La
bellezza abita qui
“Vieni dal cielo
profondo o esci dall’abisso,
Bellezza? Il tuo
sguardo, divino e infernale,
dispensa alla rinfusa
il sollievo e il crimine,
ed in questo puoi
essere paragonata al vino”.
( C. Baudelaire, Inno
alla bellezza)
Marisa Cossu, collaboratrice di Lèucade |
Abita tra noi la Bellezza: se il Contemporaneo
non riesce a coglierne lo splendore è perché egli è immerso nella nebbia
rarefatta dell’esistenza, nelle miriadi di manipolazioni dell’esperienza in cui
sono coinvolti l’Arte, la Natura e il “sentire”. Gli inganni sono messi in atto
dagli individui e dai gruppi, nei loro rapporti liquidi, nel loro
mutismo, nella loro corsa sfrenata verso la bulimia del possesso. Se il
Contemporaneo, il Tecnologico, non riesce a intravedere un barlume di bellezza
nel “cielo profondo”, o “nell’abisso” da cui essa origina, è perché l’uomo non
abita più qui, è altrove disperso.
Ma la bellezza non si pone al di sopra
dell’umanesimo, pervicace resta quasi invisibile nella realtà esperienziale. È
qui, non abbandona l’umanità fiaccata da problemi e da dubbi, è qui con il suo potere liberatorio.
La bellezza, come l’essere, si cela dietro un velo, non vuol cercare, ma essere
cercata; per vederla bisogna sentirne la necessità, fermarsi ad osservare,
respirare, aprire l’animo e la mente a tutto ciò che esprime vita, morte,
gioia, dolore, rabbia e compassione; pronti a cogliere e a godere di tutte le
esperienze estetiche emotivamente pregnanti, incontrate per il solo fatto di
essere senzienti.
Nella corsa egotica, senza riposo, senza lentezza
e senza limiti, il Contemporaneo perde il gusto del bello e della scoperta,
vive una deprivazione emotiva, in una forma di alienazione nel degrado delle
città, negli antichi ipogei dimenticati, nelle necropoli dissacrate, nelle
periferie del pensiero abbandonate nell’atto di cogliere un piacere fine a se
stesso, consumistico. Ecco apparire sempre più aggressivi i segni della “bruttezza”,
nella grande illusione verso cui l’uomo è inesorabilmente diretto. Cresce il
male del vivere. La Bellezza e il Contemporaneo rischiano di diventare gli
opposti di una struttura cementificata che oscura i sensi, li mortifica, svia
la percezione alterando i processi cognitivi. La percezione del “bello”è un
fatto cognitivo: ha a vedere con il complesso “ingranaggio cuore-cervello” ; i segnali sensoriali non sono adatti a
ottenere percezioni immediate e certe; per vedere gli oggetti si rende
necessario che sia l’intelletto a formulare congetture quindi l’occhio ha perso
la consolidata funzione di macchina
fotografica.
Giovani generazioni non hanno memoria della
bellezza, e se a volte provano un senso di stupore di fronte ai sintomi del
bello che, nonostante tutto si manifestano, ciò avviene perché la Bellezza da sempre
abita qui, nell’armonia e nella disarmonia, nell’imperfezione e nella pluralità
delle cose che si manifestano in un abbraccio universale, in un lampo di luce;
ciò avviene anche nell’era tecnologica, in tempi in cui l’abuso delle
sollecitazioni visive e informative disabituano l’individuo a selezionare nel
caos ciò che realmente interessa ed ha valore umano, comunicativo - espressivo.
Accorgersi della bellezza è anche un problema formativo? Si può attrarre alla
bellezza, attraverso l’insegnamento o mediante la proposizione vissuta di
esempi e modelli?
Si può
ancora indicare all’uomo una via interiore ed esperienziale verso la bellezza?
