Pietro Rainero, collaboratore di Lèucade |
PALLINE
IN UN'ANFORA GRECA
Penso
che glielo avreste chiesto anche Voi.
L'autografo.
Come
tutta la numerosa folla che quella dolce sera, mentre il sole in lontananza
stava per tuffarsi nell'azzurro mare, era assiepata ansiosamente all'entrata
del teatro di Taormina.
Già:
chiunque l'avrebbe voluto. Lei, proprio lei stava per fare il suo ingresso sul
palco per partecipare al quiz “Capre e cavoli”, che si svolgeva in varie tappe
quell'estate nei diversi teatri, dalla Tessaglia alla Sicilia, e che tanto
successo stava riscuotendo tra il pubblico.
Gli
spettatori erano entusiasti di quella prova, nella quale i partecipanti si
cimentavano in difficili domande o risolvevano complicati indovinelli logici
che richiedevano presenza di spirito e ragionamenti fulminei.
Le
domande spaziavano dal come traghettare senza combinar pasticci lupi, capre e
cavoli tra le due rive di un fiume alla enunciazione, in preciso ordine
cronologico, della serie dei Faraoni egizi, da intricate questioni di morra
cinese alla risoluzione di complessi labirinti, e via discorrendo.
Per il
vincitore di ogni puntata era in palio, grazie agli sponsor, un premio di poco
meno di centomila dracme.
E, a
cercare la vittoria, quella sera c'era anche lei: Calliope.
Proprio
la Musa della poesia epica, la figlia di Zeus e Mnemosine, la sorella delle
varie Erato, Talia, Polimnia, Tersicore, Urania, Clio, Melpomene ed
Euterpe. Una famiglia numerosa.
Lei,
la maggiore e la più saggia delle Muse, nonché la più sicura di sé.
Facendosi
largo tra gli astanti, dispensando due autografi di qua e quattro baci di là,
pian piano tentava di avvicinarsi al centro del grande teatro, tra gli applausi
dei sostenitori.
Si
fermò solo per rispondere, con la consueta cortesia, all'inviato della testata
“ Cronos” di Micene, che le chiese:
“I
nostri lettori sarebbero curiosi di sapere perché una persona famosa come lei
ha sentito la necessità di prender parte a questo concorso. Non teme, nel caso
le cose non andassero per il verso giusto, di fare una figuraccia? Dopotutto
Lei è figlia di Zeus!”
“Vede,
...sarò anche figlia del capo, sarò anche famosa, ma non sono ricca. Pensa
forse che si riesca a vivere solo di poesia? Illuso! Io ho due figli, Orfeo e
Lino, e sono divorziata, con un marito che non passa gli alimenti. Con la crisi
economica della Grecia, che è sotto gli occhi di tutti, e nonostante l'aiuto
saltuario delle mie otto sorelle, il mio portafoglio è quasi vuoto.
Le
dico la verità: partecipo per vincere il premio in denaro”.
Pochi
minuti dopo questa onesta confessione, al centro del grande teatro e dentro a
quell'incantevole panorama che si godeva dalle alture della città, iniziò lo
spettacolo da tutti tanto atteso.
Ed
iniziò con le parole di esordio del presentatore, che di nome faceva Phanourios: “Signore e signori, buonasera. Benvenuti
alla tredicesima puntata di “Capre e Cavoli”, il gioco di maggior successo.
Vedremo chi stasera sarà capace di conquistare il titolo di campione e vincere
l'intero montepremi, sbaragliando la concorrenza! Gli sfidanti di oggi sono:
Kallistratos di Elatea, Eulalia di Bisanzio, Helene di Siracusa, Kerykos di
Sparta, Xeni di Argo, Iris di Atene, Athanasios di Bergepoli, Eratos di
Tirgonide, Pamphilos di Tebe, Onesimos di Potidea, Sotiria di Micene, Hierotheos
di Olinto, Anthimos di Nicea, Euphemia di Corinto, Therapon che proviene da
Eraclea e Calliope, direttamente dall'Olimpo. Questi sedici concorrenti, 9
maschi e 7 femmine, si sfideranno a coppie, fino alla finalissima, risolvendo
complicati quesiti ed indovinelli.
Rimarrà
solo il più bravo e veloce, che sarà proclamato vincitore.
I
partecipanti possono prendere i posti loro assegnati, mentre la mia valletta
Anthousa mi consegna le buste con le
varie domande”
I
primi a sfidarsi furono Kallistratos ed Eulalia, che dovettero trovare la via
di uscita da un arzigogolato labirinto, risolto da Kallistratos che per primo
diede la giusta soluzione.
