Pietro Rainero, collaboratore di Lèucade |
Avventura in Costa Azzurra
Kenia.
Nella Rift Valley affiorano
sporadicamente testimonianze di un remoto passato dell’umanità.
I paleontologi aspettano, con infinita
pazienza, che la valle decida di concedere il regalo tanto
sospirato e quando, raramente, ciò
accade, con uguale pazienza senza fine ripuliscono dalla polvere
il femore od il cranio di qualche loro
antenato di due milioni di anni fa.
La culla della specie umana è anche un
crogiuolo dove si impastano cromosomi particolarmente adatti alla corsa di resistenza. Ci troviamo infatti nella valle che ha dato i
natali a tanti grandi atleti africani.
E’ una mattinata bellissima, calda e
soleggiata.
Kip e Samsom, due gemelli di nove anni,
si sono già alzati da tempo e, fatta una frugale colazione e presi i libri, si accingono alla loro
quotidiana fatica per raggiungere la scuola.
Samsom e Kip, infatti, abitano a sette
chilometri dalla scuola elementare di Eldoret che raggiungono correndo ogni giorno,
feste escluse.
Corrono senza sosta, felici di divorare
la distanza che li separa dal sapere, da una possibile ricchezza a venire, da una vita più
dignitosa.
Divorano, a mezzodì, nuovamente i
chilometri che li separano dalla loro casa, alla quale sono diretti per divorare un meritato pasto. Corrono non solo per raggiungere in tempo
gli amici in aula, ma
anche perchè questa è una delle poche
possibilità per edificare un futuro meno oscuro.
Sanno che i più resistenti tra loro
saranno selezionati per le scuole superiori e, se capaci e fortunati, dopo estenuanti allenamenti avranno
forse una chance: far parte delle squadre juniores keniote diatletica.
L’atletica leggera: il sogno dei bimbi
della Rift Valley.
L’atletica leggera, lo sport degli dei,
il più bello, la disciplina vecchia quanto i fossili della loro valle, nata quando questi fossili,
allora dotati di poderosa muscolatura, dovevano correre più veloce possibile, saltare più lontano, lanciare
più forte per sfuggire ai molti nemici predatori o catturare qualche appetitoso animale.
L’atletica leggera, che col trascorrere
dei decenni riscrive il libro dei record, misurando in secondi e centimetri il progredire della nostra
specie. L’atletica leggera, dove un
essere umano si misura
non solo contro se stesso ( per sondare
la capacità di migliorarsi, di soffrire, le tattiche di gara, le doti di concentrazione ) e contro i suoi
simili, ma anche contro il passato della propria razza.
I gemelli corrono per agguantare un
futuro non ancora raggiunto, un benessere che si intravede solo lontanissimo, potenziale. Nella loro valle è ricco solo chi
possiede una fattoria, un terreno sia pur ritroso a farsi coltivare, capi di
bestiame, molte mucche dal bianco latte.
Il sogno dei piccoli keniani è possedere
molte mucche.
I gemelli quindi corrono, e corrono
forte!
Ed in pochi anni …..raggiungono la
vetta.
Li ritroviamo infatti, ormai
diciottenni, a pieno titolo nella squadra nazionale juniores, con in una mano una borsa di studio per
un’università statunitense e nell’altra un biglietto aereo per il loro
primo impegno all’estero: il meeting di
Montecarlo, uno dei più qualificati al mondo, dove chi ottiene buone risultanze può sperare in
lauti ingaggi per altre manifestazioni internazionali.
Sono soli con l’occasione che il destino presenta una volta
nella vita, soli dentro il loro sogno.
26 luglio, ore 20. Stadio Luis II, a Fontvieille, sotto la
rocca di Sua Altezza Serenissima il principe di Monaco.
Il popolo dell’atletica, appassionati di
tutte le età ed estrazioni, si è riversato con ogni mezzo nel piccolo principato.
Ora prende d’assalto gli sportelli della
biglietteria e poi, salita qualche rampa di scale, si appresta a pregustare il grande evento, con in una
mano hot dogs e coca cola e nell’altra il programma della serata. Una serata, tra l’altro, bellissima. Solo qualche nuvola in lontananza sulle
Alpi ed una leggera, piacevole brezza marina. E’ quasi percepibile nell’aria
l’approssimarsi delle sfide che faranno sembrare le successive tre ore
un batter di ciglia.
