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mercoledì 17 ottobre 2018

MARISA COSSU: "LA BELLEZZA ABITA QUI"


La bellezza abita qui

“Vieni dal cielo profondo o esci dall’abisso,
Bellezza? Il tuo sguardo, divino e infernale,
dispensa alla rinfusa il sollievo e il crimine,
ed in questo puoi essere paragonata al vino”.
( C. Baudelaire, Inno alla bellezza)

Marisa Cossu,
collaboratrice di Lèucade

Abita tra noi la Bellezza: se il Contemporaneo non riesce a coglierne lo splendore è perché egli è immerso nella nebbia rarefatta dell’esistenza, nelle miriadi di manipolazioni dell’esperienza in cui sono coinvolti l’Arte, la Natura e il “sentire”. Gli inganni sono  messi in atto  dagli individui e dai gruppi, nei loro rapporti liquidi, nel loro mutismo, nella loro corsa sfrenata verso la bulimia del possesso. Se il Contemporaneo, il Tecnologico, non riesce a intravedere un barlume di bellezza nel “cielo profondo”, o “nell’abisso” da cui essa origina, è perché l’uomo non abita più qui, è altrove disperso.
Ma la bellezza non si pone al di sopra dell’umanesimo, pervicace resta quasi invisibile nella realtà esperienziale. È qui, non abbandona l’umanità fiaccata da problemi e da  dubbi, è qui con il suo potere liberatorio. La bellezza, come l’essere, si cela dietro un velo, non vuol cercare, ma essere cercata; per vederla bisogna sentirne la necessità, fermarsi ad osservare, respirare, aprire l’animo e la mente  a tutto ciò che esprime vita, morte, gioia, dolore, rabbia e compassione; pronti a cogliere e a godere di tutte le esperienze estetiche emotivamente pregnanti, incontrate per il solo fatto di essere senzienti.
Nella corsa egotica, senza riposo, senza lentezza e senza limiti, il Contemporaneo perde il gusto del bello e della scoperta, vive una deprivazione emotiva, in una forma di alienazione nel degrado delle città, negli antichi ipogei dimenticati, nelle necropoli dissacrate, nelle periferie del pensiero abbandonate nell’atto di cogliere un piacere fine a se stesso, consumistico. Ecco apparire sempre più aggressivi i segni della “bruttezza”, nella grande illusione verso cui l’uomo è inesorabilmente diretto. Cresce il male del vivere. La Bellezza e il Contemporaneo rischiano di diventare gli opposti di una struttura cementificata che oscura i sensi, li mortifica, svia la percezione alterando i processi cognitivi. La percezione del “bello”è un fatto cognitivo: ha a vedere con il complesso “ingranaggio cuore-cervello” ;  i segnali sensoriali non sono adatti a ottenere percezioni immediate e certe; per vedere gli oggetti si rende necessario che sia l’intelletto a formulare congetture quindi l’occhio ha perso la consolidata  funzione di macchina fotografica.  
Giovani generazioni non hanno memoria della bellezza, e se a volte provano un senso di stupore di fronte ai sintomi del bello che, nonostante tutto si manifestano, ciò avviene perché la Bellezza da sempre abita qui, nell’armonia e nella disarmonia, nell’imperfezione e nella pluralità delle cose che si manifestano in un abbraccio universale, in un lampo di luce; ciò avviene anche nell’era tecnologica, in tempi in cui l’abuso delle sollecitazioni visive e informative disabituano l’individuo a selezionare nel caos ciò che realmente interessa ed ha valore umano, comunicativo - espressivo. Accorgersi della bellezza è anche un problema formativo? Si può attrarre alla bellezza, attraverso l’insegnamento o mediante la proposizione vissuta di esempi e modelli?
 Si può ancora indicare all’uomo una via interiore ed esperienziale verso la bellezza?
Affidiamo l’idea del bello a nuovi studi e scoperte nel campo di recenti ottiche multidisciplinari, le antiche diatribe alla storia della filosofia e nella classicità strutturale  del nostro pensiero, perché la ricerca mai finirà di affascinarci e stupirci; né sappiamo dove ci condurrà, nè se si confronterà con l’idea dell’infinito. La bellezza abita nell’uomo, nella sua costituzione neurobiologica, nelle zone del cervello deputate ad accendersi all’esposizione alla bellezza. L’attività cerebrale, indagata con sempre più precisi strumenti tecnologici (Tac, Pec, etc.) , mostra empatia per i prodotti dell’Arte, anche di quella astratta . La scoperta dei neuroni specchio, ha convinto scienziati ed artisti, soprattutto per quanto riguarda l’arte visiva a formulare ipotesi di collaborazione, così che Arte e Scienza non siano più contrapposte ma inizino un processo collaborativo di ricerca delle costanti del “bello”. Un atto cogntivo è sempre anche un atto creativo: la visione avviene dall’interno. È la neuroestetica la nuova scienza che studia i rapporti tra Arte-cervello aprendo una finestra su questo specifico argomento. Cos’è che piace, emoziona, commuove e stupisce larga parte di una comunità nelle arti visive e negli altri linguaggi dell’Arte’? Dove e quali sono i sintomi della Bellezza? L’artista è di fatto, il miglior neurologo di se stesso” intendendo che la mente sia la zona in cui la scienza si connette all’Arte, parte costitutiva della sua esistenza; sono qui i messaggi del “bello” che l’uomo  riconosce  nell’empatia e i sintomi saranno sempre virali: la Bellezza è una forma di poiesis.

