venerdì 24 giugno 2016

EDDA CONTE: "IL VENTO, MONO E L'ISOLA FELICE"


IL VENTO, MONO e L'ISOLA FELICE

1)

L'isola è ventosa, molto ventosa.  Paurosamente e  inspiegabilmente troppo ventosa. Gli abitanti si lamentano, non ricordano un tempo così disagevole : pioggia , umido e freddo, alte temperature  in primavera e ora, d'estate , un vento così  insistente, impetuoso. Il mare  sempre agitato non consente di uscire in barca o di fare surf.  Nessuno sport, né  il nuoto né la pesca subacquea...
 I turisti fuggono .
 Il vento spalanca le porte, sbatte  le finestre, fa volare la sabbia....
Ma come incolpare le forze della natura? Eppure proprio questo accade nell'isola. Lamentele, imprecazioni...il vento è l'argomento del giorno. Ogni giorno. Non si trovano rimedi al disagio. La notte non consente  sonni tranquilli perché il vento urla e spinge alle porte...penetra sibilando attraverso le fessure. Un incubo, il vento. E la sua voce continua, ossessiva.
All'isola fioriscono leggende; la comunità ne fa la sua storia, i suoi miti.
Il vento è invidioso del sole  più amato di lui e vuole  dimostrare  la sua potenza, che non  gli è inferiore...così decide di vendicarsi. Per prima cosa  si sceglie  come dimora un tafone, il più grande dell'isola, lo stesso che in passato per gioco ha traforato. Lo modella accuratamente tale che dia potenti risonanze.
 Il tafone si trova sulla sommità del territorio, da lassù si può dominare tutta  l'isola e spaziare in lungo e in largo sul mare infinito.
Da lassù il vento prende a soffiare...soffia e soffia  con tutta la potenza che ha. Vuole urlare a tutti quanto è potente. E urla giorno e notte.
 Vuole anche punire chi impreca contro di lui, senza avere un minimo di riconoscenza  per i benefici che ha sempre portato nelle assolate giornate  di Luglio e di agosto.
Presto la gente dell'isola passa dal disagio  alla  preoccupazione e quindi alla paura. Gli alberi sradicati, i tetti scoperchiati,..
Volano tegole con grande pericolo dei passanti...il mare è tanto agitato che par che fumi..
 Tutti nell'isola pensano al peggio e come sempre succede quando la vita stessa è in pericolo ricorrono alla preghiera.
 Processioni con ceri e canti...pentimenti...e c'è anche chi spinto dalla superstizione rivolge la preghiera al VENTO.
 Qualcuno suggerisce di andare in massa  fino al grande tafone per affrontarlo direttamente..  Ci sarà pure il modo  di calmare le ire del mostro.
Vanno.
Giunti davanti all'entrata  del tafone però esitano, anche i più coraggiosi.  Là dentro , urla e fischi infernali....Chi osa...?
Il vento continua a soffiare con forza, li spinge indietro....uomini e donne si stringono insieme per resistere alle raffiche violente che piegano gli alberi fino a terra...
Nello sbigottimento generale ognuno promette di cedere  al vento quanto c'è di più prezioso , purché  quel tormento cessi  e la vita torni all'abituale  tranquillità.
E' un tacito contratto stipulato con il vento, e il vento, che tutto vede e tutto sente, con un'ultima  raffica e un urlo potentissimo,  esce dall'antro.  Spazza tutte le vie dell'isola e , soddisfatto di avere confermato il suo potere,  si allontana.


2)

