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venerdì 4 novembre 2016

PIETRO RAINERO: "AVVENTURA IN COSTA AZZURRA"




Pietro Rainero, collaboratore di Lèucade


                                                Avventura in Costa Azzurra

Kenia.

Nella Rift Valley affiorano sporadicamente testimonianze di un remoto passato dell’umanità.
I paleontologi aspettano, con infinita pazienza, che la valle decida di concedere il regalo tanto
sospirato e quando, raramente, ciò accade, con uguale pazienza senza fine ripuliscono dalla polvere
il femore od il cranio di qualche loro antenato di due milioni di anni fa.
La culla della specie umana è anche un crogiuolo dove si impastano cromosomi particolarmente adatti alla corsa di resistenza.  Ci troviamo infatti nella valle che ha dato i natali a tanti grandi atleti africani.   
E’ una mattinata bellissima, calda e soleggiata.
Kip e Samsom, due gemelli di nove anni, si sono già alzati da tempo e, fatta una frugale colazione e presi i libri, si accingono alla loro quotidiana fatica per raggiungere la scuola.
Samsom e Kip, infatti, abitano a sette chilometri dalla scuola elementare di Eldoret che raggiungono correndo ogni giorno, feste escluse.
Corrono senza sosta, felici di divorare la distanza che li separa dal sapere, da una possibile ricchezza a venire, da una vita più dignitosa.
Divorano, a mezzodì, nuovamente i chilometri che li separano dalla loro casa, alla quale sono diretti per divorare un meritato pasto.    Corrono non solo per raggiungere in tempo gli amici in aula, ma
anche perchè questa è una delle poche possibilità per edificare un futuro meno oscuro.
Sanno che i più resistenti tra loro saranno selezionati per le scuole superiori e, se capaci e fortunati, dopo estenuanti allenamenti avranno forse una chance: far parte delle squadre juniores keniote diatletica.
L’atletica leggera: il sogno dei bimbi della Rift Valley.
L’atletica leggera, lo sport degli dei, il più bello, la disciplina vecchia quanto i fossili della loro valle, nata quando questi fossili, allora dotati di poderosa muscolatura, dovevano correre più veloce possibile, saltare più lontano, lanciare più forte per sfuggire ai molti nemici predatori o catturare qualche appetitoso animale.
L’atletica leggera, che col trascorrere dei decenni riscrive il libro dei record, misurando in secondi e centimetri il progredire della nostra specie.    L’atletica leggera, dove un essere umano si misura
non solo contro se stesso ( per sondare la capacità di migliorarsi, di soffrire, le tattiche di gara, le doti di concentrazione ) e contro i suoi simili, ma anche contro il passato della propria razza.
I gemelli corrono per agguantare un futuro non ancora raggiunto, un benessere che si intravede solo lontanissimo, potenziale. Nella loro valle è ricco solo chi possiede una fattoria, un terreno sia pur ritroso a farsi coltivare, capi di bestiame, molte mucche dal bianco latte.
Il sogno dei piccoli keniani è possedere molte mucche.
I gemelli quindi corrono, e corrono forte! 
Ed in pochi anni …..raggiungono la vetta.
Li ritroviamo infatti, ormai diciottenni, a pieno titolo nella squadra nazionale juniores, con in una mano una borsa di studio per un’università statunitense e nell’altra un biglietto aereo per il loro
primo impegno all’estero: il meeting di Montecarlo, uno dei più qualificati al mondo, dove chi ottiene buone risultanze può sperare in lauti ingaggi per altre manifestazioni internazionali.
Sono soli con  l’occasione che il destino presenta una volta nella vita, soli dentro il loro sogno.     
26 luglio, ore 20.   Stadio Luis II, a Fontvieille, sotto la rocca di Sua Altezza Serenissima il principe di Monaco.  
Il popolo dell’atletica, appassionati di tutte le età ed estrazioni, si è riversato con ogni mezzo nel piccolo principato.       
Ora prende d’assalto gli sportelli della biglietteria e poi, salita qualche rampa di scale, si appresta a pregustare il grande evento, con in una mano hot dogs e coca cola e nell’altra il programma della serata.      Una serata, tra l’altro, bellissima. Solo qualche nuvola in lontananza sulle Alpi ed una leggera, piacevole brezza marina. E’ quasi percepibile nell’aria l’approssimarsi delle sfide che faranno sembrare le successive tre ore un batter di ciglia.
Samsom e Kip sono già in pista per il riscaldamento.
Sono incantati dallo spettacolo.
Guardano meravigliati quei tifosi, tifosi non di un atleta in particolare ma del progredire dell’umanità intera, tifosi che invocano i loro beniamini durante il giro d’onore in auto d’epoca, riservato ai campionissimi, nella speranza che questi eletti sappiano ripagarli più tardi con un lampo destinato a passare alla storia, con un attimo di emozione destinata a cristallizzarsi per sempre nella memoria.      
Avevano ancora la meraviglia negli occhi quando, due ore dopo circa, furono chiamati sulla linea dipartenza dei 3000 siepi, da anni territorio di caccia per gli uomini degli altopiani africani.
E gli uomini degli altopiani si fecero onore. Sfrecciando fra un pubblico che batteva ritmicamente le mani seguendo il suono di un tam-tam scandito da un lontano tamburo, quattro kenioti ed un etiope presero la testa.
Samsom e Kip erano lì, anche loro.
