domenica 24 agosto 2014

FRANCO CAMPEGIANI: "RIFLESSIONI SUL TEMPO"

Franco Campegiani collaboratore di Lèucade
RIFERIMENTO A:
http://nazariopardini.blogspot.it/2014/08/claudio-fiorentini-riflessioni-sul-tempo.html
DI AGOSTO

Il Presente esiste? Si direbbe di no, se nel momento in cui lo nomino è già scivolato nel Passato. Nel fluire inesorabile del tempo, non sembra esserci spazio per il Presente. Noi parliamo di "tempi attuali", è vero, ma l'Attualità non è che un ritaglio arbitrario nello scorrere del tempo, un comodo "fermo immagine", del tutto abusivo, nell'incessante movimento diacronico del divenire. Il Presente è un'altra cosa: è quel "Non-tempo" di cui parla Claudio Fiorentini, che si trova fra le pieghe del Tempo e che all'improvviso scioglie le parentesi, interrompendo quel lineare processo che chiamiamo "Durata", il quale viene dal Passato e corre verso il Futuro. In tal modo il Tempo si rinnova, rivelando che la sua vera e interna legge è ciclica anziché lineare. 
Conosco e frequento Claudio da qualche anno, così mi sembra di poter dire, con discreta e ragionevole certezza, che la sua visione del mondo sia focalizzata su quell'attimo fuggente (ma non per questo chimerico) che esprime in modi unici e irripetibili la continua e sorprendente novità della vita. Non a caso, immagino, egli ha intitolato "L'incauta magia del mentre" un suo noto testo poetico (Kairos editore), dove il "mentre" sta esattamente ad esprimere quel "Non-tempo" di cui stiamo parlando, quella parentesi ritagliata nello scorrere del Tempo, del fluire del Passato verso il Futuro. Il "mentre" è per l'appunto il Presente (eterno) che fa irruzione nel Tempo per scuoterlo dal suo torpore. Dice Fiorentini: "Il mito dell'eterno ritorno, la rievocazione del caos primordiale, il tempo zero, l'inizio di tutto è racchiuso in un attimo in cui non esiste il tempo". 
Ed è la rigenerazione del Tempo, l'avvio di tempi nuovi, la nascita di un nuovo mito, la rivelazione di un inedito senso della vita. In quei momenti di grazia l'uomo ha la percezione di essere finalmente vivo, e non più di "lasciarsi vivere", come giustamente dice Maria Rizzi. O meglio di lasciarsi morire, "divorare dalla voracità dell'oblio", come scrive Nazario Pardini. In quei momenti di pausa riflessiva, si fa il vuoto mentale e ci si rigenera, si fa un nuovo pieno di energia creativa. Senza il Non-tempo (che a mio avviso è l'eterno Presente da cui tutto viene e verso cui tutto va) noi non riusciremmo a sentirci vivi e ci troveremmo catapultati nella morte del Tempo, nella disperazione di un viaggio senza senso. Ha ragione Matteo a ricordare "l'importanza del viaggio oltre che della meta", con l'aggiunta da parte mia che un viaggio senza meta è accettabile, ma un viaggio senza senso (cognitivo) no. 

Franco Campegiani  

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