Franco Campegiani collaboratore di Lèucade |
RIFERIMENTO A:
http://nazariopardini.blogspot.it/2014/08/claudio-fiorentini-riflessioni-sul-tempo.html
DI AGOSTO
Il Presente esiste? Si direbbe di no, se nel momento in cui lo
nomino è già scivolato nel Passato. Nel fluire inesorabile del tempo, non
sembra esserci spazio per il Presente. Noi parliamo di "tempi
attuali", è vero, ma l'Attualità non è che un ritaglio arbitrario nello
scorrere del tempo, un comodo "fermo immagine", del tutto abusivo,
nell'incessante movimento diacronico del divenire. Il Presente è un'altra cosa:
è quel "Non-tempo" di cui parla Claudio Fiorentini, che si trova fra
le pieghe del Tempo e che all'improvviso scioglie le parentesi, interrompendo
quel lineare processo che chiamiamo "Durata", il quale viene dal
Passato e corre verso il Futuro. In tal modo il Tempo si rinnova, rivelando che
la sua vera e interna legge è ciclica anziché lineare.
Conosco e frequento Claudio da qualche anno, così mi sembra di
poter dire, con discreta e ragionevole certezza, che la sua visione del mondo
sia focalizzata su quell'attimo fuggente (ma non per questo chimerico) che
esprime in modi unici e irripetibili la continua e sorprendente novità della
vita. Non a caso, immagino, egli ha intitolato "L'incauta magia del
mentre" un suo noto testo poetico (Kairos editore), dove il
"mentre" sta esattamente ad esprimere quel "Non-tempo" di cui
stiamo parlando, quella parentesi ritagliata nello scorrere del Tempo, del
fluire del Passato verso il Futuro. Il "mentre" è per l'appunto il
Presente (eterno) che fa irruzione nel Tempo per scuoterlo dal suo torpore.
Dice Fiorentini: "Il mito dell'eterno ritorno, la rievocazione del caos
primordiale, il tempo zero, l'inizio di tutto è racchiuso in un attimo in cui
non esiste il tempo".
Ed è la rigenerazione del Tempo, l'avvio di tempi nuovi, la
nascita di un nuovo mito, la rivelazione di un inedito senso della vita. In
quei momenti di grazia l'uomo ha la percezione di essere finalmente vivo, e non
più di "lasciarsi vivere", come giustamente dice Maria Rizzi. O
meglio di lasciarsi morire, "divorare dalla voracità dell'oblio",
come scrive Nazario Pardini. In quei momenti di pausa riflessiva, si fa il
vuoto mentale e ci si rigenera, si fa un nuovo pieno di energia creativa. Senza
il Non-tempo (che a mio avviso è l'eterno Presente da cui tutto viene e verso
cui tutto va) noi non riusciremmo a sentirci vivi e ci troveremmo catapultati
nella morte del Tempo, nella disperazione di un viaggio senza senso. Ha ragione
Matteo a ricordare "l'importanza del viaggio oltre che della meta",
con l'aggiunta da parte mia che un viaggio senza meta è accettabile, ma un
viaggio senza senso (cognitivo) no.
Franco Campegiani
Nessun commento:
Posta un commento