Charlie, però (X IRES)
Nei giorni scorsi, in un clima fibrillante di
indignazione e di dolore per i tragici fatti di Parigi, di fronte alle vittime
della redazione di Charlie hebdo e delle altre vittime del terrorismo, ho subito
risposto je suis Charlie, ai tanti
appelli che mi sono giunti da molteplici parti. Ho anche fatto partire anch'io di mia iniziativa messaggi analoghi. Ho avviato,
tra laltro, un dibattito con un amico artista, che pensava
e pensa diversamente. Sono stato, sono, sarò Charlie per sempre. Non si può, infatti,
non essere contro il terrorismo e la barbarie. Per la libertà tout court, senza
se e senza ma.
Però, occorre aggiungere qualche codicillo. Certo, per
la libertà bisogna essere disposti perfino alla morte. Non si può, tuttavia,
non considerare che questo discorso che, in un ambito di civiltà come la nostra
costituita sulla cifra del liberalismo, non ammette repliche nella sua solarità
e perentorietà, non può non tener conto che innanzitutto esistono
molti altri discorsi, che le vicende storiche e le culture locali legittimano
pienamente. Ogni discorso, compreso il nostro, che è frutto di sofferenze
plurisecolari, di contraddizioni tragiche e che ha a punti fondamentali di
riferimento il Vangelo e il 1789, si deve riconoscere discorso. E il discorso,
in quanto tale, si deve nel concreto validare in rapporto agli altri
discorsi, che, se sono altri, non possono essere in tutto componibili col
discorso, a cui ci stiamo riferendo e che ci sta a cuore. Anche
questi altri discorsi ambiscono ad essere riconosciuti e rispettati. E come la norma, che, per essere norma, deve rientrare
nell'ambito delle norme. Altrimenti ne resta fuori. Come la
parola che non è mai un primum in assoluto, ma, per acquistare cittadinanza,
deve incontrarsi/scontrarsi con tutte le altre parole e prendere fra loro
residenza e fare comunanza, agire in un'interrelazionalità
fondata sulla societas. Niente nasce dal nulla, tutto diviene, dice una legge
scientifica. Nel vivere umano, il pre-dato, il tradendum, che fonda la
tradizione (che fisiologicamente è anche tradimento), è il consorzio tra gli
uomini. E, se in questo consorzio una interpretazione non concorda con laltra, bisogna darsi o pizzico ncoppa panza, come si dice a Napoli, e andare avanti in condominio
con gli altri, che hanno il diritto di avere convinzioni diverse. Proprio come
ho visto fare in Germania pochi anni fa, quando non fu mandata in scena a
Monaco di Baviera unopera di
Mozart, che doveva inaugurare unintera stagione
teatrale, perché in quel lavoro mozartiano potevano essere ravvisati aspetti
offensivi nei confronti dei musulmani, la cui presenza in Baviera e negli altri
Länder tedeschi non è irrilevante. Senza dire, infine, che forse, soprattutto
in un tempo di globalizzazione travolgente, entro il quale sono sincronici
arcaicità e modernità, nomadismo e stanzialità, qualche pensierino sul versante
teorico e laico andrebbe fatto di aggiustamento dellidea di libertà, che non può non deve funzionare in
maniera coattiva, totalitaria, assoluta. Loccasione è
buona perché ci si rimbocchi le maniche e si aiuti la libertà ad essere libera
dalla maglia stretta delle assolutizzazioni.
Ugo
Piscopo
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