E non farà rumore la Bellezza,
forse in silenzio e pura,
sarà soffio di pioppo alla mia porta,
una lanterna fioca nella notte,
un bisbiglìo di petali dischiusi
al davanzale di una gioia breve”.

Marisa Cossu

Letture:

B. Missana, Verso una nuova critica d’Arte, Sentieri Meridiani Edizioni 2015

N. Goodman, I linguaggi dell’Arte,  Il Saggiatore,2008, Milano

Semir Zeki, La visione dall’interno, Bollati Boringhieri, 2007 Torino



11 commenti:

  1. Carissimo Professore, la ringrazio per lo spazio concesso a queste mie riflessioni sulla nostra accogliente e meravigliosa Isola. Penso che possa essere interessante e forse anche opporrtuno riflettere intorno a questi argomenti che riguardano l'uomo nella sua essenzialità costitutiva, tendente al bello e all'armonia. Sembra quasi un'utopia parlare della bellezza e della possibilità di intravederla nel nostro mondo liquido, dove spiccano elementi di "bruttezza" e degrado; ma proprio per questi motivi è rassicurante e visionario allo stesso tempo, inoltrarsi a pensare che la Bellezza non morirà e che sarà proprio la scienza a salvarla.

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  2. Carissima Marisa, credo che tu abbia pienamente ragione e spero proprio che sia la Bellezza, con tutto il suo polisemico valore, a salvare il mondo dalle brutture che ci vediamo attorno ogni minuto della giornata.
    Complimenti per il tuo significativo saggio.
    Nazario

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  3. Così come viene indicata da Marisa Cossu, la Bellezza è un "fatto cognitivo", una "via interiore", una "visione che avviene dall'interno". Condivido pienamente l'assunto, convinto come sono che il Bello sia un valore spirituale, inscindibile dal Vero e dal Buono, come volevano i pensatori classici. La Bellezza non è che uno dei tanti possibili attributi dell'Assoluto, dalla cui luce siamo investiti al punto che fatichiamo ad accorgerci. Mi complimento vivamente con la scrittrice.
    Franco Campegiani

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    1. Mi auguro che Scienza ed Arte possano aiutarsi a vicenda nell'indagine infinta dell'uomo intorno ai criteri, ai valori, della creatività . La bellezza non è soltanto Estetica: comprende testimonianze etiche, valori sociali, aspirazioni spirituali. Grazie, caro amico, per il graditissimo commento.