Affidiamo l’idea del bello a nuovi studi e
scoperte nel campo di recenti ottiche multidisciplinari, le antiche diatribe alla
storia della filosofia e nella classicità strutturale del nostro pensiero, perché la ricerca mai
finirà di affascinarci e stupirci; né sappiamo dove ci condurrà, nè se si
confronterà con l’idea dell’infinito. La bellezza abita nell’uomo, nella sua
costituzione neurobiologica, nelle zone del cervello deputate ad accendersi
all’esposizione alla bellezza. L’attività cerebrale, indagata con sempre più
precisi strumenti tecnologici (Tac, Pec, etc.) , mostra empatia per i prodotti
dell’Arte, anche di quella astratta . La scoperta dei neuroni specchio, ha
convinto scienziati ed artisti, soprattutto per quanto riguarda l’arte visiva a
formulare ipotesi di collaborazione, così che Arte e Scienza non siano più
contrapposte ma inizino un processo collaborativo di ricerca delle costanti del
“bello”. Un atto cogntivo è sempre anche un atto creativo: la visione avviene
dall’interno. È la neuroestetica la
nuova scienza che studia i rapporti tra Arte-cervello aprendo una finestra su
questo specifico argomento. Cos’è che piace, emoziona, commuove e stupisce
larga parte di una comunità nelle arti visive e negli altri linguaggi dell’Arte’?
Dove e quali sono i sintomi della Bellezza? L’artista è di fatto, il miglior neurologo di se stesso”
intendendo che la mente sia la zona in cui la scienza si connette all’Arte,
parte costitutiva della sua esistenza; sono qui i messaggi del “bello” che
l’uomo riconosce nell’empatia e i sintomi saranno sempre
virali: la Bellezza è una forma di poiesis.
E non farà rumore la Bellezza,
forse in silenzio e pura,
sarà soffio di pioppo alla mia porta,
una lanterna fioca nella notte,
un bisbiglìo di petali dischiusi
al davanzale di una gioia breve”.
Marisa Cossu
Letture:
B.
Missana, Verso una nuova critica d’Arte, Sentieri Meridiani Edizioni 2015
N.
Goodman, I linguaggi dell’Arte, Il
Saggiatore,2008, Milano
Semir Zeki, La visione dall’interno, Bollati Boringhieri, 2007 Torino
Carissimo Professore, la ringrazio per lo spazio concesso a queste mie riflessioni sulla nostra accogliente e meravigliosa Isola. Penso che possa essere interessante e forse anche opporrtuno riflettere intorno a questi argomenti che riguardano l'uomo nella sua essenzialità costitutiva, tendente al bello e all'armonia. Sembra quasi un'utopia parlare della bellezza e della possibilità di intravederla nel nostro mondo liquido, dove spiccano elementi di "bruttezza" e degrado; ma proprio per questi motivi è rassicurante e visionario allo stesso tempo, inoltrarsi a pensare che la Bellezza non morirà e che sarà proprio la scienza a salvarla.
RispondiEliminaCarissima Marisa, credo che tu abbia pienamente ragione e spero proprio che sia la Bellezza, con tutto il suo polisemico valore, a salvare il mondo dalle brutture che ci vediamo attorno ogni minuto della giornata.
RispondiEliminaComplimenti per il tuo significativo saggio.
Nazario
Così come viene indicata da Marisa Cossu, la Bellezza è un "fatto cognitivo", una "via interiore", una "visione che avviene dall'interno". Condivido pienamente l'assunto, convinto come sono che il Bello sia un valore spirituale, inscindibile dal Vero e dal Buono, come volevano i pensatori classici. La Bellezza non è che uno dei tanti possibili attributi dell'Assoluto, dalla cui luce siamo investiti al punto che fatichiamo ad accorgerci. Mi complimento vivamente con la scrittrice.
RispondiEliminaFranco Campegiani
Mi auguro che Scienza ed Arte possano aiutarsi a vicenda nell'indagine infinta dell'uomo intorno ai criteri, ai valori, della creatività . La bellezza non è soltanto Estetica: comprende testimonianze etiche, valori sociali, aspirazioni spirituali. Grazie, caro amico, per il graditissimo commento.
