padre, il Re Lunatico, in uno dei suoi altalenanti momenti di ottimismo. La sua esistenza, sul satellite, trascorreva noiosissima.
Non c’erano mari né laghi, dunque nessun bagno estivo.
La tintarella andava presa con la dovuta cautela e con strati e strati ( anche di un certo spessore ) di crema spalmati uno sull’altro e sulla pelle, mancando l’atmosfera e di conseguenza lo strato di ozono.  Le settimane bianche, poi, semplicemente non esistevano: non c’era traccia di bianco ( cioè di neve ) sulla sommità dei crateri.
Si potevano sì prendere le ferie, ma per fare cosa?
Il panorama era sempre lo stesso, pianure e buchi su cui si era depositata la polvere dei millenni.
Non avendo svaghi con cui distrarsi, Selene si gingillava con la sua collana, bellissima in verità, come già detto. Ognuno dei 28 dischetti di legno recava inciso un segno, una lettera dell’alfabeto.
La giovane principessa si domandava spesso se la Terra, che le appariva così bella ed invitante, ospitasse qualche forma di vita, microbi o principi azzurri che fossero.
Frattanto sulla Terra, nelle foreste del Nord-Europa, ignare di tale domanda trascinavano la loro esistenza genti barbare ed incivili, digiune delle più comuni regole di buona creanza.
Non sapevano scrivere ed articolavano suoni a malapena comprensibili del tipo: Uhm.., Aahmm, Ehhm..,  Iiiihhh,  insomma un vocabolario un po’ carente.
Se due persone ( si fa per dire ) s’incontravano in un crocevia nella foresta, non si rivolgevano di certo l’un l’altro con un gentile “ Prego, passi pure prima lei! ” ma incominciavano a schiaffeggiarsi con foga senza tanti preamboli né complimenti per stabilire a chi toccasse la precedenza.
La sera, vicino agli alti fuochi, si abbuffavano senza alcun ritegno mangiando con gusto ( senza lavarsi le mani! ) la selvaggina catturata durante il dì.
Quando nasceva una discussione ( ad esempio: “ Uhmm.. ahha..ee…ummmm” ) il dibattito finiva invariabilmente con lanci di ossa di animali all’indirizzo di chi non condivideva le proprie idee ( si fa sempre per dire ).
Insomma, questi popoli della nera selva erano rozzi, sguaiati, triviali, arroganti e sudici ( e si potrebbe continuare l’elenco ).    
Mille chilometri più a Sud, invece, gli abitanti di Roma e dintorni avevano già sviluppato una civiltà più ambiziosa ed articolata, costruendo acquedotti ed anfiteatri, avvalendosi di eserciti organizzati, partecipando ad un’ intensa vita politica ed elaborando aggiornati codici giuridici.
Selene, ignara di tutta questa molteplicità di eventi che stavano accadendo sotto di lei, roteava felice la sua collana seduta sul fondo di un piccolo cratere, contemplando con occhi sognanti il brillio delle stelle, riunendole in gruppi per disegnare in cielo, con la sua fantasia, nuove costellazioni da lei battezzate:  borsetta di pelle di coccodrillo,  bouquet da sposa , bel principe.
La collana, ruotando ruotando, urtò con violenza una roccia appuntita che faceva capolino dal fondo del cratere, la sua anima di filo si ruppe provocando la fuoriuscita di 12 rune, che, sfuggendo alla presa di una disperata Selene, cominciarono la lunga, spiraleggiante caduta verso il nostro pianeta.
Le ritroviamo quattro giorni dopo nei pressi di una grande betulla della selva nera.
E le ritrovò anche un guerriero delle genti del Nord, che rimase sorpreso a rimirare quegli strani ghirigori così ben incisi nel legno. Erano le lettere N  H  I  M  E  G  C  U  R  O  D  ed il punto esclamativo.
Egli le raccolse con attenzione ed inusitata garbatezza e le portò al suo villaggio.
Parenti ed amici suoi cominciarono a giocherellare con i segni ed a passar parola della scoperta ad altri parenti ed amici loro.  L’inaspettato ritrovamento provocò molta curiosità tra le genti nordiche.
Un alone di mistero circondava questa scoperta: cosa significavano quegli strani segni impressi nei dischetti di legno?   I rozzi abitanti delle scure foreste del Nord-Europa presero l’abitudine di trastullarsi, fra una battuta di caccia e l’altra, con i simboli caduti dal cielo, disponendoli in varie forme e combinazioni, provando e riprovando.
Qualcuno, più portato al pensiero astratto, scoprì con stupore che era possibile formare delle parole quando i segni venivano ordinati con accortezza e logica.
Questi primi, timidi pionieri del dizionario trovarono vocaboli quali: NEIN! ( cioè NO! ), DUMM (  STUPIDO ), GEHORCHEN ( UBBIDIRE ) e NIMM! ( PRENDI! ).
Abbozzarono persino qualche improvvisato e parziale cruciverba ( con scarso successo, a dire il vero ) nel tentativo di ammazzare ( sempre gentili, vedete? ) il tempo.
Un risultato rimarchevole però le rune discese dalla Luna lo avevano prodotto: finalmente la lingua di questi barbari popoli si arricchì.
