IL FASCINO DEL SONETTO
alcune riflessioni poetiche leggendo
alcune riflessioni poetiche leggendo
Tullio Mariani : IN TARDA STAGIONE
Edizioni Helicon - marzo 2014 pag.
80
€. 11,00
A cura di Roberto Mestrone collaboratore di Lèucade
“Roberto,
sarebbe un onore e un privilegio avere la tua sincera opinione sul mio modesto
lavoro”.
Con queste
poche parole Tullio Mariani mi invita alla lettura dei suoi versi
inseriti nella silloge In tarda stagione, stampata lo scorso marzo sotto
l'egida delle Edizioni Helicon.
Sottotitolo:
Quarantacinque sonetti e un canto di viaggio.
La
prefazione del comune amico Rodolfo Vettorello – accurata, sapiente
e circostanziata – toglie molto spazio a riflessioni accademiche che anch'io
avrei voluto condurre.
Sul profilo
letterario dell'autore desidero premettere che Tullio Mariani io lo ritengo uno
dei più sensibili ed estrosi cultori viventi del sonetto.
È consapevole del suo destino di poeta: comporre
versi è come esporsi a nudo, e in questa veste monda – da limpido cantastorie con
l'umile strumento della penna – riesce a districarsi nella “gabbia metrica” dei
quattordici versi con la destrezza di un funambolo, permettendosi anche licenze
e varianti a dispetto dei canoni classici.
L'enjambement
è il suo punto di forza: lo sa adoperare con impareggiabile maestria ed
elegante disinvoltura, così da annullare il ritmo cantilenante che la prosodia,
col rispetto costante delle accentazioni, impone alla breve espressione metrica
in endecasillabi.
Ma la
perizia di Mariani espressa nella tecnica versificatrice rappresenta solo la
parte emersa del suo iceberg di ingegno.
Le sue
liriche si apprezzano e si fanno amare soprattutto per il vigore emotivo che
sprigionano, per la veemenza dei sentimenti covati in un cuore che piange
assistendo alla morte di un albero. L'incuria, l'insipienza e l'ignoranza
umana spesso ghermiscono con avventatezza il pugnale del boia per fare scempio
della natura: a uccidere una storia basta poco...
Cogliere le
pulsioni interiori che lo animano leggendo i suoi componimenti è impresa
facile: saltellando dalla prima sezione (Amicizie e affetti) all'ultima lirica
(Tutto qui) scopriamo i punti cardine
che sorreggono l'impianto lirico dell'opera: l'esaltazione dell'Amicizia, quale
rimedio per continuare il gioco di passato e di presente che tiene unita
l'umana specie, e il conforto di scriver versi, valido aiuto per non
soccombere alla vita e àncora di salvezza per il vascello dei sogni.
Qui non ci
si limita ad accarezzare con dolcezza le ali della nostalgia.
Nelle strofe
che conservano ricordi deboli e distanti di antiche storie, sogni
andati e perdute lotte, si cela la zampata del verso leonino pronto a
difendere con tenacia – dalla vacuità del nuovo oggi... senza alcun
sogno, senza alcun rimedio – l'orgogliosa scorza di rughe e cicatrici.
È questa la missione del poeta: esaltare i valori che
da sempre cementano la saggezza dell'uomo e difendere l'universo dimenticato
delle piccole cose: il soffio amico del vento tra le spighe, l'odore
del fieno, un tramonto scenografico, il rintoccare delle campane al
vespero.
Dovrei
ancora riempire fogli interi con commenti alle strofe che ho divorato con
l'affetto e il trasporto del lettore entusiasta del Bel Verso. Vorrei
trasmettervi l'emozione da groppo in gola nell'incontrare un Albatros di
cui Baudelaire andrebbe fiero, oppure disquisire su alcuni sottotitoli di
liriche dedicate a Manuel Machado, a Luciano Erba o Amado Nervo.
Ma ancora
non basterebbe a delineare in maniera esaustiva la poetica dell'autore.
Vi invito
quindi ad avvicinarvi al libro e scoprirne le meraviglie che cela.
Non mi
coglierà lo stupore se verrete a confidarmi le vostre emozioni, dopo la
lettura. Alcune volte io e Tullio ci
siamo dilettati nel recitare – l'uno all'altro vicendevolmente – le poesie che
più ci stavano a cuore... i frutti più preziosi del nostro albero chiuso in
petto.
Non ridete
se vi confesso che dagli occhi di entrambi è scesa qualche lacrima.
Ma quel
breve pianto ci ha allargato i cuori. Succede. È un
prodigio della Poesia suscitare
commozione profonda.
Voi, se
vorrete, fatene un viatico di questo libro.
Spesso,
sotto le vesti di un poeta, si cela l'anima di un maestro di vita.
Roberto Mestrone
Grazie a Tullio Mariani, che conosco di fama e, purtroppo non di persona e
RispondiEliminaal caro Roberto Mestrone, che attraverso le sue parole vibranti di esperienza, di tecnica e soprattutto d'amore, passa il testimone, sollecitandoci a leggere
la magnifica creatura del Poeta! Un abbraccio a Roberto, all'adorato Professor Nazario e un saluto ammirato al grande Tullio Mariani,
Maria Rizzi
Fu il pudore, Roberto,
RispondiEliminache mi proibì d’essere il primo
a commentare chi di me ha parlato,
la persona che stimo
e che mi ha valutato
oltre ogni mio valere, ogni mio merito.
Se hai apprezzato la mesta mia poesia
grazie Roberto, e grazie anche a Maria.
Tullio
In queste riflessioni di Roberto Mestrone si avverte, al di là di una sicura competenza metrica (non ingabbiata, però, ma aperta alle varianti, alla modernità "così da annullare - cito testualmente - il ritmo cantilenante che la prosodia impone" al genere espressivo). Si nota - dicevo - l'emozione, il "groppo in gola" di un'empatia verace e profonda che lo lega all'autore: quella commozione che, sola, può nascere dal miracolo della poesia e coniuga ineguagliabilmente stima ed amicizia.
RispondiEliminaSandro Angelucci