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lunedì 3 ottobre 2016

PIETRO RAINERO: "PALLINE DI UN'ANFORA GRECA"

                         

Pietro Rainero, collaboratore di Lèucade


 PALLINE IN UN'ANFORA GRECA


Penso che glielo avreste chiesto anche Voi.     L'autografo.
Come tutta la numerosa folla che quella dolce sera, mentre il sole in lontananza stava per tuffarsi nell'azzurro mare, era assiepata ansiosamente all'entrata del teatro di Taormina.
Già: chiunque l'avrebbe voluto. Lei, proprio lei stava per fare il suo ingresso sul palco per partecipare al quiz “Capre e cavoli”, che si svolgeva in varie tappe quell'estate nei diversi teatri, dalla Tessaglia alla Sicilia, e che tanto successo stava riscuotendo tra il pubblico.
Gli spettatori erano entusiasti di quella prova, nella quale i partecipanti si cimentavano in difficili domande o risolvevano complicati indovinelli logici che richiedevano presenza di spirito e ragionamenti fulminei.
Le domande spaziavano dal come traghettare senza combinar pasticci lupi, capre e cavoli tra le due rive di un fiume alla enunciazione, in preciso ordine cronologico, della serie dei Faraoni egizi, da intricate questioni di morra cinese alla risoluzione di complessi labirinti, e via discorrendo.
Per il vincitore di ogni puntata era in palio, grazie agli sponsor, un premio di poco meno di centomila dracme.
E, a cercare la vittoria, quella sera c'era anche lei: Calliope.
Proprio la Musa della poesia epica, la figlia di Zeus e Mnemosine, la sorella delle varie Erato, Talia, Polimnia, Tersicore, Urania, Clio, Melpomene ed Euterpe.   Una famiglia numerosa.
Lei, la maggiore e la più saggia delle Muse, nonché la più sicura di sé.
Facendosi largo tra gli astanti, dispensando due autografi di qua e quattro baci di là, pian piano tentava di avvicinarsi al centro del grande teatro, tra gli applausi dei sostenitori.
Si fermò solo per rispondere, con la consueta cortesia, all'inviato della testata “ Cronos” di Micene, che le chiese:
“I nostri lettori sarebbero curiosi di sapere perché una persona famosa come lei ha sentito la necessità di prender parte a questo concorso. Non teme, nel caso le cose non andassero per il verso giusto, di fare una figuraccia? Dopotutto Lei è figlia di Zeus!”
“Vede, ...sarò anche figlia del capo, sarò anche famosa, ma non sono ricca. Pensa forse che si riesca a vivere solo di poesia? Illuso! Io ho due figli, Orfeo e Lino, e sono divorziata, con un marito che non passa gli alimenti. Con la crisi economica della Grecia, che è sotto gli occhi di tutti, e nonostante l'aiuto saltuario delle mie otto sorelle, il mio portafoglio è quasi vuoto.
Le dico la verità: partecipo per vincere il premio in denaro”.
Pochi minuti dopo questa onesta confessione, al centro del grande teatro e dentro a quell'incantevole panorama che si godeva dalle alture della città, iniziò lo spettacolo da tutti tanto atteso. 
Ed iniziò con le parole di esordio del presentatore, che di nome faceva Phanourios:   “Signore e signori, buonasera. Benvenuti alla tredicesima puntata di “Capre e Cavoli”, il gioco di maggior successo. Vedremo chi stasera sarà capace di conquistare il titolo di campione e vincere l'intero montepremi, sbaragliando la concorrenza! Gli sfidanti di oggi sono: Kallistratos di Elatea, Eulalia di Bisanzio, Helene di Siracusa, Kerykos di Sparta, Xeni di Argo, Iris di Atene, Athanasios di Bergepoli, Eratos di Tirgonide, Pamphilos di Tebe, Onesimos di Potidea, Sotiria di Micene, Hierotheos di Olinto, Anthimos di Nicea, Euphemia di Corinto, Therapon che proviene da Eraclea e Calliope, direttamente dall'Olimpo. Questi sedici concorrenti, 9 maschi e 7 femmine, si sfideranno a coppie, fino alla finalissima, risolvendo complicati quesiti ed indovinelli.
Rimarrà solo il più bravo e veloce, che sarà proclamato vincitore.
I partecipanti possono prendere i posti loro assegnati, mentre la mia valletta Anthousa  mi consegna le buste con le varie domande”
I primi a sfidarsi furono Kallistratos ed Eulalia, che dovettero trovare la via di uscita da un arzigogolato labirinto, risolto da Kallistratos che per primo diede la giusta soluzione.
Quando venne il turno di Calliope, la nostra amica si trovò di fronte Therapon, un dentista di Eraclea.
Phanourios, il conduttore, lesse il divertente indovinello:
“ Un coccodrillo rapisce un fanciullo, la madre gli implora di restituirglielo:
-Ti renderò tuo figlio solo se saprai dirmi in anticipo ciò che farò. Se non indovinerai lo mangerò per pranzo- dice il coccodrillo.
-Tu divorerai il mio bambino-
risponde la madre.
Chi è il vincitore di questa discussione?”
Calliope, senza pensarci due volte, rispose immediatamente:
“Il coccodrillo non può mangiare il bambino perché in quel caso la madre avrebbe detto la verità, e allora dovrebbe renderle il bambino. Ma se le rende il bambino la madre avrebbe sbagliato. La discussione quindi non ha un vero vincitore”