Samsom e Kip sono già in pista per il
riscaldamento.
Sono incantati dallo spettacolo.
Guardano meravigliati quei tifosi,
tifosi non di un atleta in particolare ma del progredire dell’umanità intera, tifosi che invocano
i loro beniamini durante il giro d’onore in auto d’epoca, riservato ai campionissimi, nella
speranza che questi eletti sappiano ripagarli più tardi con un lampo destinato a passare alla storia, con un
attimo di emozione destinata a cristallizzarsi per sempre nella memoria.
Avevano ancora la meraviglia negli occhi
quando, due ore dopo circa, furono chiamati sulla linea dipartenza dei 3000 siepi, da anni
territorio di caccia per gli uomini degli altopiani africani.
E gli uomini degli altopiani si fecero
onore. Sfrecciando fra un pubblico
che batteva ritmicamente le mani seguendo il suono
di un tam-tam scandito da un lontano tamburo, quattro kenioti ed un etiope presero la testa.
Samsom e Kip erano lì, anche loro.
Erano nel gruppetto di testa, anche se
le gambe sembravano, col passar dei giri, sempre più legnose, anche se, col progredire inesorabile
delle lancette, le idee diventavano più confuse.
Correvano con uno stile superbo, una
facilità di interpretare la corsa impressionante: era un piacere vederli. Ma, nonostante rincorressero un sogno, o
forse perchè risvegliati nel bel mezzo di un sogno, la fatica, enorme, estenuante,
vinse.
Gli impulsi partivano dalle loro menti,
il coraggio partiva dal loro cuore.
Ma le gambe non rispondevano più.
Kip arrivò quarto, Samsom sesto,
sfinito.
Entrambi centrarono il primato
personale, suggellando una gara magnifica, mentre il vincitore, loro connazionale, fallì di un’inezia ( 3
decimi di secondo ) il record del Mondo tra il delirio della folla.
Kip e Samsom avrebbero fotografato
quell’istante di soddisfazione mista a delusione e lo avrebbero portato con loro per
l’eternità.
Ore 23.
Samsom e Kip ora corrono lentamente ( defaticamento ) verso il loro
albergo in compagnia di un gruzzolo di colleghi, mentre sullo
sfondo, nello stadio e sullo stadio, i fuochi d’artificio chiudono l’evento sportivo.
L’occasionale passante che osserva
questo quadro, di uomini neri come il carbone, con sgargianti magliette arancioni e verdi, che nella
nera notte piena di luci lussuose si allontanano da altissimi fuochi che celebrano un troppo breve
incontro tra atleti diversi, tra diverse discipline e tra spettatori diversissimi, rimane affascinato: uno
spettacolo!
I gemelli, scansando i pedoni e le auto
della viva, tumultuosa notte monegasca, trotterellavano pensando all’unisono ( una loro
caratteristica ) che sì, erano veloci, erano resistenti ma….
ma c’è un filo sottilissimo che divide
inesorabilmente il bravo atleta, il più che onesto faticatore di talento dal…..fenomeno.
Ed essi non erano destinati ad essere
fenomeni.
Non avrebbero scritto neppure una riga
sul lungo libro dei record, non avrebbero vinto medaglie.
No! Non c’era ricchezza nel loro futuro.
Non avrebbero potuto concedersi, per sé e gli otto fratelli, la fattoria tanto agognata.
Sul sogno si chiudeva il sipario: era
stata comunque una bella rappresentazione.
Giunti a questo punto del racconto, ci
spostiamo qualche decina di chilometri più ad ovest ( e tre settimane più tardi ) a Cagnes sur Mer,
nel frenetico cuore della Costa Azzurra.
Eccoci all’ippodromo, prospiciente il
mare, ad un tiro di schioppo dai sinuosi e piramidali grattacieli della Baia degli Angeli.
E’ sera. Le grandi lampade proiettano lunghe
ombre sulla pista rossa.
Anche i volti degli spettatori sembrano
lunghi e tristi.
Molti degli spettatori coltivano un
sogno, il solito che permea questa storia: la speranza di diventare ricchi. Tramite le scommesse, come i giocatori di
roulette, totocalcio, lotto.
C’è un piccolo intoppo: che i giochi del
Casinò, il Totip, il Superenalotto ed i loro cugini, ed anche le scommesse all’ippodromo, non sono
equi ( anche se possono coinvolgere i cavalli ) perché si
vince meno di quanto si dovrebbe in base
alle mere probabilità dell’evento favorevole.
