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sabato 1 aprile 2017

GIANCARLO BARONI: "UNA INCERTA BEATITUDINE"

Una incerta beatitudine
 
Ho pubblicato il mio primo libro nel 1990, 
avevo 37 anni; una stravagante raccolta di 
poesie, con qualche verso irriverente, dallo 
strano titolo: Enciclopatia. 
Il libro era introdotto da questa specie di 
indovinello: “Una poesia nel cassetto è un 
pezzo di cassetto. Cosa sarà una 
poesia fuori del cassetto?”. A distanza di 
tanti anni non lo so ancora, anzi le idee 
gradualmente mi si confondono. 
E poi invecchiando non conviene interrogarsi 
e arrovellarsi troppo, altrimenti si rischia 
di fare la fine di quel millepiedi che, dopo 
essersi insistentemente chiesto come si 
muovessero simultaneamente le sue tante 
zampette, non riuscì più a camminare.
         C’è stato però un periodo, verso i 
cinquant’anni, in cui mi sono fatto diverse 
domande e mi sono dato alcune risposte 
riguardo questa mia passione per la scrittura 
e per la poesia. Perché di passione, intensa 
e vera, si tratta. Come ogni scrittore sa, 
avendolo provato sulla propria pelle, la 
passione per la scrittura presenta un volto 
bifronte e doppio, da una parte è gioia, 
piacere ed entusiasmo, dall’altra è fatica, 
amarezza e tensione; da una parte dà e 
dall’altra toglie. Ma nel complesso le 
soddisfazioni prevalgono nettamente 
sulle delusioni. Ho intitolato un mio 
volumetto di riflessioni letterarie 
Una incerta beatitudine. E’ proprio questo 
lo stato d’animo che provo scrivendo: 
una incerta beatitudine, a volte instabile 
e precaria ma sempre beatitudine.  
         C’è una frase di Thomas Mann che 
mi colpisce per la sua sintetica perfezione  
e che si riferisce alla creazione artistica: 
“conoscere in profondità e rappresentare 
in bellezza”. 
Cos’altro si può aggiungere? Conoscenza e 
bellezza, connubio ideale e contemporaneamente 
quasi irrealizzabile. In letteratura sono molto 
attratto anche dalla leggerezza, è lei che mi ha 
spinto a scrivere tanti versi sugli uccelli, su 
queste creature alate messaggere fra cielo e 
terra; poesie raccolte definitivamente nella 
recente ristampa, ampliata e illustrata, de 
I merli del giardino di san Paolo e altri uccelli.  
Osservando gli uccelli, si viene catturati 
dalla gamma dei colori delle loro piume, 
dalla varietà dei canti e dei comportamenti. 
Ora saltellano su un prato con tale levità da 
sfiorare la terra, ora si nascondono nel folto 
di un cespuglio, ora ci guardano dall’alto di 
un ramo e subito volano più distante e chissà 
dove. Da loro ho imparato a moltiplicare punti 
di vista, prospettive, angolazioni, sguardi.
         Confesso che tendo facilmente a dimenticare, 
per ogni ricordo che entra un altro abbandona  
l’archivio della mia 
memoria; un archivio-magazzino stipato e poco 
capiente. 
I libri che scrivo e le fotografie che scatto mi 
aiutano a ricordare. I libri trattengono e fissano 
sulla pagine pensieri, sentimenti e riflessioni, 
le fotografie (fotografare è meno di una passione 
ma più di un passatempo) custodiscono immagini, 
soprattutto di luoghi, che altrimenti sbiadirebbero.
         Nei miei versi non gradisco parlare in modo 
esplicito di me. La mia vita è poco interessante, 
la mia memoria abbastanza lacunosa. Preferisco 
parlare di altre persone e personaggi, stabilire con 
loro un contatto, una relazione e uno scambio, 
raccontare storie e vicende che li riguardano, 
mimetizzarmi e mettermi nei loro panni,  guardare 
il mondo attraverso i loro occhi e farli esprimere 
direttamente. 
Possono essere viaggiatori ed esploratori 
(una mia raccolta s’intitola Le anime di Marco Polo), 
eroi del mito (in primis Ulisse), scienziati 
(soprattutto Darwin), una serie di pittori 
(da Masaccio a Basquiat), singole persone comuni, 
come la   protagonista di questi versi alle prese 
con il rito quotidiano del caffè:
 
Si affaccia alla finestra
sorseggia un caffè beata
come se davanti avesse
non il viale con mille auto
ma un golfo pieno di vele.
 
Giancarlo Baroni
 
 
DA: 
"Socio del mese dell'Associazione Culturale 
Cooperativa Letteraria che cura il progetto 
della rivista Fuori Asse". 
         
 



1 commento:

  1. Quanto è ispirato, poliedrico e autentico questo Artista, che non ho la gioia e l'onore di conoscere? Mi ha incuriosita, anzi intrigata la sua introduzione, ma la cinquina di versi è stata una fulminazione. Giancarlo Baroni esprime con musicalità pura e con qualcosa che assomiglia a un incantesimo la magia del vedere 'oltre'. Oltre la siepe leopardiana, si potrebbe dire... Oltre tutti i limiti vissuti dagli scrittori, da noi uomini, ma con la modernità che acceca, rende il poetare duro, potente, incisivo e poi, all'improvviso, meraviglioso. Vorrei sapermi svegliare, osservare il quotidiano e scorgere
    "non il viale con mille auto
    ma un golfo pieno di vele".
    Se la poesia esiste ed è mezzo di mediazione tra l'uomo e il Sogno, questi versi la incarnano. Mi sono
    commossa e ringrazio l'Autore!
    Maria Rizzi

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