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lunedì 1 giugno 2015

LORENA TURRI: "FILASTROCCHE IN VARIE FORME"

Lorena Turri collaboratrice di Lèucade

Nonostante Carducci dicesse che "a scrivere filastrocche ogni versipiùvolo ci riesce", ogni tanto mi piace scriverle in varie forme e su vari argomenti. Queste che invio, per stuzzicare l'appetito agli amici di Lèucade,  riguardano il cibo, tema saliente in epoca di Expo.






"Rossa rosa o trevigiano" vinse, lo scorso anno, il Premio assoluto nella sezione speciale "Aspettando l'Expo 2015. Cibo per la mente, cibo per la vita", al concorso "La Leonessa. Città di Brescia" come si evince da questo link:


Il sonetto "Il pranzo per il debole di stomaco", e "Il fricandò"  si potranno leggere sul ricettario poetico "Sapori... di versi" nel quale 23 poeti di Accademia Alfieri raccontano le loro ricette per il buonumore in collaborazione con la Commissione Cultura del Quartiere 5 di Firenze. Il 29 giugno p.v. presso il N.I.C.(nuovo ingresso Careggi), alle ore 20 - viale Morgagni, Firenze, si terrà la presentazione del ricettario, sponsorizzato dalla Coop, inserita tra le manifestazioni organizzate per il centenario della Fondazione dell'Ospedale di Careggi. Seguirà la degustazione di alcune ricette della raccolta preparate dalla Coop.
Al riguardo, rimando alla pagina Facebook: https://www.facebook.com/events/475237229292789/



"Le meringhe", invece, la scrissi un giorno d'inverno che nevicava.
Lorena Turri



  
ROSSA ROSA O TREVIGIANO

 Se vi capita alla mano
del radicchio trevigiano,
bello, fresco e ben screziato
- rosso e panna colorato –
lo potreste anche donare,
per l’amore dichiarare,
come fosse rossa rosa
al moroso o alla morosa.

Ma se invece un tal languore
non vi piglia proprio al cuore,
ma lo stomaco lì sotto
che reclama crudo o cotto,
lo potreste cucinare
come fiore da mangiare.

E pertanto, ben lavato,
va poi in teglia sistemato,
già da prima in due diviso
col coltello ed un sorriso.

Dopo averlo un po’ salato,
se vi piace, anche pepato
e con l’olio buono unto,
ecco, siamo giunti al punto
di dar fuoco al vostro forno
- a duecento o lì d’intorno -
senza  mai dimenticare
con dell’acqua d’irrorare.

Aspettar minuti venti
e impiattar, quindi, contenti
a goduria del palato,
il radicchio ben screziato.


(Se il prezzemolo ti piace
e dell’aglio sei seguace
si può sempre insaporire
ma sol prima d’ingerire.
D’olio un filo ancor ci sta
se la dieta non si fa!)



IL PRANZO DEL DEBOLE DI STOMACO

Se c’è tra i commensali un ammalato
di stomaco un po’ debole o  indisposto,
potrà sedere a tavola al suo posto
servito con del cibo a lui adeguato:


del riso all’olio e brodo di castrato
pesce o carne, bolliti oppure arrosto
due fette di prosciutto e pane tosto
il tutto con verdure accompagnato.


Dovrà brindare solo ad acqua fresca
e rinunciare al dolce coi bignè
ma avrà una mela cotta, che rinfresca.


Se il pranzo sarà parco e non da re
grave non è. Il sapore della festa

mangiare è in compagnia… non indigesta.





IL FRINCANDO’


Proprio oggi  - guarda un po’-
voglio fare un fricandò,
ch’è pietanza assai gustosa
con verdure cotte a iosa.
(Ratatouille, se preferite,
e il francese digerite).

La ricetta è presto detta:

(finita è l’estate)
appezzo patate
(non più solleoni)
due o tre peperoni
(il tino ribolle)
affetto cipolle
(son caldi i colori)
e poi  pomodori
(frizzanti mattine)
si taglian zucchine
(il vento è autunnale)
aggiungo del sale
(si pota la siepe)
e metto del pepe
(di nebbia un barbaglio)
dell’olio e dell’aglio
(va a scuola il bambino)
con il rosmarino
(s’accorcia anche il giorno)
e infilo nel forno!




LE MERINGHE





Guardo il cielo… è madreperla:

cosa porta nella gerla?
Brrr, che freddo! Sembra neve!
Sì, sì è neve, e scende lieve…

Con un brivido, di scatto,

sente freddo pure il gatto,
che si struscia alle caviglie…
vuole coccole, non triglie!


Caro micio che si fa,

se a passeggio non si va?

Ed intanto bianca e lieve
cade a bioccoli la neve.



Apro il frigo e cosa trovo?

Guarda caso, proprio un uovo!
Sai, mio  micio , che facciamo?
Ora il bianco lo montiamo
con lo zucchero velato

- grammi ottanta calcolato -

e, per poi catalizzare
ed il gusto potenziare,
metteremo, come vale,
anche un pizzico di sale.


Con la frusta sbatto lesta
mentre arruffo la sua testa;
delle fusa il motorino
gli si aziona repentino,
fino a che di neve assume
consistenza il nostro albume.

Ecco, ho acceso il forno a cento
ed il micio ha il cuor contento;
proprio sotto s’è sdraiato
or che fuori è bianco il prato.


Sulla teglia foderata
con la carta già oleata,
spargo spume a bioccoletti
come neve sopra i tetti.


A cottura il tutto metto

e minuti cento aspetto,
con il gatto sul divano
mentre nevica pian piano.


Un drindrin ci dice: “E’ cotto!”,

ridestandoci di botto.
Nulla resta ormai da fare
che lasciare raffreddare.


Micio i baffi già si lecca
vagheggiando una bistecca.
Io gli dico: “Son meringhe,
ma per te ci sono aringhe!”.
E mostrandomi dolcezza,
con un “miao” mi fa carezza.


Fuori intanto, lieve lieve
è discesa tanta neve.


Lorena Turri




























1 commento:

  1. Brava la nostra poetessa che si cimenta con le ricette e le filastrocche!, che non sono cose di poco conto. I linguisti propongono addirittura un’etimologia da “filo” e da “strocco”, il nodulo della seta, che rimanda all’arte di filare al quale è annodata una lunga teoria di cose, che si richiamano l’una con l’altra senza connessioni logiche, ma con un forte impatto espressivo, moltiplicato dal ritmo e dalla rima…Sono sempre fantasiose, ridondanti, con continue varianti e aggiunte, situazioni nuove ed inverosimili, spesso stravaganti o bizzarre; ripropongono inseguendole da verso in verso le stesse parole, che sembrano non avere mai né fine né meta, seguendo un improvvisato humour straniante, iconoclasta e anarcoide
    Vi si cimenterà anche G. Rodari. Le sue filastrocche, hanno sempre un’intelaiatura e uno sviluppo che viaggia lungo il crinale del paradosso, dell’inverosimile, del surreale, addirittura del comico, ma, non dimentica mai , anche giocando, la realtà delle cose, i condizionamenti sociali con le sue ingiustizie e i suoi fermenti civili.
    “Le filastrocche sono giocattoli …. Stanno alle poesie come i giocattoli stanno agli oggetti, copie in sedicesimo, fatte per un uso ludico, simulato, non ‘vero’ del mondo. Ma ..sono potentissimi …sono modellini del mondo e dell’umano operare …. Sono modelli e progetti di futuro.”
    M.Grazia Ferraris

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