Perseverare a lungo in questi giochi è
un modo quasi certo di rovina economica.
Matematico!
Il popolo dell’ippica insegue
cocciutamente la speranza, legata alle scommesse, di un futuro meno buio.
E’ gente molto diversa da quella che segue l’atletica, ( anche se fra
gli appassionati che assistono ad una prova di galoppo ad
Epsom si contano lord, duchi, baronesse varie ed anche altezze reali, sicuramente persone non
povere ) meno spensierata e allegra, quasi pesasse su di loro una cappa di disperazione,
rassegnazione, sconforto.
Descritta la cornice, passiamo a vedere
il disegno della corsa.
Facciamoci illustrare il quadro dallo
speeker ufficiale dell’ippodromo.
“ Mesdames e messieurs, vi giunga il mio
più caloroso “buonasera” dall’ippodromo della Costa Azzurra. Il Grand Prix di Vitesse , che stiamo per
proporvi in telecronaca diretta, verrà sicuramente ricordato come uno scontro
tra campionissimi.
Tra i 14 partecipanti certamente almeno
quattro possono, a ben diritto, aspirare al titolo di miglior trottatore dell’ultimo lustro. Si tratta della giumenta ROQUEBRUNE (
record al chilometro
1’10” 7 ) e di TIDARO’UNPELO ( 1’11”3 )
, i due migliori interpreti francesi di questo sport fra le ultime generazioni, trionfatori più
volte nel Prix d’Amerique, a cui bisogna aggiungere la femmina
statunitense
SUPER MARKET ( 1’10”3 ) , recente dominatrice delle Breeder’s Crown a New York e soprattutto, quale favorito numero uno
viste le strepitose condizioni di forma, l’italiano VALBONNE ( 1’09”1, primato mondiale )
che ha annichilito gli avversari al Gran Premio Lotteria di Agnano ed al recente Elitlopp di
Stoccolma.
C’e poi una schiera di ottimi elementi
che potrebbero recitare il ruolo di outsiders, per finire infine con quattro giovanissimi, tutti con la S
all’inizio del nome e cioè nati due anni fa, senza alcuna possibilità di piazzamento. Si tratta di SBIADITO ( dal chiaro manto ),
SBILENCO ( dall’andatura non impeccabile ), SCIANCATO ( affetto
da discopatia ) e SBANDATO ( facile alle rotture ).
La partenza, sulla pista da 1307 metri,
viene lanciata lungo la curva e l’autostarter abbandona i cavalli subito dopo l’ingresso in
rettilineo.
………………………
………………………
Ma eccoci al momento tanto atteso! Tutti i cavalli sono ordinati nello
schieramento iniziale, otto in prima e sei in seconda fila, e
procedono seguendo facilmente l’autostarter, che aumenta progressivamente la velocità ed ora si
fa da parte.
Lanciata dunque la gara vera e
propria! Allunga in testa ROQUEBRUNE,
il cui driver ha sfruttato con perizia il numero 1 dei nastri di
partenza, mentre al largo si fa strada l’altra femmina SUPER
MARKET.
Attenzione! Al centro del gruppo di testa rompe SBANDATO,
allungando la lunga striscia di gare in cui non ha ottenuto alcun risultato.
……………………….
………………………..
Siamo alla seconda curva ed i quattro
favoriti sono già al comando, apparentemente senza sforzo nel seguire l’andatura dettata da
ROQUEBRUNE, pronti a piazzare l’allungo decisivo, ma ora siamo ancora in una fase interlocutoria.
………………………..
………………………..
Eccoci ora sul rettilineo opposto alla
tribuna: nell’ordine ROQUEBRUNE, con all’esterno SUPER MARKET, poi VALBONNE, TIDARO’UNPELO,
NAPOLEONE TERZO, GIRAMONDO, SBIADITO, CAP3000, PATTUMIERA, SBILENCO
e gli altri.
Squalificati per rottura prolungata
SBANDATO e DISPERSO.
……………………….
……………………….
Siamo all’ultima curva. Il pubblico è tutto in piedi! Elettrizzante lo spettacolo!
ROQUEBRUNE, TIDARO’UNPELO, VALBONNE e
SUPER MARKET, che sembra un po’ stanca. Staccati gli
altri. Ormai è cimento
tra titani.