Erano nel gruppetto di testa, anche se le gambe sembravano, col passar dei giri, sempre più legnose, anche se, col progredire inesorabile delle lancette, le idee diventavano più confuse.
Correvano con uno stile superbo, una facilità di interpretare la corsa impressionante: era un piacere vederli.  Ma, nonostante rincorressero un sogno, o forse perchè risvegliati nel bel mezzo di un sogno, la fatica, enorme, estenuante, vinse.
Gli impulsi partivano dalle loro menti, il coraggio partiva dal loro cuore.
Ma le gambe non rispondevano più.
Kip arrivò quarto, Samsom sesto, sfinito.
Entrambi centrarono il primato personale, suggellando una gara magnifica, mentre il vincitore, loro connazionale, fallì di un’inezia ( 3 decimi di secondo ) il record del Mondo tra il delirio della folla.
Kip e Samsom avrebbero fotografato quell’istante di soddisfazione mista a delusione e lo avrebbero portato con loro per l’eternità.
Ore 23.  Samsom e Kip ora corrono lentamente ( defaticamento ) verso il loro albergo in compagnia di un gruzzolo di colleghi, mentre sullo sfondo, nello stadio e sullo stadio, i fuochi d’artificio chiudono l’evento sportivo.
L’occasionale passante che osserva questo quadro, di uomini neri come il carbone, con sgargianti magliette arancioni e verdi, che nella nera notte piena di luci lussuose si allontanano da altissimi fuochi che celebrano un troppo breve incontro tra atleti diversi, tra diverse discipline e tra spettatori diversissimi, rimane affascinato: uno spettacolo!
I gemelli, scansando i pedoni e le auto della viva, tumultuosa notte monegasca, trotterellavano pensando all’unisono ( una loro caratteristica ) che sì, erano veloci, erano resistenti ma….
ma c’è un filo sottilissimo che divide inesorabilmente il bravo atleta, il più che onesto faticatore di talento dal…..fenomeno.   
Ed essi non erano destinati ad essere fenomeni.
Non avrebbero scritto neppure una riga sul lungo libro dei record, non avrebbero vinto medaglie.
No! Non c’era ricchezza nel loro futuro. Non avrebbero potuto concedersi, per sé e gli otto fratelli, la fattoria tanto agognata.  
Sul sogno si chiudeva il sipario: era stata comunque una bella rappresentazione.
Giunti a questo punto del racconto, ci spostiamo qualche decina di chilometri più ad ovest ( e tre settimane più tardi ) a Cagnes sur Mer, nel frenetico cuore della Costa Azzurra.
Eccoci all’ippodromo, prospiciente il mare, ad un tiro di schioppo dai sinuosi e piramidali grattacieli della Baia degli Angeli.
E’ sera. Le grandi lampade proiettano lunghe ombre sulla pista rossa.
Anche i volti degli spettatori sembrano lunghi e tristi.
Molti degli spettatori coltivano un sogno, il solito che permea questa storia: la speranza di diventare ricchi.      Tramite le scommesse, come i giocatori di roulette, totocalcio, lotto.
C’è un piccolo intoppo: che i giochi del Casinò, il Totip, il Superenalotto ed i loro cugini, ed anche le scommesse all’ippodromo, non sono equi ( anche se possono coinvolgere i cavalli ) perché si
vince meno di quanto si dovrebbe in base alle mere probabilità dell’evento favorevole.
Perseverare a lungo in questi giochi è un modo quasi certo di rovina economica.  Matematico!
Il popolo dell’ippica insegue cocciutamente la speranza, legata alle scommesse, di un futuro meno buio.   E’ gente molto diversa da quella che segue l’atletica, ( anche se fra gli appassionati che assistono ad una prova di galoppo ad Epsom si contano lord, duchi, baronesse varie ed anche altezze reali, sicuramente persone non povere ) meno spensierata e allegra, quasi pesasse su di loro una cappa di disperazione, rassegnazione, sconforto.
Descritta la cornice, passiamo a vedere il disegno della corsa.
Facciamoci illustrare il quadro dallo speeker ufficiale dell’ippodromo.
“ Mesdames e messieurs, vi giunga il mio più caloroso “buonasera” dall’ippodromo della Costa Azzurra.   Il Grand Prix di Vitesse , che stiamo per proporvi in telecronaca diretta, verrà sicuramente ricordato come uno scontro tra campionissimi.
Tra i 14 partecipanti certamente almeno quattro possono, a ben diritto, aspirare al titolo di miglior trottatore dell’ultimo lustro.         Si tratta della giumenta ROQUEBRUNE ( record al chilometro
1’10” 7 ) e di TIDARO’UNPELO ( 1’11”3 ) , i due migliori interpreti francesi di questo sport fra le ultime generazioni, trionfatori più volte nel Prix d’Amerique, a cui bisogna aggiungere la femmina
statunitense SUPER MARKET ( 1’10”3 ) , recente dominatrice delle Breeder’s Crown a New York e soprattutto, quale favorito numero uno viste le strepitose condizioni di forma, l’italiano VALBONNE ( 1’09”1, primato mondiale ) che ha annichilito gli avversari al Gran Premio Lotteria di Agnano ed al recente Elitlopp di Stoccolma.
C’e poi una schiera di ottimi elementi che potrebbero recitare il ruolo di outsiders, per finire infine con quattro giovanissimi, tutti con la S all’inizio del nome e cioè nati due anni fa, senza alcuna possibilità di piazzamento.  Si tratta di SBIADITO ( dal chiaro manto ), SBILENCO ( dall’andatura non impeccabile ), SCIANCATO ( affetto da discopatia ) e SBANDATO ( facile alle rotture ).
La partenza, sulla pista da 1307 metri, viene lanciata lungo la curva e l’autostarter abbandona i cavalli subito dopo l’ingresso in rettilineo.