Da suoni disarticolati,ambigui e quasi insignificanti si passò a qualche dozzina di sostantivi, verbi, aggettivi e persino avverbi o modi di dire, anche se l’evoluzione linguistica non si spinse così tanto in profondità da permettere l’acquisizione, da parte loro, di un sia pur minimo galateo.
Non conoscendo la S, la D, la B, la T o la doppia V, non potevano certo chiedere “ Wie heien Sie?” (Come si chiama? ) oppure ringraziare con un “ Danke!” (Grazie! ) od ancora invitare con “ Bitte” ( Prego ). Probabilmente non era neppure molto chiaro, nella loro mente, quali fossero i loro posti nel creato e le proprie aspirazioni, non riuscendo infatti a pensare “ Ich bin” ( Io sono ) e neanche “ Wollen” (Volere).
Più che altro erano usi a dirsi brevi comandi (  Fai, Devi...)  e la loro condotta lasciava ancora a desiderare ma, perlomeno, certe controversie che in tempi precedenti si sarebbero tramutate in zuffe paurose condite di botte da orbi potevano ora essere risolte con brevi dialoghi ( “ Dico bene io!”  “No,io!” e poi giù un piccolo schiaffo ).
Il progresso, dunque, risultava evidente.
Anche se rimanevano zoticoni, sgraziati e per giunta un po’ tonti.
Sul nostro neanche tanto piccolo satellite, frattanto, la principessa derubata dal destino del suo bell’ornamento piangeva, disperata, la sua triste sorte.
Aveva sempre gelosamente conservato la collana come ricordo prezioso del padre ed era rimasta con un pugno (piccolo ) di rune in mano ed un lungo filo spezzato, ormai inutile.
Fu consolata solo dalla cugina, Falce Dorata, che le comunicò di essere a conoscenza di un falegname disposto a rifarle il gioiello tale e quale, pur di poter disporre di un disegno del prezioso ornamento andato distrutto.
Selene, rinfrancata, impugnò una penna d’oca che intinse d’inchiostro per dipingere i suoi desideri e, nel far ciò, aprì la mano destra e le 16 residue rune si dispersero nella tenuissima atmosfera, attirate poi dalla Terra e dal richiamo delle sorelle, seguendo la sorte delle quali finirono anch’esse col precipitare nelle oscure selve germaniche.
L’arrivo di questi ulteriori rinforzi determinò, nelle pignole e squadrate teste che abitavano quei freschi luoghi, un addolcimento ( era giunta anche l’UMLAUT , cioè la dieresi ) dei suoni e dei modi di esprimersi.
Il dizionario a disposizione divenne di colpo infinitamente più ricco e vario, vennero acquisite maniere educate di rapportarsi col prossimo e finalmente finirono i modi rudi e crudi di condurre dispute ( schiaffi, pugni e calci ) per lasciar posto ad una lodevole dolcezza.
Aguzzando le orecchie tra i tronchi delle selve nerissime, tra un ramo di abete ed un cespuglio di more, non era difficile imbattersi in amene conversazioni quali “ Ich habe oft Halsschmerzen, und dann bekomme ich immer Penizillin” (  Ho spesso mal di gola, e allora mi prescrivono sempre la penicillina )  “ Vielleicht kaufen Sie ein Medikament aus Pflanzen, zum Beispiel Echinacea-Tropfen” ( Magari compri un medicinale a base di erbe, per esempio Echinacea in gocce” “ Na gut, also dann danke “ ( Va be’, allora grazie ) “Also gute Besserung!” (Allora pronta guarigione! ).
Un giorno poi qualcuno osò addirittura  pronunciare “ENTSCHULDIGUNG ” ( Scusi ).
E non solo le nordiche genti acquisirono le forme di cortesia, accadde molto di più!
I nuovi  modi di esprimere le idee favorirono l’improvvisa esplosione di parole composte con ricadute imprevedibili per le nuove tecnologie con la vettura del popolo (VOLKSWAGEN), la scienza con la radiazione da frenamento (BREMSSTRAHLUNG), l’arte con lo scultore (BILDHAUER) e gli studi filosofici  con l’antitesi (GEGENSATZ ).
Una civiltà evoluta ed al passo con i tempi fiorì tra le stupende abetaie e le lastricate strade romantiche, tra i laghi lisci come specchi ed i fiumi impetuosi.
Una civiltà piombata dal cielo, caduta dalla Luna.
Come era potuto succedere? Così! Era caduta ( la runa ).         Era accaduto.
Questa neonata civiltà donò alle arti, alle discipline scientifiche ed all’astrazione filosofica splendide menti e, del periodo intermedio in cui solo 12 rune si erano depositate sulle nere foreste, non restò che una diffusa tendenza ad obbedire acriticamente alle direttive impartite, quasi mancasse il senso di responsabilità e tutti si sentissero un po’ fanciulli, bisognosi della guida di altri più maturi, più adulti.
Qualche decina d’anni dopo, un gentile principe tedesco, colto, raffinato e con una predilezione, nel vestire, per i toni blu sfumati od azzurri, si sorprese a pensare, lo sguardo sognante fisso al disco lunare specchiantisi in un laghetto : “Chissà se lassù, su quella sfera tanto lucente e bella, esistono forme di vita a noi similari, siano esse piccoli vermi o affascinanti principesse”.      