Quando
venne il turno di Calliope, la nostra amica si trovò di fronte Therapon, un
dentista di Eraclea.
Phanourios,
il conduttore, lesse il divertente indovinello:
“ Un
coccodrillo rapisce un fanciullo, la madre gli implora di restituirglielo:
-Ti renderò tuo figlio solo se saprai dirmi in anticipo ciò che farò. Se non indovinerai lo mangerò per pranzo- dice il coccodrillo.
-Tu divorerai il mio bambino- risponde la madre.
Chi è il vincitore di questa discussione?”
-Ti renderò tuo figlio solo se saprai dirmi in anticipo ciò che farò. Se non indovinerai lo mangerò per pranzo- dice il coccodrillo.
-Tu divorerai il mio bambino- risponde la madre.
Chi è il vincitore di questa discussione?”
Calliope,
senza pensarci due volte, rispose immediatamente:
“Il
coccodrillo non può mangiare il bambino perché in quel caso la madre avrebbe
detto la verità, e allora dovrebbe renderle il bambino. Ma se le rende il
bambino la madre avrebbe sbagliato. La discussione quindi non ha un vero
vincitore”
“Esatto!
Bravissima lo nostra Calliope, che accede con questa risposta ai quarti di
finale”
Nei
quarti di finale, appunto, circa mezz'ora dopo, la Musa fu opposta ad una
concorrente di Corinto, Euphemia, moglie di un generale.
Questa
volta il presentatore chiese:
“ Ara bel bello, guida l’aratro con la mano
lenta. Il campo è bianco, nera la
sementa.
Di quale invenzione si tratta?”
Di quale invenzione si tratta?”
Ancora
una volta Calliope lasciò di stucco l'avversaria, il presentatore ed il
pubblico rispondendo dopo pochi secondi in questo modo:
“La
soluzione è la scrittura: i buoi sono le dita che tengono la penna, il campo
bianco è la carta, l'aratro è la penna, il seme nero è l'inchiostro”
“Fantastico,
velocissima è la Musa. Risposta giusta, Calliope è in semifinale. Ci fermiamo
per un attimo di pubblicità”
Esaurita
la pubblicità, in questo caso di attrezzi agricoli e miele del Peloponneso, si
ricominciò con le semifinali: Kerykos
contro Xeni e Calliope contro Athanasios.
Dopo
l'eliminazione di Xeni, più impacciata di Kerykos nel risolvere un rebus, toccò
a Calliope affrontare, insieme ad Athanasios, un nuovo enigma:
“Chi diventa incinta senza concepire, chi diventa grassa senza mangiare?”
“Chi diventa incinta senza concepire, chi diventa grassa senza mangiare?”
“La
soluzione è la nuvola” . Indovinate un
po' chi diede questa risposta. Calliope! Certo! Ed anche fulmineamente, come al
solito. Uno scrosciare di applausi
salutò il suo ingresso in finale. Ed il
gran finale arrivò sotto forma di un'anfora, posizionata proprio nel centro del
palcoscenico , e, vicino ad essa, numerose palline, tutte nere. Phanourios,
che ormai conoscete, illustrò a gran voce l'ultima sfida: “Gentili signore, cari signori della Magna
Grecia, siamo all'ultima prova, dalla quale scaturirà il vincitore, o la
vincitrice, della tappa sicula di “Capre e cavoli”, il gioco attualmente più in
auge. Kerykos, il pompiere di Sparta, e
la Dea Calliope, musa di professione e che si diletta anche nel far parte di
giurie dei concorsi di bellezza, hanno risposto impeccabilmente a tutte le
domande e sono arrivati all'ultimo duello. Ecco dunque il difficile problema: un'anfora
viene riempita con 75 palline bianche e 150 nere ed accanto ad essa c'è un
grande mucchio di palline nere. Le palline vengono via via tolte dall'anfora
seguendo queste regole. Si prendono a caso due palline dall'anfora. Se almeno
una è nera la si mette nel mucchio e si getta di nuovo nell'anfora l'altra, sia
questa bianca o nera. Ma se tutte e due le palline sono bianche, le si scartano
e si mette nell'anfora una pallina nera presa nel mucchio. Quindi ogni volta
che si pesca nell'anfora per scegliere due palline entrambe le operazioni
descritte garantiscono che in essa ci sarà una pallina in meno di quante
fossero prima della mossa. Lentamente la quantità iniziale di palline bianche e
nere diminuisce, inesorabilmente. Alla fine rimangono tre palline nell'anfora,
poi due, poi una. Di che colore è
l'ultima pallina?”
