IL VENTO, MONO e L'ISOLA
FELICE
1)
L'isola è ventosa, molto ventosa. Paurosamente e
inspiegabilmente troppo ventosa. Gli abitanti si lamentano, non
ricordano un tempo così disagevole : pioggia , umido e freddo, alte
temperature in primavera e ora, d'estate
, un vento così insistente, impetuoso.
Il mare sempre agitato non consente di
uscire in barca o di fare surf. Nessuno
sport, né il nuoto né la pesca
subacquea...
I turisti fuggono .
Il vento spalanca le
porte, sbatte le finestre, fa volare la
sabbia....
Ma come incolpare le forze della natura? Eppure proprio
questo accade nell'isola. Lamentele, imprecazioni...il vento è l'argomento del
giorno. Ogni giorno. Non si trovano rimedi al disagio. La notte non consente sonni tranquilli perché il vento urla e
spinge alle porte...penetra sibilando attraverso le fessure. Un incubo, il
vento. E la sua voce continua, ossessiva.
All'isola fioriscono leggende; la comunità ne fa la sua
storia, i suoi miti.
Il vento è invidioso del sole più amato di lui e vuole dimostrare
la sua potenza, che non gli è
inferiore...così decide di vendicarsi. Per prima cosa si sceglie
come dimora un tafone, il più grande dell'isola, lo stesso che in
passato per gioco ha traforato. Lo modella accuratamente tale che dia potenti
risonanze.
Il tafone si trova
sulla sommità del territorio, da lassù si può dominare tutta l'isola e spaziare in lungo e in largo sul
mare infinito.
Da lassù il vento prende a soffiare...soffia e soffia con tutta la potenza che ha. Vuole urlare a
tutti quanto è potente. E urla giorno e notte.
Vuole anche punire
chi impreca contro di lui, senza avere un minimo di riconoscenza per i benefici che ha sempre portato nelle
assolate giornate di Luglio e di agosto.
Presto la gente dell'isola passa dal disagio alla
preoccupazione e quindi alla paura. Gli alberi sradicati, i tetti
scoperchiati,..
Volano tegole con grande pericolo dei passanti...il mare è
tanto agitato che par che fumi..
Tutti nell'isola
pensano al peggio e come sempre succede quando la vita stessa è in pericolo
ricorrono alla preghiera.
Processioni con ceri
e canti...pentimenti...e c'è anche chi spinto dalla superstizione rivolge la
preghiera al VENTO.
Qualcuno suggerisce
di andare in massa fino al grande tafone
per affrontarlo direttamente.. Ci sarà
pure il modo di calmare le ire del
mostro.
Vanno.
Giunti davanti all'entrata
del tafone però esitano, anche i più coraggiosi. Là dentro , urla e fischi infernali....Chi
osa...?
Il vento continua a soffiare con forza, li spinge
indietro....uomini e donne si stringono insieme per resistere alle raffiche
violente che piegano gli alberi fino a terra...
Nello sbigottimento generale ognuno promette di cedere al vento quanto c'è di più prezioso , purché quel tormento cessi e la vita torni all'abituale tranquillità.
E' un tacito contratto stipulato con il vento, e il vento,
che tutto vede e tutto sente, con un'ultima
raffica e un urlo potentissimo,
esce dall'antro. Spazza tutte le
vie dell'isola e , soddisfatto di avere confermato il suo potere, si allontana.
2)
L'uomo siede sull'abituale scoglio. Ha davanti tutto l'arco della baia e poco
lontano il faro nei colori brillanti che
il sole del mattino illumina.
Anche oggi attende
che il guardiano del faro
scenda e gli passi davanti
senza rivolgergli un'occhiata, quasi
fosse trasparente. Poi lo vede tornare...stessa identica scena, unica
variante la sacca a tracolla gonfia. La
spesa per la giornata.
Altra giornata di solitudine lassù, lui e il mare, lui e il sole, lui e i gabbiani.
Non ha parole il guardiano del faro.
Non ha neppure la
parola, dice Mono a se stesso, e ancora una volta il pensiero viene a tormentarlo.
Il pensiero. Ogni
giorno pensare è per lui come la
perla che aderisce al guscio
dell'ostrica. E' la sua ricchezza.
Eppure si accorge
che il pensare non gli basta più , perché il pensiero non è un bene assoluto,
da esso sbocciano altri stimoli che vanno a infiltrarsi
nell'animo e riecheggiano in ogni parte del corpo...fanno male , ma nello
stesso tempo portano ebrezza, come in una specie di ubriacatura. Fantasie,
sogni ,ricordi...bolle di sapone...si disfano
nell'aria, scompaiono, come fantasmi.
Ectoplasmi, appunto,
privi di corpo di reale consistenza.
Ecco, pensa Mono, i
miei pensieri sono cose vane, mancano di corpo, non trovano alcuna corrispondenza. Si sterilizzano, muoiono...e forse anch'io.
Sull'isola solo lui
si abbandona a tali riflessioni, solo lui prova tali sensazioni, e pensieri e
fantasie, e sogni. In fondo è tutto ciò
che trova terreno in quello che si dice
sentimento. Sembra che tutti abbiano
ceduto "al canto delle sirene", solo due hanno resistito: il
guardiano del faro, che non ha desideri, e lui, Mono il filosofo.