                                             Pietro Rainero








sabato 29 marzo 2014

IN USCITA: SANDRA CARRESI, "I CRISTALLI DELL'ALBA"




I CRISTALLI DELL’ALBA
La nuova raccolta poetica di Sandra Carresi


E' uscita da pochi giorni la nuova "fatica" letteraria della poetessa fiorentina Sandra Carresi. La nuova silloge poetica, che porta il titolo evocativo "I cristalli dell'alba" è stata pubblicata da TraccePerLaMeta Edizione, l'attività editoriale dell'omonima casa editrice dove la Carresi figura tra i soci fondatori.
Il nuovo libro si apre con una nota critica firmata dallo scrittore, critico Nazario Pardini che ne rintraccia la suggestività del verso e si chiude con un apparato critico finale ad opera di Lorenzo Spurio dove si sottolinea, invece, l'impronta sociale di varie liriche dove il lettore conoscerà una poetessa forte nei suoi insegnamenti morali che non manca di osservare con disgusto le iniquità sociali del nostro oggi.

Nazario Pardini nella prefazione scrive: 
Una silloge, questa nuova di Sandra Carresi, vivace, intensa, di proteiforme valenza, dove ogni emozione trova corpo in versi duttili e generosi, ora brevi, secchi, ora ampi, aperti; disposti e disponibili a seguire l’ondulazione delle intime vicende. Insomma una silloge che racconta la vita, in tutte le sue forme, le più dolci e le più crude: sottrazioni, scottature, illusioni, speranze, delusioni, rammarichi, quietudini; realtà quotidiane, minuziose, occasionali; slanci onirici; un realismo lirico, comunque, di grande impatto umano, dove è facile ritrovarci, dove ognuno di noi, leggendosi, ascolta un brandello della sua storia. E mi piace iniziare la mia esegesi da questi versi incipitarî che fanno da prodromico avvio ad una voce spontanea, libera, pulita, e architettonicamente movimentata; una voce che sa raggiungere apici di non comune fattura ispirativa.


Scheda del libro:


Titolo: I cristalli dell'alba
Autrice: Sandra Carresi
Prefazione: Nazario Pardini
Postfazione: Lorenzo Spurio
TraccePerLaMeta Edizioni, 2014
Pagine: 100
ISBN: 978-88-98643-16-5
Costo: 10€
Link all'acquisto


Info:



venerdì 28 marzo 2014

LA POESIA E' VIVA: "VIDEO: INCONTRO E LETTURE"



Si tratta di un'ora circa di poesia e un po' di musica... poeti che, di sicuro, brillano per coraggio 
e volontà, e non solo. La poesia è viva, ora ne abbiamo qualche prova in più!