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  4. La bellezza indubbiamente abita qui, è intorno a noi. Ignorare la bellezza vuol dire farsi del male. Una vita senza bellezza è una vita cruda, fine a se stessa. E’ vero in questa società liquida i richiami della bellezza vengono ascoltati sempre meno. Si passa davanti ad un magnifico paesaggio, senza soffermarci a gustarne il fascino, senza permettere al nostro occhio di incamerarne l’essenza, c’è sempre altro da fare. La corsa verso i beni materiali sembra prevalere inesorabilmente. Magari rimandiamo a dopo, un dopo che molto spesso non arriva mai. E’ sicuramente fondamentale insegnare ai nostri alunni, ai nostri figli a saper ben guardare, a saper discernere. Insegniamo loro a percepire la bellezza, ad assaporarla a nutrirsi di lei, ai fini della loro salute mentale e spirituale. A livello scolastico è opportuno promuovere le uscite nell’ambiente naturale, ed artistico. Mi viene da pensare che se il nostro pianeta, non fosse così immensamente bello e perfetto, le arti non avrebbe avuto modo di esistere. Ringrazio l'amica Marisa Cossu per questo importante saggio. Serenella Menichetti

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    1. Grazie di aver sottolineato l'importanza formativa dell'educazione al " sentire". Il tuo commento articolato e preciso ci mette in empatia. Ne sono felice.

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  5. Ho letto e riletto con molto interesse questa profonda riflessione sulla bellezza che condivido in pieno. Il bello, il buono e il vero, come dice Franco Campeggiani, sono un tuttuno, sono esternazione divine che Dio "Essenza Assoluta" di questi elementi dona all'uomo perchè ne goda appieno e che questi lo accresca per rendere sempre più felice la propria esistenza. La bellezza salverà il mondo afferma qualcuno e in ciò credo ci sia parecchia verità. Dobbiamo quindi saper educarci ed educare per saper cogliere la bellezza che, come afferma l'autrice e Serenella è in ogni dove. A tal fine ho fotocopiato questa riflessione per conservarla e per avere la possibilità all'occorrenza rileggerla e meditarla. Pasqualino Cinnirella

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  6. La Bellezza abita tra noi, questo è certo, ed è nel suo territorio che gli uomini cercano la loro più profonda aspirazione verso la divinità; è il sommo ideale di vita raggiungerla.
    L'amica Marisa Cossu ha ben evidenziato e reso chiaro il significato della Bellezza e la sua raramente raggiungibile dimensione, in particolare nel mondo contemporaneo, che pare abbiamo smarrito il piacere e la grazia del bello, quella superiore armonia che l'uomo riesce a percepire grazie al dono della vita.C'è indubbiamente una componente ancora incomprensibile che avvicina l'uomo al divino( forse l'Anima? ) dove regna l'assoluta Bellezza ma è un dato di fatto storicamente accertato che egli da sempre dilaniato dalla contesa Bene-Male riesca solo a sfiorare il senso della perfezione/Bellezza senza mai impossessarsene pienamente. Oggi tocca all'uomo tecnologico a essere coinvolto in questa incapacità con la sua sfrenata corsa al consumismo e agli effimeri piaceri, domani, senza dubbio, altri ostacoli si presenteranno come è successo nel passato e fin dalle origini del tempo. Esiste allora una imperfezione non eliminabile che impedisce all'uomo il libero accesso alla Bellezza, che è presente nel suo DNA, che forse risiede nella sua umana consistenza da sempre impegnata in una lotta per la sopravvivenza e per la sua estrema fragilità carnale e psichica. Molto interessanti appaiono gli studi, citati dalla Cossu sui "neuroni specchio" sulla nuova scienza " Neuroestetica" e infine sulle immense qualità e possibilità che ha l'essere umano per migliorarsi scientificamente. Ma alla fine ritorniamo sempre al punto di partenza ossia all'impossibilità di vivere fisicamente davvero nel contenitore della Bellezza su questa terra. Ed è una rara ed emozionante scoperta per ognuno di noi raggiungere la Grazia dell'Armonia assoluta la quale a sua svolta si svela solo a coloro che riescono a liberarsi dalla pesante zavorra del loro conflitto esistenziale verso sé stessi e verso il prossimo. Allora mi viene da pensare che solo l'Amore totale nei confronti dell'atto vitale con le sue componenti di dolore e felicità sia la porta di accesso alla vera Bellezza e che la soluzione finale sia quella di fare uso quotidiano di questo grande amore,( anche attraverso l'arte, la poesia e ogni gesto educativo e formativo certamente) nel segno di una piena comprensione dei nostri limiti ma anche della nostra somiglianza a Dio.