EliminaLa bellezza indubbiamente abita qui, è intorno a noi. Ignorare la bellezza vuol dire farsi del male. Una vita senza bellezza è una vita cruda, fine a se stessa. E’ vero in questa società liquida i richiami della bellezza vengono ascoltati sempre meno. Si passa davanti ad un magnifico paesaggio, senza soffermarci a gustarne il fascino, senza permettere al nostro occhio di incamerarne l’essenza, c’è sempre altro da fare. La corsa verso i beni materiali sembra prevalere inesorabilmente. Magari rimandiamo a dopo, un dopo che molto spesso non arriva mai. E’ sicuramente fondamentale insegnare ai nostri alunni, ai nostri figli a saper ben guardare, a saper discernere. Insegniamo loro a percepire la bellezza, ad assaporarla a nutrirsi di lei, ai fini della loro salute mentale e spirituale. A livello scolastico è opportuno promuovere le uscite nell’ambiente naturale, ed artistico. Mi viene da pensare che se il nostro pianeta, non fosse così immensamente bello e perfetto, le arti non avrebbe avuto modo di esistere. Ringrazio l'amica Marisa Cossu per questo importante saggio. Serenella Menichetti
RispondiEliminaGrazie di aver sottolineato l'importanza formativa dell'educazione al " sentire". Il tuo commento articolato e preciso ci mette in empatia. Ne sono felice.
EliminaHo letto e riletto con molto interesse questa profonda riflessione sulla bellezza che condivido in pieno. Il bello, il buono e il vero, come dice Franco Campeggiani, sono un tuttuno, sono esternazione divine che Dio "Essenza Assoluta" di questi elementi dona all'uomo perchè ne goda appieno e che questi lo accresca per rendere sempre più felice la propria esistenza. La bellezza salverà il mondo afferma qualcuno e in ciò credo ci sia parecchia verità. Dobbiamo quindi saper educarci ed educare per saper cogliere la bellezza che, come afferma l'autrice e Serenella è in ogni dove. A tal fine ho fotocopiato questa riflessione per conservarla e per avere la possibilità all'occorrenza rileggerla e meditarla. Pasqualino Cinnirella
RispondiEliminaLa Bellezza abita tra noi, questo è certo, ed è nel suo territorio che gli uomini cercano la loro più profonda aspirazione verso la divinità; è il sommo ideale di vita raggiungerla.
RispondiEliminaL'amica Marisa Cossu ha ben evidenziato e reso chiaro il significato della Bellezza e la sua raramente raggiungibile dimensione, in particolare nel mondo contemporaneo, che pare abbiamo smarrito il piacere e la grazia del bello, quella superiore armonia che l'uomo riesce a percepire grazie al dono della vita.C'è indubbiamente una componente ancora incomprensibile che avvicina l'uomo al divino( forse l'Anima? ) dove regna l'assoluta Bellezza ma è un dato di fatto storicamente accertato che egli da sempre dilaniato dalla contesa Bene-Male riesca solo a sfiorare il senso della perfezione/Bellezza senza mai impossessarsene pienamente. Oggi tocca all'uomo tecnologico a essere coinvolto in questa incapacità con la sua sfrenata corsa al consumismo e agli effimeri piaceri, domani, senza dubbio, altri ostacoli si presenteranno come è successo nel passato e fin dalle origini del tempo. Esiste allora una imperfezione non eliminabile che impedisce all'uomo il libero accesso alla Bellezza, che è presente nel suo DNA, che forse risiede nella sua umana consistenza da sempre impegnata in una lotta per la sopravvivenza e per la sua estrema fragilità carnale e psichica. Molto interessanti appaiono gli studi, citati dalla Cossu sui "neuroni specchio" sulla nuova scienza " Neuroestetica" e infine sulle immense qualità e possibilità che ha l'essere umano per migliorarsi scientificamente. Ma alla fine ritorniamo sempre al punto di partenza ossia all'impossibilità di vivere fisicamente davvero nel contenitore della Bellezza su questa terra. Ed è una rara ed emozionante scoperta per ognuno di noi raggiungere la Grazia dell'Armonia assoluta la quale a sua svolta si svela solo a coloro che riescono a liberarsi dalla pesante zavorra del loro conflitto esistenziale verso sé stessi e verso il prossimo. Allora mi viene da pensare che solo l'Amore totale nei confronti dell'atto vitale con le sue componenti di dolore e felicità sia la porta di accesso alla vera Bellezza e che la soluzione finale sia quella di fare uso quotidiano di questo grande amore,( anche attraverso l'arte, la poesia e ogni gesto educativo e formativo certamente) nel segno di una piena comprensione dei nostri limiti ma anche della nostra somiglianza a Dio.
