VISIONE
GRECA
Luna
d’oro sul blu
Jonico
imbrunire
Moneta
inestimabile
Da non
dimenticare
Vedo
L’alba d’oro che si accende
Sulla
fiaccola attenta dei miei occhi
Olimpiade
sognata sulle strade d’Oriente,
Tu
antico padre dalle spalle larghe,
Tu
risvegliami sul teatro del cosmo
aperto
all’entusiasmo delle stelle -
Solo
per me e solo per chi insegue
L’armonia
antica nelle notti scure
Solo per chi -
leonessa di Micene -
Attende
quella luce e non si stanca
Tu
aprimi le porte dei ghiacciai
Vedo
Un
giorno puro ed assolato
Immerso
dentro la città svenduta
Sui
muri di cemento senza nome
Che
pure abbraccia i profughi pietosa
E annida
fiabe di vecchi e di bambini
Nelle
pagine nude dei condomini
E
salva sulle colline la sua Storia
Vedo
Il
mare brillare eterno nel denso pomeriggio
Nell’azzurra
stregata primavera
Dove
ogni cosa è ferma o in movimento
In
estasi o in tormento
Secondo
come la guardi
Vedo
il
papavero e la pietra
Contendersi
la gloria
In
silenzioso dialogo nel verde
Sull’abissale
inquieta rotta del tempo
Ora
rimasto a trattenere il fiato
Per
questa strana luce che lo avvolge
Ma
senza più aspettare una risposta
Se
la domanda può bastare a se stessa
Vedo
La
vita che s’inebria del suo cielo
Mentre
divento farfalla dalla mente quantica
Che
entra dalle finestre e resta fuori
Per
poter contemplare la bellezza
Delle
alte colonne del tempio
Come
del filo d’erba e della brezza
Vedo
Le commosse lanterne della Plata
Sospese
nell’incanto del tramonto
Dipinto sull’Acropoli
Che
di colpo s’illumina di giallo
Lottando
con la notte che ora scende
Sulla
cima di una memoria remota
Nascosta
solo dagli alberi
Vedo
L’agorà
che si alza all’improvviso
Più
dolcemente sull’ orlo della sera
E
tu sali solenne magistrato
Saggio filosofo – poeta - visionario
Su
per le strade polverose e bianche
Di
una città salvata solamente
Dal
grande desiderio di rinascere
E
chiami Atena e arriva Poseidone
Dalle
vele sul mare che ritorna
Vedo
Che
non sono più chi sono
Quando
ritrovo le mie radici in un mondo
Cancellato
da secoli
E
non so più se arrivo o sto partendo
Se
la danza delle Tìadi sul Parnaso
Sia
sacra a Dioniso e cara anche ad Apollo
E
l’uno vada ancora verso l’altro
Nel
sacro cerchio dell’eterno ritorno
E
vago
Ancora
là dove mi appare
La
scintilla più viva della mente
E
penso ancora a te
Che
non dici più niente
Nel
silenzio che ora mi risponde
E
sarà nulla e resta solo il dubbio
Eppure
volo anche se resto a terra
Più
umana e più divina finalmente
Con
sullo sfondo il volto della Sfinge
Che
chi sa come ci sorride sempre
Giusy
Frisina
E sì che la parola arriva, certo che a te arriva dal fascino della visione, quella forse riservata a chi percorre una via che è come un cammino di catarsi. La passione dei tuoi versi dice di contemplazione, di un crescendo di visioni forti, di un instancabile vagare e di un cercarsi aspirando, nonostante il dubbio, alla luce e alla riscoperta di quelle radici mai perdute.
RispondiEliminaSì, è proprio attenta la “fiaccola olimpica” dei tuoi occhi e nulla vuole che le sfugga nel cielo della vita: né armonia antica o bellezza né fiabe e memorie o incanti di natura né lotte o pietà né sogni, estasi o tormenti. E mentre “vede”, il tedoforo invoca l’antico padre, gli chiede un risveglio che è come un invito a teatro per uno spettacolo di meraviglia.
Pare proprio di averlo negli occhi infine quel Saggio che incede solenne e sale nell’attraversare le strade della sua Atene che ad ogni costo desidera rinascere, mentre si è come ammaliati dalle divine apparizioni e sacre danze sul Parnaso, dalla presenza della “scintilla più viva della mente”, dal silenzio e dal volto ognora sorridente della Sfinge.
M.Rosa Grillo
Cara Maria Rosa, grazie del tuo commento. E' difficile uscire da quell'immagine per tornare all'apparente realtà , sarebbe bene anzi portarsela sempre dentro, specie nei momenti bui. Anche perché la Grecia siamo noi, in molti sensi, e guai a dimenticarcene. Un abbraccio
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