“Esatto! Bravissima lo nostra Calliope, che accede con questa risposta ai quarti di finale”
Nei quarti di finale, appunto, circa mezz'ora dopo, la Musa fu opposta ad una concorrente di Corinto, Euphemia, moglie di un generale.
Questa volta il presentatore chiese:
Ara bel bello, guida l’aratro con la mano lenta.   Il campo è bianco, nera la sementa.
Di quale invenzione si tratta?”
Ancora una volta Calliope lasciò di stucco l'avversaria, il presentatore ed il pubblico rispondendo dopo pochi secondi in questo modo:
“La soluzione è la scrittura: i buoi sono le dita che tengono la penna, il campo bianco è la carta, l'aratro è la penna, il seme nero è l'inchiostro”
“Fantastico, velocissima è la Musa. Risposta giusta, Calliope è in semifinale. Ci fermiamo per un attimo di pubblicità”
Esaurita la pubblicità, in questo caso di attrezzi agricoli e miele del Peloponneso, si ricominciò con le semifinali:  Kerykos contro Xeni e Calliope contro Athanasios.
Dopo l'eliminazione di Xeni, più impacciata di Kerykos nel risolvere un rebus, toccò a Calliope affrontare, insieme ad Athanasios, un nuovo enigma:
“Chi diventa incinta senza concepire, chi diventa grassa senza mangiare?”
“La soluzione è la nuvola” .   Indovinate un po' chi diede questa risposta. Calliope! Certo! Ed anche fulmineamente, come al solito.     Uno scrosciare di applausi salutò il suo ingresso in finale.   Ed il gran finale arrivò sotto forma di un'anfora, posizionata proprio nel centro del palcoscenico , e, vicino ad essa, numerose palline, tutte nere.  Phanourios,  che ormai conoscete, illustrò a gran voce l'ultima sfida:   “Gentili signore, cari signori della Magna Grecia, siamo all'ultima prova, dalla quale scaturirà il vincitore, o la vincitrice, della tappa sicula di “Capre e cavoli”, il gioco attualmente più in auge.  Kerykos, il pompiere di Sparta, e la Dea Calliope, musa di professione e che si diletta anche nel far parte di giurie dei concorsi di bellezza, hanno risposto impeccabilmente a tutte le domande e sono arrivati all'ultimo duello. Ecco dunque il difficile problema: un'anfora viene riempita con 75 palline bianche e 150 nere ed accanto ad essa c'è un grande mucchio di palline nere. Le palline vengono via via tolte dall'anfora seguendo queste regole. Si prendono a caso due palline dall'anfora. Se almeno una è nera la si mette nel mucchio e si getta di nuovo nell'anfora l'altra, sia questa bianca o nera. Ma se tutte e due le palline sono bianche, le si scartano e si mette nell'anfora una pallina nera presa nel mucchio. Quindi ogni volta che si pesca nell'anfora per scegliere due palline entrambe le operazioni descritte garantiscono che in essa ci sarà una pallina in meno di quante fossero prima della mossa. Lentamente la quantità iniziale di palline bianche e nere diminuisce, inesorabilmente. Alla fine rimangono tre palline nell'anfora, poi due, poi una.  Di che colore è l'ultima pallina?
Kerykos rimase muto a pensare, non fidandosi di buttare a caso la risposta, temendo forse di commettere un errore fatale che lo avrebbe escluso dalla gara.
Ma la Musa della poesia epica, dopo pochi secondi, gridò:
E' bianca!!” aggiungendo subito dopo a bassa voce: “ La risposta è di sorprendente semplicità”.
“Esatto! Bravissima Calliope! Lei ha vinto “Capre e cavoli” di Taormina e si qualifica anche per la finale di Atene, di metà dicembre, complimenti!  Un applauso alla vincitrice!”
E mentre il folto pubblico non smetteva di tributare il meritato riconoscimento alla figlia di Zeus e Mnemosine, questa si avviò verso l'uscita dove, dopo aver incassato le dracme della sudata vincita, incontrò Hermes, proprio lui, il Dio, che l'aspettava sotto le vesti di un contadino siracusano.
Calliope lo riconobbe naturalmente d'acchito, cosa che né gli spettatori, né io, né Voi, cari lettori, avremmo potuto fare.
E mentre la Luna, piena e luminosa, era ormai subentrata al cugino Sole, inabissatosi nelle acque dello Ionio, nel compito di rischiarare il firmamento, il Dio-contadino, senza preamboli di sorta, la informò:
“C'è del lavoro per Te. Un poetuncolo da quattro soldi, un certo Creofilo di Samo, aspetta l'ispirazione per una lirica sulla guerra, a celebrazione del famoso Melocòdo; non è che potresti aiutarlo?”
“Uffa, ancora lavoro. Ma io le rime non le trovo mica sotto gli alberi! Cosa credi!?”
“Uhm.. magari sì. Dai, fallo per me. Mi ha mandato lui. Inoltre paga bene”
“Lavori sempre come mediatore, vero?”
“Già. E poi si dice che le poesie ti sgorgano istantaneamente, come se tu avessi un vaso da cui trarle  fuori di continuo. O forse” aggiunse ridendo “è un'anfora, per rimanere nel tema della serata. Ho assistito alla tua prova in teatro. Bravissima”
Anche Calliope sorrise, quindi si concentrò grandemente per riflettere.
“Come vuole, il tuo amico, che sia lo schema delle rime?”
“Ah, sì. Ecco.... 12 righe,  AABBC  DDEEC  FF”
“Uhm.... fammi pensare ancora un momento..”
E dopo neppure mezzo minuto Calliope, con la sua melodiosa, divina voce, declamò:

