AGOSTO
Interessante e corposo questo saggio di Roberto
Mestrone, che parte da una riflessione di P.P.Pasolini e, dopo un lungo
scorrere nella storia dell'economia e della politica -motori ineluttabili dello
sviluppo- su cui si innesta il destino altalenante dell'Arte, si conclude con
il pensiero di Heidegger che esalta e consacra il valore della poesia
"come fondamento che regge la storia" e "il linguaggio
originario di un popolo". Non entro nel merito del complesso pensiero di
Pasolini, il quale con le sue capriole ideologiche non ci offre ancora oggi un
suo dato stabile del pensiero politico definitivo (per cui penso che andrebbe
riletto criticamente). La complessità del saggio di Mestrone consiste
nell'excursus storico dello Sviluppo del potere capitalistico, che ha, nel
tempo, ottenebrato la validità e la verità dell'Arte in genere, e della poesia
in particolare. Un destino ineluttabile che ha accompagnato il declino
dell'arte nei periodi di predominio del potere della concentrazione
capitalistica, o nell'esercizio del potere in modo assoluto nei momenti più bui
della democrazia reale e della libertà. La maggiore responsabilità tocca alla
storia dell'Occidente, non solo nelle sue ultime fasi del colonialismo (di cui
stiamo tuttora pagando le conseguenze) e delle brutture della nostra età. Si
pensi al delirio di cui erano folle preda i Flavi, quando bruciavano in piazza
i libri contenenti la grande cultura di un intero secolo che li aveva preceduti
e che deviarono l'Arte e la cultura classica. Per la poesia era il dileggio più
ingiurioso. E così via, anche se appartiene a quel periodo la convinzione che
carmina non dant panem. Ma era -ed è- proprio questa la forza esponenziale
della poesia. Perché l'Arte -e la poesia- non solo allora -ma in tutti i tempi
in cui è prevalso il senso della misura e della libertà - sono state sempre il
fulcro del pensiero e la forza di cambiare e di determinare gli eventi, come
giustamente Mestrone afferma riportando il pensiero di Heidegger:" L'Arte
non esprime o rispecchia un'epoca, ma la plasma". Come vera è anche la
conclusione del Saggio:" A noi, gnomi intelligenti asserviti ai cinici
segnali di transistor o microchip, non resta altro che salire sulle spalle dei
giganti del Sapere per meglio scorgere il cammino di luce dell'Arte".
Giusto. Difendiamo i valori che hanno sempre fatto grande l'Arte e la Poesia e
non una fragile società legata alla labilità del tecnicismo e dell'alienazione.
Umberto Cerio
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