Luigi Gasparroni: Sorrisi. Taranto. 2016 |
Risveglio
Già il mattino s’impiglia alle
tue imposte
e dolcemente sul tuo corpo
sale.
Ti ridesti e sorridi,
nel tuo occhio mattutino
trema ancora
l’ultimo sogno dell’alba.
Sorrisi, il
titolo di questa sorridente plaquette che vede Gasparroni vòlto a identificarsi
in una Natura che tanto sa di vita e di percorso umano. Sì, c’è questa ricerca
simbolica dell’Autore; questa perlustrazione panica per dare forza e concretezza
ai suoi input emotivi ed esistenziali. Ma è sempre il sorriso a fare la parte
del leone, a catturare la scena con un diacronico succedersi di rara intensità
visiva e emozionale, cogliendo le varie occasioni nella sua varietà di
significanza: in uno sguardo, nei sapori d’infanzia, in un risveglio, in un
giorno di sole, in un ricordo, nello sguardo di una madre, nell’arido vento,
nel settembre, in una sera d’autunno; o nei vari interrogativi della vita.
Ti
tenevo per mano e sorridevi; Ti ridesti e sorridi; Un’acqua stanca s’adagia nel
fondo/della notte,/riflette la disperata dolcezza/ di un sorriso.; Sulle nostre
labbra un lieve sorriso; Nel tuo sorriso la primavera.; Nei tuoi occhi un’acqua
triste/ e la disperata dolcezza/ di un sorriso…
Una
vera melodia di suoni e contorni; un vero melologo fra verbo e interiorità. Ho
avuto occasione di leggere diverse sillogi dell’Autore e una cosa è sicura: la
sua poesia si fa notare per la scelta attenta dei lemmi, per le loro
combinazioni sinestetico-allusive e per i loro persuasivi incastri. L’euritmica
andatura del verso convince e ci abbraccia nell’universalità del canto, dacché
ognuno di noi si ritrova in quei sorrisi di generosa e urgente fattura
ontologica:
Settembre
La pioggia repentina di
settembre
ci coglie sulla soglia delle
case,
rivolti al cielo e al verde
degli ulivi,
le nostre mani aperte nel
saluto.
I canti nelle gole di
fanciulle
Piegate nel sorriso delle fonti
ci portano le voci della sera.
Lontano i colli fumano vapori.
Nazario
Pardini
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