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Ma eccoci al momento tanto atteso!    Tutti i cavalli sono ordinati nello schieramento iniziale, otto in prima e sei in seconda fila, e procedono seguendo facilmente l’autostarter, che aumenta progressivamente la velocità ed ora si fa da parte.
Lanciata dunque la gara vera e propria!   Allunga in testa ROQUEBRUNE, il cui driver ha sfruttato con perizia il numero 1 dei nastri di partenza, mentre al largo si fa strada l’altra femmina SUPER
MARKET.        
Attenzione!  Al centro del gruppo di testa rompe SBANDATO, allungando la lunga striscia di gare in cui non ha ottenuto alcun risultato.

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Siamo alla seconda curva ed i quattro favoriti sono già al comando, apparentemente senza sforzo nel seguire l’andatura dettata da ROQUEBRUNE, pronti a piazzare l’allungo decisivo, ma ora siamo ancora in una fase interlocutoria.

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Eccoci ora sul rettilineo opposto alla tribuna: nell’ordine ROQUEBRUNE, con all’esterno SUPER MARKET, poi VALBONNE, TIDARO’UNPELO, NAPOLEONE TERZO, GIRAMONDO, SBIADITO, CAP3000, PATTUMIERA, SBILENCO e gli altri.
Squalificati per rottura prolungata SBANDATO e DISPERSO.

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Siamo all’ultima curva.        Il pubblico è tutto in piedi!           Elettrizzante lo spettacolo!
ROQUEBRUNE, TIDARO’UNPELO, VALBONNE e SUPER MARKET, che sembra un po’ stanca. Staccati gli altri.                   Ormai è cimento tra titani.