Kerykos
rimase muto a pensare, non fidandosi di buttare a caso la risposta, temendo
forse di commettere un errore fatale che lo avrebbe escluso dalla gara.
Ma la
Musa della poesia epica, dopo pochi secondi, gridò:
“E'
bianca!!” aggiungendo subito dopo a bassa voce: “ La risposta è di
sorprendente semplicità”.
“Esatto!
Bravissima Calliope! Lei ha vinto “Capre e cavoli” di Taormina e si qualifica
anche per la finale di Atene, di metà dicembre, complimenti! Un applauso alla vincitrice!”
E
mentre il folto pubblico non smetteva di tributare il meritato riconoscimento
alla figlia di Zeus e Mnemosine, questa si avviò verso l'uscita dove, dopo aver
incassato le dracme della sudata vincita, incontrò Hermes, proprio lui, il Dio,
che l'aspettava sotto le vesti di un contadino siracusano.
Calliope
lo riconobbe naturalmente d'acchito, cosa che né gli spettatori, né io, né Voi,
cari lettori, avremmo potuto fare.
E
mentre la Luna, piena e luminosa, era ormai subentrata al cugino Sole,
inabissatosi nelle acque dello Ionio, nel compito di rischiarare il firmamento,
il Dio-contadino, senza preamboli di sorta, la informò:
“C'è
del lavoro per Te. Un poetuncolo da quattro soldi, un certo Creofilo di Samo,
aspetta l'ispirazione per una lirica sulla guerra, a celebrazione del famoso
Melocòdo; non è che potresti aiutarlo?”
“Uffa,
ancora lavoro. Ma io le rime non le trovo mica sotto gli alberi! Cosa credi!?”
“Uhm..
magari sì. Dai, fallo per me. Mi ha mandato lui. Inoltre paga bene”
“Lavori
sempre come mediatore, vero?”
“Già.
E poi si dice che le poesie ti sgorgano istantaneamente, come se tu avessi un
vaso da cui trarle fuori di continuo. O
forse” aggiunse ridendo “è un'anfora, per rimanere nel tema della serata. Ho
assistito alla tua prova in teatro. Bravissima”
Anche
Calliope sorrise, quindi si concentrò grandemente per riflettere.
“Come
vuole, il tuo amico, che sia lo schema delle rime?”
“Ah,
sì. Ecco.... 12 righe, AABBC DDEEC
FF”
“Uhm....
fammi pensare ancora un momento..”
E dopo
neppure mezzo minuto Calliope, con la sua melodiosa, divina voce, declamò:
“Possa tu in guerra incontrare la dolce vittoria
e al cielo celebrarla con l'adeguata baldoria.
Quando però inaspettata ti colpirà la sconfitta
all'improvviso, con il forte dolor di una fitta,
come trafitto da mille e mille aculei di istrici,
non ti lasciar, o guerrier, da costei ingannare.
Per la vittoria, poi, evita troppo di festeggiare.
E non disperar, credimi, è solo apparenza
dell'una e dell'altra di loro tu puoi fare senza.
Tratta dunque queste due false impostrici,
o tenebroso, muscoloso e bel Melocòdo,
esattamente nello stesso medesimo modo.”
“Magnifica,
musicale, melodiosa. Mi piace da matti, sai?
Rimarca quanto siano caduche le vicende del Mondo e ingannevole
l'esistenza, ma anche quanto l'uomo si abitui agli eventi passati, lieti o
tragici che siano. La trasmetto subito alla mente di Creofilo” esclamò un
convinto ed ammirato Hermes.
E più
tardi, poco più tardi, in una piccola, nascosta parte del cervello di Creofilo,
chino sul tavolo nella sua casa di Samo ad aspettare una gradita ispirazione,
presero forma quelle poche parole, che la sua penna fedelmente trascrisse sulla
carta in trepida attesa, quelle dodici semplici righe destinate però a
suscitare l'immortale ammirazione dei posteri.
….....................
P.S: Caro lettore, come hai visto Calliope ha
dichiarato, subito dopo aver dato a teatro la risposta esatta, che questa era
di una sorprendente semplicità. Già,
perché è così sorprendentemente facile?
Pietro Rainero
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