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mercoledì 25 gennaio 2017

ANTONIO SPAGNUOLO: "SOLITUDINE"



Antonio Spagnuolo




Solitudine

Ho cercato di spezzare il pane
fra gli amici che restano
per quelle parole che segnano ancora
una sottile speranza di fulgore.
Ed ogni bisbiglio insapora il quotidiano,
ai primi appelli dello sgomento,
per i miei attimi a volta digressivi:
fibrillanti granelli di una probabile
illusione del prodigio.
Così ho consumato l’antico presagio
quasi che le bugie trascritte
potessero giocare…
a carezzare il legno di un liuto.


3 commenti:

  1. Una poesia nella quale l'onda musicale, avvolgente e dolcissima, rischia di spogliare della sua forza espressiva il senso del componimento. L'Autore, non è una novità, è padrone dell'ars poetica e sa viaggiare sul registro della saudade, facendo idealmente l'amore con i ricordi, con una vaga, magica ironia e con il filo spinato. Nel testo si possono reperire residui di ottimismo pragmatico: "potessero giocare… /
    a carezzare il legno di un liuto", ma si avverte che, nell'intimo, il Poeta cova una visione cupa, dolorosa:
    "Così ho consumato l’antico presagio"...
    Antonio Spagnuolo palesa un'esperienza delle cose quotidiane, che è di natura estatica e visionaria, perchè, a rigore, il troppo usuale sarebbe ignorato e ineffabile se non ci fosse la rivelazione del Poeta.
    Mi inchino e ringrazio per una simile lezione.
    Maria Rizzi

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  2. IL pane dell’amicizia e degli affetti per alimentare la luce e la speranza. E così basta una parola solidale, magari appena sussurrata, a dare sapore al giorno, quando la vita comincia a mostrare le sue spine (“ai primi appelli di sgomento”). Gli “attimi digressivi” che ingenerano la“ probabile illusione del prodigio” mi richiamano alla mente, sia pure in modo alquanto vago, il Montale de “I limoni” (“Vedi, in questi silenzi in cui le cose / s’abbandono e sembrano vicine / a tradire il loro ultimo segreto / talora ci si aspetta / di scoprire uno sbaglio di natura/ .../ il filo da disbrogliare che finalmente ci metta / nel mezzo di una verità”).
    Per il resto concordo con Maria Rizzi che ben tratteggia l’atmosfera assorta, quasi sospesa, sorretta da una musicalità e accortezza creativa che rischiano di far passare in secondo piano l’aspetto più segnatamente contenutistico.
    Complimenti a Spagnuolo.
    Pasquale Balestriere

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  3. E' questa una poesia di solitudine nei suoi anfratti archetipici rinvigoriti da un misterioso inno di assonanze (prodigio-presagio) che alla fine, sulla fibra di un liuto.... fanno sentire la poesia come musica di un'illusione e il suo razional-disincanto. Complimenti.

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