BUONA VISIONE E BUON ASCOLTO: E' LA POESIA CHE VI CHIAMA

https://www.youtube.com/watch?v=dVvlIbjFWSA&feature=youtu.be

N. PARDINI: "PRIMAVERA", DA "SUONI DI LUCI ED OMBRE", 1998




Nazario Pardini

Primavera

Rientrano da luci consumate
gli uccelli tra le fronde della sera
e portano con sé sapori d’erba
fresca fragranti.
             Danzano le foglie
delle buttate prime di stagione
da un’aria carezzate di speranza. 
Una canzone s’ode da lontano
profumata di  verde e primavera
continua negli svoli della sera
delle rondini brune. Dietro il poggio
si affoga roggio il sole e non appaga
l’ultima voglia dei ricami d’oro
nel cielo che l’azzurro spiove a terra.

Non diparte il profumo né riposa,
neppur di notte; al suolo stagna peso
e sapido trabocca primavera (da Suoni di luci ed ombre. ETS. Pisa. 1998).


giovedì 27 marzo 2014

PASQUALE BALESTRIERE SU "VERSI D'OTTOBRE", DI CARLA BARONI

CARLA BARONI
VERSI D’OTTOBRE
di Pasquale Balestriere


C’è il sapido languore dell’autunno, reale e metaforico, con tutto il suo carico semantico e allusivo in questi “Versi d’ottobre” della nota poetessa ferrarese Carla Baroni; e c’è l’assorta  ma disincantata atmosfera in cui si muove chi per la vita è passato, cogliendo e cospicuamente registrando sensazioni e affetti  che rendono l’esperienza umana degna di essere vissuta.
Questa pubblicazione, impreziosita da splendide incisioni di  Vito Tumiati  che rappresentano le costellazioni dello zodiaco,  è  frutto di un premio editoriale: la silloge ha vinto infatti il concorso nazionale di poesia “Libero de Libero” del 2011, XXVII edizione. 
Io non so se il senso di misura e di equilibrio, che gradevolmente si coglie  nel progressivo snodarsi dei versi e delle liriche, sia il pregio più notevole di quest’opera e di tutta la poesia di Carla Baroni. So però con certezza che questi due elementi danno dignità al suo modo di esprimersi poeticamente: i toni non sono mai smodati;  i sentimenti, mai urlati,  appaiono smussati da ogni retorica e ridotti  all’essenzialità; persino i versi hanno cadenza endecasillaba pressoché fissa, con ritmi quasi sempre piani e riposati.
Centrale è, sotto il profilo dei contenuti, l’elemento biografico (senza il quale  - a mio parere- non può esistere in alcun modo la poesia, visto che questa ha nella vita dell’uomo l’unica possibilità di uscire dalla virtualità), il quale è spesso letteralmente sommerso da una fibrillazione creativa che genera versi di grande intensità e bellezza con qualche venatura gnomica. In questo contesto, con il supporto della memoria, il presente  fa i conti con il passato:  o forse è il contrario, senza che cambi il risultato.  Perché è proprio da questo cozzo di tempi o di epoche, di realtà diverse  e dalla percezione di esse, che prorompe la forza poetica della poetessa ferrarese: da un lato il passato della possibile felicità, dall’altro il presente, spoglio di piaceri e segnato dalla solitudine  (“Ora il dopo è venuto senza odori ,/ senza una voce a vellicare l’aria / la fiamma che ci ardeva un’onda spenta / disperse le sue ceneri nel vento.”), che precipita all’occidente della vita. Un presente dolorosamente percorso dai postumi di una sottrazione, di un furto di felicità operato dalla natura malvagia  nei confronti di “una come me / segnata (...) da maligna stella”.
Eppure una soffusa dolcezza  spesso trama il mondo artistico di Carla Baroni, animandolo con presagi e risorgenti speranze: “E i sentieri usati rinverdiscono, / scoprono muschi nuovi a fecondare / i sassi lastricati del deserto / dove la sabbia luccica alla luna / la luna nuova, luce che ritorna / per impervi tracciati a riattizzare / l’ostinato stoppino alla speranza.”  Una dolcezza che arriva alle orecchie e al cuore del lettore con la musicalità di un  endecasillabo armoniosamente fluido e rotondo. Accattivante.
La poesia della Baroni procede per intuizioni e svelamenti, per stupori e rapimenti, per ricordi e dolorosi rimpianti. E sempre attinge a piene mani dalla vita.
“Versi d’ottobre” è un percorso poetico di ventitré liriche che, in modo carezzevole e suadente, ci offrono  una splendida realizzazione artistica, frutto di una passione creativa profonda e durevole, intensa e partecipata.
Il lettore accorto vi sentirà pulsare un cuore. Che indomito passa attraverso la vita, cogliendone i fiori della gioia e del dolore. In estenuati  autunni, in versi d’ottobre.