L'uomo siede sull'abituale scoglio.  Ha davanti tutto l'arco della baia e poco lontano  il faro nei colori brillanti che il sole del mattino  illumina.
Anche oggi  attende  che il guardiano del faro  scenda  e gli passi davanti senza  rivolgergli un'occhiata, quasi fosse trasparente. Poi lo vede tornare...stessa identica scena, unica variante  la sacca a tracolla gonfia. La spesa  per la giornata.
Altra giornata di solitudine lassù, lui  e il mare, lui e il sole,  lui e i gabbiani.
Non ha parole il guardiano del faro.
Non ha neppure  la parola, dice Mono a se stesso, e ancora una volta  il pensiero viene a tormentarlo.
Il pensiero.  Ogni giorno  pensare è per lui come la perla  che aderisce al guscio dell'ostrica. E' la sua ricchezza.
Eppure  si accorge che il pensare non gli basta più , perché il pensiero non è un bene assoluto, da  esso sbocciano  altri stimoli che vanno a infiltrarsi nell'animo e riecheggiano in ogni parte del corpo...fanno male , ma nello stesso tempo portano ebrezza, come in una specie di ubriacatura. Fantasie, sogni ,ricordi...bolle di sapone...si disfano  nell'aria, scompaiono, come fantasmi.
 Ectoplasmi, appunto, privi di corpo di reale consistenza.
 Ecco, pensa Mono, i miei pensieri sono cose vane, mancano di corpo, non trovano  alcuna corrispondenza.  Si sterilizzano,  muoiono...e forse anch'io.
Sull'isola  solo lui si abbandona a tali riflessioni, solo lui prova tali sensazioni, e pensieri e fantasie, e sogni. In fondo  è tutto ciò che trova terreno  in quello che si dice sentimento.  Sembra che tutti abbiano ceduto "al canto delle sirene", solo due hanno resistito: il guardiano del faro, che non ha desideri, e lui, Mono il filosofo.
 Oggi  tutti vivono vita felice, si abbandonano spensierati  alla routine, assecondando il piacere e  il bisogno momento per momento.  Senza preoccupazioni senza programmi senza sogni senza disillusioni.
All'isola non c'è  pensiero, ragione, logos...e quanto riguarda  la mente  nelle sue molteplici attività. Tutto  avviene senza dolore o gioia.
 Forse è questa la realizzazione dell'io? la felicità suggerita dalla sapienza  di certe esotiche filosofie?
Mono  si è trovato solo con il suo pensiero, i ragionamenti  i ricordi  i sogni...
La mia sensibilità è una fiamma al vento, dice a se stesso,  ricordando il personaggio del romanzo che sta leggendo.  E' inquietudine , la sua. 
Uno struggimento lo prende al ricordo della vita che si affacciava  ai davanzali delle finestre , dove un viso malizioso  di ragazza si confondeva con i fiori di geranio. Un mondo scomparso, finito.
Il vento ha giocato sporco.
Mono scruta l'orizzonte...il mare azzurro come il cielo, quasi un tutt'uno. Il mare  magnifico e misterioso, silenzioso , deserto. Non una vela, non un refolo  a mitigare il calore del sole.
Una donna in costume succinto entra in acqua. Nuota. Ha lunghi capelli che galleggiano in superficie come serpentelli, braccia tornite che si immergono con movimento elegante, lento ritmico , quasi sensuale.
 Mono ammira tanta grazia e bellezza.  Vive attimi di  smemoratezza
...indugia sui particolari di quel corpo  che compare e scompare  ,sinuoso, eccitante.. Comincia  a provare una sensazione di disagio..
si alza in piedi. Vuole andarsene, ma esita. Porta lo sguardo verso il faro. Sulla torretta il guardiano  è immobile, volta le spalle. A brevi intervalli  si alza una nuvoletta azzurrina..
Il guardiano fuma la pipa!  Mono è sorpreso. Dunque  quell'uomo non si sente solo, forse ha trovato un piacere nel suo nulla.
La nuova scoperta lo riconduce al mondo del pensiero, allora con decisione si volge per tornare ai suoi libri...


3)

Aria buona, cielo limpido, giornate di sole e di mare...i turisti affluiscono e si fermano...gli affari prosperano. Gli abitanti dell'isola  sono sempre sorridenti, ospitali.. La vita scorre in perfetta letizia.
Mattinate al mare, sole tuffi lunghe nuotate...e con la stanchezza e l' appetito qualsiasi pranzo è un lusso. La sera, dopo il riposo pomeridiano c'è il piacere di stare in compagnia , fare due chiacchiere all'aperto, oppure danzare, magari anche per le vie, in tutta libertà.
E quante risate !
L'ISOLA FELICE, riflette Mono, che si sente sempre più solo.
La sua però non è una solitudine rancorosa , è frutto di meditazione sul perché di una realtà che non riesce a comprendere fino in fondo.
C'è qualcosa che non quadra in quel continuo  gioire.
Sempre più spesso Mono si sofferma a guardare, quasi a spiare il viso delle persone, ad ascoltare i loro discorsi. C'è monotona banalità in tutto ciò che vede e sente, come un'aria senza mutamento, immobile e strana. Nessun contrasto nessuna passione , tanto  nella quotidianità quanto nel divertimento.. assenza d'amore, di corteggiamento... come se la felicità esulasse dallo spirito o da qualsiasi sentimento.
Eppure tutti sembrano felici.
E' accaduto dopo le forti burrasche di vento. Chissà che nell'atmosfera terrestre non sia avvenuta una qualche combinazione chimica che ha influenzato l'umore e il comportamento delle persone sull'isola.
La  mente del tutto razionale rifiuta questa azzardata ipotesi.
Ogni giorno Mono il filosofo siede  sullo scoglio vicino al faro e pensa. Pensa all'origine della felicità, pensa a una vita che ha conosciuto e che ormai  non esiste più. Pensa anche al guardiano del faro che fuma la pipa sulla torretta del suo abitacolo...solo.  Solo e in silenzio, proprio come se fosse privo della parola.
Un mattino Mono prende una decisione.
-Buongiorno,  gli dice con un sorriso d'invito.
 Niente. L'uomo gli passa  accanto come se lui fosse trasparente.
 Dunque il tentativo di conoscere la parola e il pensiero del guardiano del faro è fallito.
La questione , per Mono quasi di carattere filosofico, gli è diventata un assillo.
 Eppure vuole riuscire a scoprire perché sull'isola  regna la felicità.
Riprende le ricognizioni tra la gente.
Incontra occhi spenti, sguardo  stranamente perduto nel vuoto.  Nessuna traccia di un qualsiasi interesse. Nessuna comprensione. Quasi lui fosse di un altro pianeta.  Forse  le sue sono domande  difficili?
 Mono non trova risposte. Non ci sono risposte. Né uomini né donne, né giovani né vecchi hanno risposte per la sua domanda.
 E' scoraggiato. Rinuncia. Tornerà ai suoi libri....
 Giunto a casa trova un ragazzino ad aspettarlo.
_ Che vuoi? , gli domanda.
- Voglio che tu mi insegni a pensare...
  
Edda Conte
La Maddalena - 19 Giugno 2016





1 commento:

  1. ringrazio l'amico Nazario per la pubblicazione del mio racconto dall'isola e per le belle parole con cui l'ha accolto.
    Edda
    Buone vacanze.

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