UMBERTO CERIO COLLABORATORE DI LÈUCADE |
PAUL VERLAINE
IL PLEURE DANS MON CŒUR
Il pleut
doucement sur la ville.
Arthur Rimbaud
Il pleure dans mon cœur
Comme il pleut sur la ville ;
Quelle est cette langueur
Qui pénètre mon cœur ?
O bruit doux de la pluie
Par terre et sur le toits !
Pour un cœur qui s’ennuie
O le chant de la pluie !
Il pleure sans raison
Dans ce cœur qui s’écœure.
Quoi ! nulle trahison ?...
Ce deuil est sans raison.
C’est bien le pire peine
De ne savoir pourquoi
sans amour et sans haine
mon cœur a tant de peine !
(da :Romance san parole)
PIANGE DENTRO IL MIO CUORE
Piove dolcemente sulla città.
Arthur Rimbaud
Piove
dentro il mio cuore
come
piove sulla città;
cos’è
questo languore
che
entra nel mio cuore?
O
dolce cadere di pioggia
sulla
terra e sui tetti!
Per
un cuore che si annoia
o
canto della pioggia!
Piange
senza ragione
in
questo cuore pieno di nausea.
Che!
Nessun tradimento?...
Questo
lutto è senza ragione.
Non
sapere il perché
è
la pena peggiore
senza
amore e senz’odio
il
mio cuore è pieno di pena!
LE
CIEL EST, PAR DESSUS LE TOIT
Le Ciel est, par-dessus le toit,
Si bleu, si calme !
Un arbre, par-dessus le toit,
Berce sa palme.
La cloche, dans le ciel qu’on voit,
Doucement tinte.
Un oiseau sur l’arbre qu’on voit
Chante sa plainte.
Mon Dieu, mon Dieu, la vie est là,
Simple et tranquille.
Cette paisible rumeur-là
Vien de la ville.
-Qu’as-tu fait, o toi que voilà
Pleurant sans cesse,
Dis, qu’as- tu fait, toi que voilà,
De ta jeunesse ?
(da :
Sagesse)
IL
CIELO E’ AL DI SOPRA DEL TETTO
Il
cielo è al di sopra del tetto
Così azzurro, così calmo!
Un
albero, al di sopra del tetto,
culla la sua palma.
La
campana, nel cielo che si vede
Ha dolci rintocchi.
Un
uccello sull’albero che si vede
Canta il suo lamento.
Mio
Dio, mio Dio, la vita è lì,
Semplice e tranquilla.
Questo
tranquillo brusio
Viene dalla città.
Cos’hai
fatto, o tu che ora
Piangendo senza tregua,
Dimmi,
cos’hai fatto ora
della tua giovinezza?
Quanto a Verlaine, la sua maledizione consisteva soprattutto nella sua pietosa debolezza morale; e il testo più calzante, sotto questo aspetto, lo si trova nell'ultima strofa della Chanson d'automne:
RispondiEliminaEt je m'en vais
au vent mauvais
qui m'emporte
deça, delà
pareil à la
feuille morte.
Di qua, di là. Precisamente. La sua sventura fu essenzialmente questa: d'essere un uomo disarmato contro gli impulsi, esposto a tutti i rischi del capriccio e a tutte le raffiche dell'istinto momentaneo, abbandonato in balìa di se stesso, che è quanto dire del suo più pericoloso nemico. Foglia sbattuta da cattivo vento. Ottime traduzioni. Colgono in pieno lo spirito e la forma del maudit.
Nazario
Due liriche, queste tradotte brillantemente da Umberto Cerio, che dicono esattamente alcune caratteristiche della poesia di Verlaine: leggero e languido abbandono alla precarietà e al taedium vitae, quella vita, con la quale il poeta non sa peraltro stabilire un rapporto confidenziale e fecondo; e poi il senso malinconico del fluire delle cose, venato di disincanto e sottolineato dal vuoto interiore. Ma i versi hanno una musicalità pervasiva ( che ritrovo nella tornita traduzione), che lascia il lettore in una sorta di estatica stupefazione.
RispondiEliminaPasquale Balestriere
Impressionante, a mio umile avviso, la forza che la traduzione di Umberto Cerio, riesce a conferire soprattutto alla seconda lirica "Il cielo al di sopra del tetto", precedente alla conversione, eppure palpitante di un riavvicinamento a Dio. La lirica è scritta in prigione e il nostro Cerio riesce a rendere visibili 'la campana, nel cielo che si vede' e 'canta il suo lamento'... Ci consente di immaginare l'itinerario spirituale di Verlaine. L'intensità del sentimento non è inferiore alla freschezza dell'arte. E la saggezza permea tutti i versi, divenendo il tramite del pentimento sincero.
RispondiEliminaE' una lirica che stordisce per la musicalità e la purezza incandescente!
Un ringraziamento al grande Autore che ha saputo rendere Verlaine dannatamente umano... Maria Rizzi