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  7. Il richiamo alla neuroestetica – contro ad un «atteggiamento estetico» che riduca l’«estetica» ad una mera appendice dell’ontologia (filosofia dell’arte)- mi trova totalmente d’accordo, a condizione che si affianchi ad essa, in una sorta di consorzio metodologico triadico, la socioestetica (sociologia dell’arte). Per un «metodo» estetico non riduttivo occorre accostare, in modo bilanciato, biologia (neuroestetica), ontologia (filosofia dell’arte) e sociologia (socioestetica).

    La nota di Marisa scaturisce tre interrogativi.

    «La bellezza, come l’essere, si cela dietro un velo, non vuol cercare, ma essere cercata».

    Questa affermazione lascia troppo spazio ad un’«estetica classica». La triade «vero»/«bello»/«buono» - tipo Platone e Aristotele- nasconde una metafisica trascendente e «mimetica» (Auerbach), inaccettabile nella tardo-modernità. L’«estetica analitica», non-cognitivista, ci ha lasciato in eredità la divisione sein/sollen; l’«estetica pragmatista», anti-trascendente e anti-trascendentale, ci ha lasciato in eredità l’intuizione dell’assoluta immanentisticità dell’«esperienza artistica». Queste eredità - non-cognitiviste e immanentiste- annichiliscono ogni concezione «mimetica» dell’arte, fondata sulla conformità tra «vero» e «bello». L’«estetica classica» ha ancora valore esplicativo? No.

    «La percezione del “bello” è un fatto cognitivo: ha a vedere con il complesso “ingranaggio cuore-cervello”; i segnali sensoriali non sono adatti a ottenere percezioni immediate e certe; per vedere gli oggetti si rende necessario che sia l’intelletto a formulare congetture quindi l’occhio ha perso la consolidata funzione di macchina fotografica» […] «Un atto cognitivo è sempre anche un atto creativo: la visione avviene dall’interno».

    La percezione «estetica» - come ogni forma di «percezione»- storicamente si subordina a due modelli: bottom-up (esterna) e top-down (interna). Probabilmente meno anacronistica è una teoria mediativa dei modelli di «percezione», à la Neisser, idonea a legittimare anche la fase non-«conscia» (selezione an-attentiva dello stimolo) dell’intero «processo» di «percezione estetica». La teoria top-down (interna) della «percezione estetica» è esaustiva? No.

    E, infine, considero la definizione classica di «estetica» come mera teoria della «percezione» artistica (aisthesis) molto riduttiva. L’«estetica» è anche «atteggiamento», «immaginazione», «giudizio» o «emozione» artistici.

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  8. Condivido anch’io questa bella riflessione sulla Bellezza di Marisa Cossu, così come i commenti a corredo della stessa. Nazario Pardini ci ricorda “la bellezza salverà di mondo” echeggiando una delle frasi più celebri della storia della letteratura mondiale, che sottolinea come all’arte, e solo all’arte, sembra così affidato il gravoso quanto esaltante compito di restaurare quell’ “humanitas” dei valori in grado di sottrarre la coscienza dell’uomo al tragico destino della reificazione, al farsi essa stessa “cosa” tra le “cose” da cui è assediata e insidiata nella civiltà della tecnica. Ed è giusto, quindi, guardare con speranza all’arte, convincere ed educare gli uomini al senso e al valore dell’estetica, affinché anche l’etica possa riacquistare valore. A questo proposito mi sembra opportuno e salvifico, come ci sottolinea Serenella Menichetti, che “è’ sicuramente fondamentale insegnare ai nostri alunni, ai nostri figli a saper ben guardare, a saper discernere. Insegniamo loro a percepire la bellezza, ad assaporarla a nutrirsi di lei, ai fini della loro salute mentale e spirituale”
    Sonia Giovannetti

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  9. Ringrazio tutti gli amici che con i loro articolati ed appropriati commenti, hanno posto domande, hanno portato alla luce quelle zone del discorso sulla bellezza che oggi sembra essere uscito dall'utopia e inizia a indagare dentro l'uomo per aggiungere attributi di consapevolezza pluridisciplinare al problema del bello. Certo, ci sarebbe molto da dire, soprattutto sui punti messi in rilievo da Ivan Pozzoni; ma il nostro argomentare non finisce qui e mi auguro che nascano nuove riflessioni e, perché no, nuove congetture. Grazie, cari amici.

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