Nonostante Carducci dicesse che "a
scrivere filastrocche ogni versipiùvolo ci riesce", ogni tanto mi piace
scriverle in varie forme e su vari argomenti. Queste che invio, per stuzzicare
l'appetito agli amici di Lèucade, riguardano il cibo, tema saliente in
epoca di Expo.
"Rossa rosa o trevigiano" vinse, lo scorso anno, il Premio assoluto
nella sezione speciale "Aspettando l'Expo 2015. Cibo per la mente, cibo
per la vita", al concorso "La Leonessa. Città di Brescia" come
si evince da questo link:
Il sonetto "Il pranzo per il debole
di stomaco", e "Il fricandò" si potranno leggere sul
ricettario poetico "Sapori... di versi" nel quale 23 poeti di
Accademia Alfieri raccontano le loro ricette per il buonumore in collaborazione
con la Commissione Cultura del Quartiere 5 di Firenze. Il 29 giugno p.v. presso
il N.I.C.(nuovo ingresso Careggi), alle ore 20 - viale Morgagni, Firenze, si
terrà la presentazione del ricettario, sponsorizzato dalla Coop, inserita
tra le manifestazioni organizzate per il centenario della Fondazione
dell'Ospedale di Careggi. Seguirà la degustazione di alcune ricette della
raccolta preparate dalla Coop.
Al riguardo, rimando alla pagina Facebook: https://www.facebook.com/events/475237229292789/
"Le meringhe", invece, la scrissi un giorno d'inverno che nevicava.
Lorena Turri
ROSSA
ROSA O TREVIGIANO
Se vi capita alla mano
del radicchio trevigiano,
bello, fresco e ben screziato
- rosso e panna colorato –
lo potreste anche donare,
per l’amore dichiarare,
come fosse rossa rosa
al moroso o alla morosa.
Ma se invece un tal languore
non vi piglia proprio al cuore,
ma lo stomaco lì sotto
che reclama crudo o cotto,
lo potreste cucinare
come fiore da mangiare.
E pertanto, ben lavato,
va poi in teglia sistemato,
già da prima in due diviso
col coltello ed un sorriso.
Dopo averlo un po’ salato,
se vi piace, anche pepato
e con l’olio buono unto,
ecco, siamo giunti al punto
di dar fuoco al vostro forno
- a duecento o lì d’intorno -
senza
mai dimenticare
con dell’acqua d’irrorare.
Aspettar minuti venti
e impiattar, quindi, contenti
a goduria del palato,
il radicchio ben screziato.
(Se il prezzemolo ti piace
e dell’aglio sei seguace
si può sempre insaporire
ma sol prima d’ingerire.
D’olio un filo ancor ci sta
se la dieta non si fa!)
IL PRANZO DEL DEBOLE DI STOMACO
Se c’è
tra i commensali un ammalato
di
stomaco un po’ debole o indisposto,
servito
con del cibo a lui adeguato:
del riso all’olio e brodo di castrato
pesce
o carne, bolliti oppure arrosto
due
fette di prosciutto e pane tosto
il
tutto con verdure accompagnato.
Dovrà brindare solo ad acqua fresca
e rinunciare
al dolce coi bignè
ma
avrà una mela cotta, che rinfresca.
Se il pranzo sarà parco e non da re
grave non è. Il sapore della festa
mangiare
è in compagnia… non indigesta.
IL FRINCANDO’
Proprio oggi - guarda un po’-
voglio fare un fricandò,
ch’è pietanza assai
gustosa
con verdure cotte a iosa.
(Ratatouille, se
preferite,
e il francese digerite).
La ricetta è presto
detta:
(finita è l’estate)
appezzo patate
(non più solleoni)
due o tre peperoni
(il tino ribolle)
affetto cipolle
(son caldi i colori)
e poi pomodori
(frizzanti mattine)
si taglian zucchine
(il vento è autunnale)
aggiungo del sale
(si pota la siepe)
e metto del pepe
(di nebbia un barbaglio)
dell’olio e dell’aglio
(va a scuola il bambino)
con il rosmarino
(s’accorcia anche il
giorno)
e infilo nel forno!
LE MERINGHE
Guardo
il cielo… è madreperla:
cosa porta nella gerla?
Brrr, che freddo! Sembra neve!
Sì, sì è neve, e scende lieve…
Con un
brivido, di scatto,
sente freddo pure il gatto,
che si
struscia alle caviglie…
vuole
coccole, non triglie!
Caro
micio che si fa,
se a passeggio non si va?
Ed intanto bianca e lieve
cade a bioccoli la neve.
Apro
il frigo e cosa trovo?
Guarda caso, proprio un uovo!
Sai, mio micio , che facciamo?
Ora il bianco lo montiamo
con lo zucchero velato
- grammi
ottanta calcolato -
e, per poi catalizzare
ed il
gusto potenziare,
metteremo,
come vale,
anche
un pizzico di sale.
Con la
frusta sbatto lesta
mentre
arruffo la sua testa;
delle
fusa il motorino
gli si
aziona repentino,
fino a
che di neve assume
consistenza
il nostro albume.
Ecco,
ho acceso il forno a cento
ed il
micio ha il cuor contento;
proprio
sotto s’è sdraiato
or che fuori è bianco il prato.
Sulla
teglia foderata
con la
carta già oleata,
spargo
spume a bioccoletti
come neve sopra i tetti.
A
cottura il tutto metto
e minuti cento aspetto,
con il gatto sul divano
mentre nevica pian piano.
Un
drindrin ci dice: “E’ cotto!”,
ridestandoci di botto.
Nulla
resta ormai da fare
che
lasciare raffreddare.
Micio
i baffi già si lecca
vagheggiando
una bistecca.
Io gli
dico: “Son meringhe,
ma per te ci sono aringhe!”.
E mostrandomi dolcezza,
con un “miao” mi fa carezza.
Fuori intanto, lieve lieve
è discesa tanta neve.
Lorena Turri
Brava la nostra poetessa che si cimenta con le ricette e le filastrocche!, che non sono cose di poco conto. I linguisti propongono addirittura un’etimologia da “filo” e da “strocco”, il nodulo della seta, che rimanda all’arte di filare al quale è annodata una lunga teoria di cose, che si richiamano l’una con l’altra senza connessioni logiche, ma con un forte impatto espressivo, moltiplicato dal ritmo e dalla rima…Sono sempre fantasiose, ridondanti, con continue varianti e aggiunte, situazioni nuove ed inverosimili, spesso stravaganti o bizzarre; ripropongono inseguendole da verso in verso le stesse parole, che sembrano non avere mai né fine né meta, seguendo un improvvisato humour straniante, iconoclasta e anarcoide
RispondiEliminaVi si cimenterà anche G. Rodari. Le sue filastrocche, hanno sempre un’intelaiatura e uno sviluppo che viaggia lungo il crinale del paradosso, dell’inverosimile, del surreale, addirittura del comico, ma, non dimentica mai , anche giocando, la realtà delle cose, i condizionamenti sociali con le sue ingiustizie e i suoi fermenti civili.
“Le filastrocche sono giocattoli …. Stanno alle poesie come i giocattoli stanno agli oggetti, copie in sedicesimo, fatte per un uso ludico, simulato, non ‘vero’ del mondo. Ma ..sono potentissimi …sono modellini del mondo e dell’umano operare …. Sono modelli e progetti di futuro.”
M.Grazia Ferraris