                                       Pasquale Balestriere


Carla Baroni, Versi d’ottobre, Edizioni Confronto, Fondi  (LT) 2012

SALVATORE D'AMBROSIO SU "I SIMBOLI DEL MITO", DI N. PARDINI




Recensione
a
Nazario Pardini: I simboli del mito
1° premio Città di Pomezia 2013
Edizione Il Croco/Pomezia-Notizie, 2013

   La silloge di Nazario Pardini , vincitrice del 1° premio Città di Pomezia 2013, è una raccolta che non trova difficoltà ad essere collocata nella categoria dell’atemporale, dell’aspaziale.
   Nella lettura si evince subito che il poeta è legato all’ieri dal cordone ombelicale dei ricordi di una scolarità, a sua volta legata ad una lirica che esalta anni in cui l’etica è il perno fondante dell’umana specie. Coltiva il Pardini la mistica di fare versi conservando certi preziosismi verbali radicati nella più profonda ed originale delle forme classiche:



Mori i capelli
sulle bionde guance
………………
I tremiti dell’onde
sulle selvagge sponde….

   Forme queste inaccessibili oggi forse, a chi si è fatto sempre più intimorire nell’usare la parola come mezzo e strumento per narrare le pulsioni più intimistiche.    
Il poeta che in apparenza subitanea sembra impiantare la sua poesia su di uno schema da tragedia classica, in effetti sconvolge questo schema facendo macerie di quel lessico ma conservando, ed è qui la preziosità, quella tensione emotiva che, sebbene nella modernità, fa del suo verseggiare una poesia classica:
Spirava la radura
fra nebbie pallide
zefiri divini
a ingannare fanciulle
e sotto vesti la luce
traspariva le forme….

   Il poeta Pardini fa in questa silloge un’operazione di rinnovamento e di riciclo della classicità.
   La sua creatività non mette da parte la realtà storica del verseggiare, anzi diventa  nuovo strumento per raccontare, parlare alle masse, perpetuare il legame tra vita e letteratura:

Ti puoi immaginare dolori
grandi, smisurati
che la Storia ripete
su spazi che si perdono nel tempo.

   Il Poeta dimostra che si può parlare ancora al mondo, anche se la realtà è allo sfascio, con protezionismi, nepotismi, sofismi che tendono a piegare ai pochi le intelligenze dei tanti.
   Con l’aggravante della scomparsa di eroi 
del calibro di Ettore, Achille, Ulisse che sebbene sanguinari, perseguono obiettivi estranei a qualsiasi mistificazione politica. La storia e la sua memoria vivono di eterna attualità nei suoi versi. Sembrano dire :”il passato non si dimentica”. È così. Non c’è futuro senza storie del vissuto:

… guardo la piana
rianimando versi
di Scuola Siciliana…

   Non sfugge al lettore acuto, quanto sia attento il poeta Pardini nell’annoverare tra i simboli del mito, anche tutte quelle terrene presenze che all’ apparenza sembrano banali ma che nella loro continua perpetrazione rappresentano invece, l’ indecifrabilità del mondo. Ecco allora la motivazione della lirica dedicata alla pianta mito tra i miti e scrigno di tutti gli odori e i simboli della classicità: il lauro.

… racconta al sole il luccicante lauro……
… freme la bocca tra le foglie tumide……
… nei lucidi riflessi dell’alloro…………….
... recido per forgiarne una ghirlanda……

   La sua poesia è come la musica Jazz, che senza rinnegare il passato costruisce nuove forme musicali le quali nascendo dal mito classico, diventano loro stesso mito. L’impianto stilistico riecheggia senza diventare decadente classicismo. Ne è la riprova la lirica, L’ultimo dono, dove il ricordo dell’ esordio di un amore adolescente contiene il tutto della vita : .. e il lento incedere vedeva/ del nuziale corteo. Della morte: .. già filtravano i raggi/ dentro l’ Ade …   Dell’oblio: ma il tempo non avesti, Orfeo, /di gridare Euridice / che l’immagine svanì … E infine dell’eterno perpetuarsi: … ed un sorriso di pianto,/è l’ultimo dono che mi resta/tra i simboli dei miti/che uniti noi ascoltammo/fulgenti di bellezza.
   E si chiude con un mito tra tutti assoluto, ineguagliabile, irrinunciabile: il mito della bellezza, che qui non è solo riferito a quello della sua giovane compagna e a se stesso, ma anche alla bellezza degli antichi eroi della classicità a cui noi tutti popoli mediterranei ancora oggi ci sentiamo indissolubilmente legati.

                                 Salvatore D’Ambrosio