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Uscita sul rettilineo finale!
VALBONNE aumenta l’andatura.   Impressionante!
Supera in tromba SUPER MARKET e ROQUEBRUNE e si porta in testa.
VALBONNE, VALBONNE è ormai sicuro vincit… Attenzione!!
Esce SBILENCO ad una velocità supersonica, si avvicina a VALBONNE.
Pazzesco!!  Non crediamo ai nostri occhi!  Mancano poche decine di metri.
SBILENCO passa.       Inaudito!
SBILENCO,       SBILENCO,      SBILENCO !!
Ha vinto!       Incredibile sorpresa a Cagnes.      
SBILENCO, un cavallo neppure conosciuto, alla sua prima corsa significativa e iscritto con un record di 1’15”9 al chilometro, ha vinto il Criterium de Vitesse.
gli spettatori sono attoniti.  Un silenzio irreale è sceso sull’ippodromo.

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Abbiamo il risultato ufficiale.    SBILENCO su VALBONNE, terza ROQUEBRUNE.
Il tempo del vincitore è strabiliante: ha trottato il miglio ( 1609 metri ) alla media di 1’09” netti al chilometro, nuovo primato mondiale.
Signore e signori, vi salutiamo dall’ippodromo della Costa Azzurra, dove abbiamo vissuto con voi un’emozione che sarà impossibile rimuovere dalla memoria. ”   
Poco dopo il quadrupede vincitore viene fatto oggetto di ammirate attenzioni da parte di stallieri, accompagnatori, managers, fotografi e giornalisti.
Con in groppa una mantella viene scortato alla premiazione, subissato da applausi scroscianti.
Dentro a SBILENCO Kip dice: “ Che faticaccia! Sono stravolto. Meno male che sin da quando eravamo piccoli possediamo esattamente la stessa lunghezza di falcata ed identico ritmo di corsa, il
che ci ha consentito di evitare una sicura squalifica per rottura e di procedere ad una velocità molto superiore a quella che siamo in grado di sviluppare singolarmente.”
“ Sì, grazie a quella pelle finta che ci univa” rispose Samsom “ che però mi ha causato molti fastidi.
Avevo un gran caldo e non vedevo dove mettevo gli zoccoli, dovevo fidarmi ciecamente di te.”
“ Anch’io avevo le mie brave difficoltà a scorgere il mondo esterno dalle due piccole fessure degli occhi e cercare il migliore assetto per impostare le curve. Quei maledetti paraocchi……”
“ Non ti lamentare, tu!  Eri comunque davanti, potevi vedere la pista. E poi, tutte quelle frustate che mi sono preso io sulla schiena nella dirittura di arrivo dove le metti?     Piuttosto, abbiamo fatto bene a comportarci così?         Io non ne sono ancora convinto.”
“ Tu ed il tuo spiccato senso etico!   Sicuro che abbiamo fatto bene!           Tra premi di gara e scommessa su SBILENCO abbiamo sbancato l’ippodromo. Eravamo dati 100 a 1.
Avremo incamerato, ad occhio e croce, almeno un milione di franchi. ( al tempo degli eventi descritti dalla fiaba non era ancora arrivato l’euro.)
Immagina che bella fattoria potremo acquistare, e quante mucche!.       Gli altri proprietari hanno dovuto rinunciare a qualche premio, ma sono già miliardari. Quindi siamo come Robin Hood:
rubiamo ai ricchi per donare ai poveri, cioè noi.  Non facciamoci tanti scrupoli!”.
“ Ma noi abbiamo scommesso su SBILENCO ”  replicò Samsom “ che quasi nessuno aveva preso in considerazione, quindi abbiamo sicuramente fatto perdere tutti quei poveracci che hanno puntato
su VALBONNE. Abbiamo rubato ai poveri per dare ad altri due poveri.
Non siamo affatto come Robin Hood!”.
“ In guerra ed in amore tutto è permesso”     sentenziò Kip.
“ Ma noi non siamo in guerra! ( Samsom trascurò a priori l’amore: nessuno dei due si era ancora invaghito ) ”.
“ Sì, invece ”  concluse Kip “ in Sanscrito la parola guerra si dice “ desiderare più vacche” ”.


 Pietro Rainero





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