Oggi tutti vivono vita felice, si abbandonano
spensierati alla routine, assecondando
il piacere e il bisogno momento per
momento. Senza preoccupazioni senza
programmi senza sogni senza disillusioni.
All'isola non c'è
pensiero, ragione, logos...e quanto riguarda la mente
nelle sue molteplici attività. Tutto avviene senza dolore o gioia.
Forse è questa la
realizzazione dell'io? la felicità suggerita dalla sapienza di certe esotiche filosofie?
Mono si è trovato
solo con il suo pensiero, i ragionamenti
i ricordi i sogni...
La mia sensibilità è una fiamma al vento, dice a se
stesso, ricordando il personaggio del
romanzo che sta leggendo. E'
inquietudine , la sua.
Uno struggimento lo prende al ricordo della vita che si
affacciava ai davanzali delle finestre ,
dove un viso malizioso di ragazza si
confondeva con i fiori di geranio. Un mondo scomparso, finito.
Il vento ha giocato sporco.
Mono scruta l'orizzonte...il mare azzurro come il cielo,
quasi un tutt'uno. Il mare magnifico e
misterioso, silenzioso , deserto. Non una vela, non un refolo a mitigare il calore del sole.
Una donna in costume succinto entra in acqua. Nuota. Ha
lunghi capelli che galleggiano in superficie come serpentelli, braccia tornite
che si immergono con movimento elegante, lento ritmico , quasi sensuale.
Mono ammira tanta
grazia e bellezza. Vive attimi di smemoratezza
...indugia sui particolari di quel corpo che compare e scompare ,sinuoso, eccitante.. Comincia a provare una sensazione di disagio..
si alza in piedi. Vuole andarsene, ma esita. Porta lo
sguardo verso il faro. Sulla torretta il guardiano è immobile, volta le spalle. A brevi
intervalli si alza una nuvoletta
azzurrina..
Il guardiano fuma la pipa!
Mono è sorpreso. Dunque
quell'uomo non si sente solo, forse ha trovato un piacere nel suo nulla.
La nuova scoperta lo riconduce al mondo del pensiero,
allora con decisione si volge per tornare ai suoi libri...
3)
Aria buona, cielo limpido, giornate di sole e di mare...i
turisti affluiscono e si fermano...gli affari prosperano. Gli abitanti dell'isola sono sempre sorridenti, ospitali.. La vita
scorre in perfetta letizia.
Mattinate al mare, sole tuffi lunghe nuotate...e con la
stanchezza e l' appetito qualsiasi pranzo è un lusso. La sera, dopo il riposo
pomeridiano c'è il piacere di stare in compagnia , fare due chiacchiere
all'aperto, oppure danzare, magari anche per le vie, in tutta libertà.
E quante risate !
L'ISOLA FELICE, riflette Mono, che si sente sempre più
solo.
La sua però non è una solitudine rancorosa , è frutto di
meditazione sul perché di una realtà che non riesce a comprendere fino in
fondo.
C'è qualcosa che non quadra in quel continuo gioire.
Sempre più spesso Mono si sofferma a guardare, quasi a
spiare il viso delle persone, ad ascoltare i loro discorsi. C'è monotona banalità
in tutto ciò che vede e sente, come un'aria senza mutamento, immobile e strana.
Nessun contrasto nessuna passione , tanto
nella quotidianità quanto nel divertimento.. assenza d'amore, di
corteggiamento... come se la felicità esulasse dallo spirito o da qualsiasi
sentimento.
Eppure tutti sembrano felici.
E' accaduto dopo le forti burrasche di vento. Chissà che
nell'atmosfera terrestre non sia avvenuta una qualche combinazione chimica che
ha influenzato l'umore e il comportamento delle persone sull'isola.
La mente del tutto
razionale rifiuta questa azzardata ipotesi.
Ogni giorno Mono il filosofo siede sullo scoglio vicino al faro e pensa. Pensa
all'origine della felicità, pensa a una vita che ha conosciuto e che ormai non esiste più. Pensa anche al guardiano del
faro che fuma la pipa sulla torretta del suo abitacolo...solo. Solo e in silenzio, proprio come se fosse
privo della parola.
Un mattino Mono prende una
decisione.
-Buongiorno, gli dice con un sorriso d'invito.
Niente. L'uomo gli passa accanto come se lui fosse trasparente.
Dunque il tentativo di conoscere la parola e
il pensiero del guardiano del faro è fallito.
La questione , per Mono quasi
di carattere filosofico, gli è diventata un assillo.
Eppure vuole riuscire a scoprire perché
sull'isola regna la felicità.
Riprende le ricognizioni tra
la gente.
Incontra occhi spenti,
sguardo stranamente perduto nel vuoto. Nessuna traccia di un qualsiasi interesse.
Nessuna comprensione. Quasi lui fosse di un altro pianeta. Forse
le sue sono domande difficili?
Mono non trova risposte. Non ci sono risposte.
Né uomini né donne, né giovani né vecchi hanno risposte per la sua domanda.
E' scoraggiato. Rinuncia. Tornerà ai suoi
libri....
Giunto a casa trova un ragazzino ad
aspettarlo.
_ Che vuoi? , gli domanda.
- Voglio che tu mi insegni a
pensare...
Edda Conte
La Maddalena - 19 Giugno 2016
ringrazio l'amico Nazario per la pubblicazione del mio racconto dall'isola e per le belle parole con cui l'ha accolto.
RispondiEliminaEdda
Buone vacanze.