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sabato 16 dicembre 2017

MARISA COSSU: "ATTRAVERSO PARETI DI PIETRA E POESIE"

Marisa Cossu,
collaboratrice di Lèucade






Un'immagine della copertina del nuovo libro di Marisa Cossu "Attraverso pareti di pietra", presentato il 11/11/2017 all' "Auditorium Tarentum" di Taranto nell'ambito della Rassegna "Tarentum Legge", organizzata dal Prof. Corrado Rossano dell'Università LUMSA di Taranto. Partecipano alla Rassegna i Licei Aristosseno, Archita e Ferraris.



Due composizioni in cui l'ordine metrico dà sostanza e incisività agli abbrivi esistenziali

Due poesie che, salde e ben costruite, evidenziano la competenza metrica della Cossu: la prima composizione in cinque strofe,  ciascuna di tre endecasillabi ed un quinario in rima alternata; e la seconda, un sonetto di stampo classicheggiante, della più netta tradizione letteraria nostrana. Si confrontano spesso i critici sull’uso della metrica nel canto, affermando, la maggioranza, che il sottostare a regole ben definite danneggia la poesia, dacché quest’ultima necessita per prima cosa di libertà e di immaginazione. Il fatto sta che la Nostra spesso ci ha proposto poesie di tale genere letterario, dimostrando non solo arguzia e conoscenza prosodica ma anche, e soprattutto, una generosa rielaborazione della condizione umana, scavando nei reconditi dell’essere col porsi questioni che riguardano l’inquietudine di esistere e il persistere del malum vitae nella storia dell’uomo: un vagare senza mete precise in un mare senza confini, condannato, egli, alle ristrettezze del fatto di esistere e alla solitudine, cosciente della brevità della vita:

E vuole l’uomo di uscire dalla forra,
ma si solleva solo per vedere
come solinga a sé la vita scorra,
per poi cadere.

Tanti i motivi ispiratori che fanno del canto un’alcova di affetti e di pensamenti:  il tempo che fugge, la memoria, l’ambire a mete liberatorie, la saudade, il rapporto uomo infinito, la morte, la sorte, il futuro…

Mentre parliamo già si è consumato
 il breve arco di luce a noi concesso

Tutte note che danno forza e incisività alla sua poetica, facendosi così oggettiva, dacché in essa ognuno di noi trova gran parte dei suoi interrogativi esistenziali:


Nazario Pardini


In fin dei conti

In fin dei conti, traccia di graffito,
l’uomo vive nel tempo e inciso resta
nell’attesa di un provvido infinito;
ma già si appresta,

domato ed insicuro, alla futura sorte
il grumo di speranza e di timore
che nell’animo alberga fino a morte,
ed è il dolore:

l’inganno si rivela quando il cielo,
divenuto coscienza, ora spalanca
lo squarcio in cui passare dentro il velo
di ciò che manca.

E vuole l’uomo di uscire dalla forra,
ma si solleva solo per vedere
come solinga a sé la vita scorra,
per poi cadere.


Mentre parliamo

Mentre parliamo già si è consumato
 il breve arco di luce a noi concesso
 dove godemmo il bene superato
 e fuggitivo resta quel riflesso

che parla da un ricordo ormai lasciato
 nelle trame del Tempo, quel dismesso
 profumo di una rosa, ora stampato
 sul foglio di un bel libro. Vi fu impresso

come fosse parola, un nome muto,
 indice ed atto, nume delle cose
 che amammo sol per gioco e che ci toglie

il fato ora che il fiore inscrive foglie
tra mille vuote sillabe e le rose
rassomigliano ai segni del vissuto.

Marisa Cossu 

                  





4 commenti:

  1. la ringrazio, professore, per la generosa accoglienza e per la bella nota critica con la quale ha presentato le mie poesie. A presto sentirci su Leucade. Auguro a lei e alla sua famiglia un santo e sereno Natale. Con tanta stima
    Marisa Cossu

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  2. Molto brava, Marisa, a riprodurre la strofe saffica con tre endecasillabi e un quinario e bello il contenuto che ci consegna consapevoli alla nostra finitezza, come rosa che conserva il vissuto.

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  3. Grazie. La metrica è una mia passione;ma amo anche l'espressione in versi liberi e sciolti. Seguo di volta in volta la forma poetica che mi sembra più appropriata. Sei davvero gentile.

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    1. Certamente, questo è un pensiero che ho espresso più volte. Ogni poesia reclama la sua forma poetica. La forma non è un contenitore che tutto trattiene.

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