……………………
……………………
Uscita sul rettilineo finale!
VALBONNE aumenta l’andatura. Impressionante!
Supera in tromba SUPER MARKET e ROQUEBRUNE
e si porta in testa.
VALBONNE, VALBONNE è ormai sicuro
vincit… Attenzione!!
Esce SBILENCO ad una velocità
supersonica, si avvicina a VALBONNE.
Pazzesco!! Non crediamo ai nostri occhi! Mancano poche decine di metri.
SBILENCO passa. Inaudito!
SBILENCO, SBILENCO, SBILENCO !!
Ha vinto! Incredibile sorpresa a Cagnes.
SBILENCO, un cavallo neppure conosciuto,
alla sua prima corsa significativa e iscritto con un record di 1’15”9 al chilometro, ha vinto
il Criterium de Vitesse.
gli spettatori sono attoniti. Un silenzio irreale è
sceso sull’ippodromo.
…………………………
…………………………
Abbiamo il risultato ufficiale. SBILENCO su VALBONNE, terza ROQUEBRUNE.
Il tempo del vincitore è strabiliante: ha
trottato il miglio ( 1609 metri ) alla media di 1’09” netti al chilometro, nuovo primato mondiale.
Signore e signori, vi salutiamo
dall’ippodromo della Costa Azzurra, dove abbiamo vissuto con voi un’emozione che sarà impossibile
rimuovere dalla memoria. ”
Poco dopo il quadrupede vincitore viene
fatto oggetto di ammirate attenzioni da parte di stallieri, accompagnatori, managers, fotografi e
giornalisti.
Con in groppa una mantella viene
scortato alla premiazione, subissato da applausi scroscianti.
Dentro a SBILENCO Kip dice: “ Che
faticaccia! Sono stravolto. Meno male che sin da quando eravamo piccoli possediamo esattamente
la stessa lunghezza di falcata ed identico ritmo di corsa, il
che ci ha consentito di evitare una
sicura squalifica per rottura e di procedere ad una velocità molto superiore a quella che siamo in grado di
sviluppare singolarmente.”
“ Sì, grazie a quella pelle finta che ci
univa” rispose Samsom “ che però mi ha causato molti fastidi.
Avevo un gran caldo e non vedevo dove
mettevo gli zoccoli, dovevo fidarmi ciecamente di te.”
“ Anch’io avevo le mie brave difficoltà
a scorgere il mondo esterno dalle due piccole fessure degli occhi e cercare il migliore assetto per
impostare le curve. Quei maledetti paraocchi……”
“ Non ti lamentare, tu! Eri comunque davanti, potevi vedere la pista.
E poi, tutte quelle frustate che mi sono preso io sulla schiena nella
dirittura di arrivo dove le metti?
Piuttosto, abbiamo fatto bene a comportarci così? Io non ne sono ancora convinto.”
“ Tu ed il tuo spiccato senso
etico! Sicuro che abbiamo fatto
bene! Tra premi di gara e scommessa su SBILENCO abbiamo sbancato
l’ippodromo. Eravamo dati 100 a 1.
Avremo incamerato, ad occhio e croce,
almeno un milione di franchi. ( al tempo degli eventi descritti dalla fiaba non era ancora
arrivato l’euro.)
Immagina che bella fattoria potremo
acquistare, e quante mucche!. Gli
altri proprietari hanno dovuto rinunciare a qualche premio, ma
sono già miliardari. Quindi siamo come Robin Hood:
rubiamo ai ricchi per donare ai poveri,
cioè noi. Non facciamoci tanti
scrupoli!”.
“ Ma noi abbiamo scommesso su SBILENCO
” replicò Samsom “ che quasi nessuno
aveva preso in considerazione, quindi abbiamo
sicuramente fatto perdere tutti quei poveracci che hanno puntato
su VALBONNE. Abbiamo rubato ai poveri per dare ad altri
due poveri.
Non siamo affatto come Robin Hood!”.
“ In guerra ed in amore tutto è
permesso” sentenziò Kip.
“ Ma noi non siamo in guerra! ( Samsom
trascurò a priori l’amore: nessuno dei due si era ancora invaghito ) ”.
“ Sì, invece ” concluse Kip “ in Sanscrito la parola guerra
si dice “ desiderare più vacche” ”.
Pietro Rainero
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