Maria Rizzi collaboratrice di Lèucade |
Tempo
A PROPOSITO DI: "RIFLESSIONI SUL TEMPO"
“Voglio vivere.
Ora lo so disperatamente. E forse è tardi. Ho finito il fiato, le unghie
praticamente non esistono più e le gambe...
Ho
camminato, funambolo idiota, sull’evanescenza delle parole, lasciando credere
agli altri, a me stesso, che nulla poteva incutermi paura.
Il
palcoscenico, i deliri della folla, i viaggi, la vita di lusso, aiutano a
perdere il senso del reale. Diventi mito e non cogli l’aspetto ridicolo di
questo termine.
Voglio vivere e
ogni respiro si trasforma in scheggia di ghiaccio, mentre i demoni
dell’esistenza condotta fino a ieri mi perseguitano assetati.
Sono stato
fortunato. O forse prescelto, visto che possiedo una voce straordinaria e un
aspetto fisico attraente. Ho potuto scegliere di abbandonare gli studi dopo la
maturità e dedicarmi alle audizioni. E ho lottato poco. A ventidue anni il mio
primo disco era in vetta all’hit-parade e rappresentavo l’idolo degli
adolescenti. Una vita in discesa; una vita di rock, donne, eccessi.
I topi
raspano…Alcuni di loro sono grandi quanto scoiattoli. Il vento della notte
fischia e miagola. Si sono allontanati tutti.
Il tempo si
affolla nella mente come manciata di cristalli. Non ho saputo cavalcare l’onda
della popolarità. Poco tenace? Forse troppo distratto dai soldi, dai vizi. Mi
era comunque concesso vivere di rendita. Le feste, l’alcool, qualche
striscia…le compagne belle, passionali.
L’amore? Elena,
i capelli corvini sciolti sulle spalle, il suo profumo che sapeva di musica,
gli occhi color miele e il sorriso incantevole… Le illuminava tutto il volto,
era contagioso. Sentivo che sposarla avrebbe significato darsi da fare per
conservarglielo e sapevo di non esserne capace. L’unica storia importante nei
miei trentacinque anni. Avrei avuto tempo…
Ho sete. Un
urlo di carne esala il suo respiro silenzioso. La voce, che mi ha dato tutto,
non esiste più.
Nel mio
atteggiamento egocentrico, puerile, arrogante, non mi sono mai chiesto se
esistesse uno scopo nella vita. Ora, nell’inferno dei ricordi, incontro tutti
gli scopi e mi vergogno.
Non avrei
dovuto trascurare gli affetti… Mio padre, curvo da sempre sulla pialla, seduto
sin da piccolo solo sulla sedia del dovere, non voleva un idolo, ma un figlio
che di tanto in tanto si fermasse a cenare con lui, lo ascoltasse, gli
sorridesse e magari guardasse in silenzio la televisione sul vecchio divano di
pelle.
La mamma era
orgogliosa per me, non di me… come ho potuto non capirlo? Mi carezzava con gli
occhi fondi e parlava sempre di meno. Era in attesa…
I miei due
fratelli, gli amici d’infanzia lasciavano messaggi nella segreteria telefonica,
attendevano una visita improvvisa, ma io consumavo gli anni con le persone
nuove, “affini”… Per gli affetti scontati ci sarebbe stato tempo…
Tempo… Forse la
fine del mondo è più vicina del minuto appena passato, perché quello lo abbiamo
perduto per sempre, non c’è scampo.
Perché lo penso
soltanto adesso? Tra le macerie di quello che era il mio pied-à-tèrre, con le
gambe intrappolate tra i sassi, esausto, afono, con la polvere che mi annebbia
la vista e mi toglie il respiro?
Una banale fuga
di gas. La palazzina è esplosa come un fuoco d’artificio. Gridavano in tanti al
primo e al secondo piano. Carla era già andata via. Io, tra i fumi dell’alcool
indugiavo nel letto. Era ora di pranzo, il portiere avrà dato per scontato che
l’appartamento fosse vuoto.
E comunque ho
urlato, fino alla fine del fiato, fino a sentire nei polmoni questo raschio.
Tra le tante proprio la “mia” è rimata inascoltata. La voce del cantante.
A una certa ora
hanno smesso di cercare. Riprenderanno domani?
Tempo… Domani
sarò ancora qui a dare segni di vita, a inventare tagli di vetro nella voce?
Voglio vivere.
Anche se quaggiù è più nero del nero, se i topi mi morderanno, se il battito
impazzito del cuore m’impedirà di riposare.
Voglio vivere
anche se le gambe non le sento più e immagino cosa significhi.
Voglio vivere…
Ho disperato bisogno di tempo.
Molto bello questo racconto, scritto da Maria Rizzi. Voglia di vita che emerge, prepotentemente, "fino alla fine del fiato"
RispondiEliminaSonia Giovannetti
Grazie infinite, Sonia, sei sempre onda di luce e non credo di meritarti!
RispondiEliminaMaria Rizzi