Possa tu in guerra incontrare la dolce vittoria
e  al cielo celebrarla  con l'adeguata baldoria.
Quando però inaspettata ti colpirà la sconfitta
all'improvviso, con il forte dolor di una fitta,
come trafitto da mille e mille aculei di istrici,

non ti lasciar, o guerrier, da costei ingannare.
Per la vittoria, poi, evita troppo di festeggiare.
E non disperar, credimi, è solo apparenza
dell'una e dell'altra di loro tu puoi fare senza.
Tratta dunque queste due false impostrici,

o tenebroso, muscoloso e bel Melocòdo,
esattamente nello stesso medesimo modo.

“Magnifica, musicale, melodiosa. Mi piace da matti, sai?  Rimarca quanto siano caduche le vicende del Mondo e ingannevole l'esistenza, ma anche quanto l'uomo si abitui agli eventi passati, lieti o tragici che siano. La trasmetto subito alla mente di Creofilo” esclamò un convinto ed ammirato Hermes.
E più tardi, poco più tardi, in una piccola, nascosta parte del cervello di Creofilo, chino sul tavolo nella sua casa di Samo ad aspettare una gradita ispirazione, presero forma quelle poche parole, che la sua penna fedelmente trascrisse sulla carta in trepida attesa, quelle dodici semplici righe destinate però a suscitare l'immortale ammirazione dei posteri.

                                                            ….....................

P.S:  Caro lettore, come hai visto Calliope ha dichiarato, subito dopo aver dato a teatro la risposta esatta, che questa era di una sorprendente semplicità.  Già, perché è così sorprendentemente facile?


 Pietro Rainero

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