Il richiamo alla neuroestetica – contro ad un «atteggiamento estetico» che riduca l’«estetica» ad una mera appendice dell’ontologia (filosofia dell’arte)- mi trova totalmente d’accordo, a condizione che si affianchi ad essa, in una sorta di consorzio metodologico triadico, la socioestetica (sociologia dell’arte). Per un «metodo» estetico non riduttivo occorre accostare, in modo bilanciato, biologia (neuroestetica), ontologia (filosofia dell’arte) e sociologia (socioestetica).
RispondiEliminaLa nota di Marisa scaturisce tre interrogativi.
«La bellezza, come l’essere, si cela dietro un velo, non vuol cercare, ma essere cercata».
Questa affermazione lascia troppo spazio ad un’«estetica classica». La triade «vero»/«bello»/«buono» - tipo Platone e Aristotele- nasconde una metafisica trascendente e «mimetica» (Auerbach), inaccettabile nella tardo-modernità. L’«estetica analitica», non-cognitivista, ci ha lasciato in eredità la divisione sein/sollen; l’«estetica pragmatista», anti-trascendente e anti-trascendentale, ci ha lasciato in eredità l’intuizione dell’assoluta immanentisticità dell’«esperienza artistica». Queste eredità - non-cognitiviste e immanentiste- annichiliscono ogni concezione «mimetica» dell’arte, fondata sulla conformità tra «vero» e «bello». L’«estetica classica» ha ancora valore esplicativo? No.
«La percezione del “bello” è un fatto cognitivo: ha a vedere con il complesso “ingranaggio cuore-cervello”; i segnali sensoriali non sono adatti a ottenere percezioni immediate e certe; per vedere gli oggetti si rende necessario che sia l’intelletto a formulare congetture quindi l’occhio ha perso la consolidata funzione di macchina fotografica» […] «Un atto cognitivo è sempre anche un atto creativo: la visione avviene dall’interno».
La percezione «estetica» - come ogni forma di «percezione»- storicamente si subordina a due modelli: bottom-up (esterna) e top-down (interna). Probabilmente meno anacronistica è una teoria mediativa dei modelli di «percezione», à la Neisser, idonea a legittimare anche la fase non-«conscia» (selezione an-attentiva dello stimolo) dell’intero «processo» di «percezione estetica». La teoria top-down (interna) della «percezione estetica» è esaustiva? No.
E, infine, considero la definizione classica di «estetica» come mera teoria della «percezione» artistica (aisthesis) molto riduttiva. L’«estetica» è anche «atteggiamento», «immaginazione», «giudizio» o «emozione» artistici.
Condivido anch’io questa bella riflessione sulla Bellezza di Marisa Cossu, così come i commenti a corredo della stessa. Nazario Pardini ci ricorda “la bellezza salverà di mondo” echeggiando una delle frasi più celebri della storia della letteratura mondiale, che sottolinea come all’arte, e solo all’arte, sembra così affidato il gravoso quanto esaltante compito di restaurare quell’ “humanitas” dei valori in grado di sottrarre la coscienza dell’uomo al tragico destino della reificazione, al farsi essa stessa “cosa” tra le “cose” da cui è assediata e insidiata nella civiltà della tecnica. Ed è giusto, quindi, guardare con speranza all’arte, convincere ed educare gli uomini al senso e al valore dell’estetica, affinché anche l’etica possa riacquistare valore. A questo proposito mi sembra opportuno e salvifico, come ci sottolinea Serenella Menichetti, che “è’ sicuramente fondamentale insegnare ai nostri alunni, ai nostri figli a saper ben guardare, a saper discernere. Insegniamo loro a percepire la bellezza, ad assaporarla a nutrirsi di lei, ai fini della loro salute mentale e spirituale”
RispondiEliminaSonia Giovannetti
Ringrazio tutti gli amici che con i loro articolati ed appropriati commenti, hanno posto domande, hanno portato alla luce quelle zone del discorso sulla bellezza che oggi sembra essere uscito dall'utopia e inizia a indagare dentro l'uomo per aggiungere attributi di consapevolezza pluridisciplinare al problema del bello. Certo, ci sarebbe molto da dire, soprattutto sui punti messi in rilievo da Ivan Pozzoni; ma il nostro argomentare non finisce qui e mi auguro che nascano nuove riflessioni e, perché no, nuove congetture. Grazie, cari amici.
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