Claudio Vicario |
Io
sono…
Io sono, lontano da tutti,
silenzioso, attento, colpevole,
ad un passo dalla luce
che riflette la vita
che non condivido,
quasi carezza furtiva
che rinasce ogni volta.
Ho regalato i miei sogni,
le gioie più grandi,
le emozioni sopite che riemergono
nel lungo cammino,
passo dopo passo,
e rincuorano le amarezze
delle quali resta traccia
nelle pieghe dell’anima,
inconsolabili attimi d’eterno
che conoscono
la perdizione dei sensi.
Nell’eco di un’onda
ho scorto il tuo viso
che brilla d’infinito
qual fugace falce di luna
tra conchiglie sparse
sui confini del mare
raccolte nell’attimo
che muore in silenzio
dentro l’anima.
Un disegno implacabile
muove un sospiro
soffocato da colpe
che non posso giustificare.
Sembro una foglia in autunno
che cade a spirale e si perde
nell’eco di un ritorno fatto di attimi
e di silenziosi ricordi.
Mi sono perso
in un sentiero in salita,
lontano dal bosco,
ad un passo dalla radura.
La mia mente,
tramutata in tempesta,
trasmette solo silenzi
tra il fruscio delle foglie
mosse dal vento
mentre tutto tace nell’anima vuota
che cerca la quiete
tra immagini di notti passate
che tormentano.
Avverto la fragilità e l’impotenza,
l’inquietudine e l’insonnia,
l’attesa di soffocare
una vita tanto desiderata,
quell’affascinante illusione
che è sabbia sfuggente tra le dita,
vento tra vele invisibili ai più
in una notte lontana,
in un miraggio tra realtà e follia,
tra luci di sogni senza volto
che ignorano i colori dell’arcobaleno
nell’attesa, nell’ansiosa attesa
dello sguardo dell’alba nascente.
silenzioso, attento, colpevole,
ad un passo dalla luce
che riflette la vita
che non condivido,
quasi carezza furtiva
che rinasce ogni volta.
Ho regalato i miei sogni,
le gioie più grandi,
le emozioni sopite che riemergono
nel lungo cammino,
passo dopo passo,
e rincuorano le amarezze
delle quali resta traccia
nelle pieghe dell’anima,
inconsolabili attimi d’eterno
che conoscono
la perdizione dei sensi.
Nell’eco di un’onda
ho scorto il tuo viso
che brilla d’infinito
qual fugace falce di luna
tra conchiglie sparse
sui confini del mare
raccolte nell’attimo
che muore in silenzio
dentro l’anima.
Un disegno implacabile
muove un sospiro
soffocato da colpe
che non posso giustificare.
Sembro una foglia in autunno
che cade a spirale e si perde
nell’eco di un ritorno fatto di attimi
e di silenziosi ricordi.
Mi sono perso
in un sentiero in salita,
lontano dal bosco,
ad un passo dalla radura.
La mia mente,
tramutata in tempesta,
trasmette solo silenzi
tra il fruscio delle foglie
mosse dal vento
mentre tutto tace nell’anima vuota
che cerca la quiete
tra immagini di notti passate
che tormentano.
Avverto la fragilità e l’impotenza,
l’inquietudine e l’insonnia,
l’attesa di soffocare
una vita tanto desiderata,
quell’affascinante illusione
che è sabbia sfuggente tra le dita,
vento tra vele invisibili ai più
in una notte lontana,
in un miraggio tra realtà e follia,
tra luci di sogni senza volto
che ignorano i colori dell’arcobaleno
nell’attesa, nell’ansiosa attesa
dello sguardo dell’alba nascente.
Claudio Vicario
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