Franco Donatini, collaboratore di Lèucade |
Una poesia in cui la maestosità musicale
dell’endecasillabo si fa reificazione oggettiva di vita: amori, ricordi,
saudade, rami senza foglie, esseri inermi, tempo fugace. Il poeta, con eleganza
formale, significanti, significati, e sinestetici accorgimenti, fa della
stagione il supporto concreto degli abbrivi memoriali: l’autunno, il tempo dei
poeti, dei simboli baudelairiani, dei pensamenti esistenziali, delle scosse
emotive; e si sa che quando certi stati d'animo tornano a galla insaporiti del loro
riposo in interiore homine, si ricaricano e si ingrandiscono, finché tutto urge per il
bisogno di tradursi in arte: poesia, musica, pittura… E qui il sole, l’oggi, il
domani, si immolano ad un cielo che, tanto simile alla sorte del poeta, pian piano: “… come la bruma avvolge i miei
ricordi/ come fa il vento …con le foglie morte”. Scrive Magritte, e l’autore lo sa bene, “Io ho utilizzato la
pittura/ per rendere visibile il pensiero”. Un pensiero che l’autore
stesso sa contenere in argini ben solidi per evitare esondazioni, come spesso accade
parlando di ricordi. Ma qui è naturale, lo concede la stagione, che il gioco
della malinconia adorni coi suoi palpiti lo scorrere di un canto, che, ben
nutrito di assonanze, rime, e stilemi di rimalmezzo, si fa messaggio visivo di vita e di meditazione.
Nazario Pardini
Pensiero d’autunno
Non so perché lo amo quest’autunno
morente e grigio come i miei ricordi
svaniscono col tempo nella mente
Fu questa la stagione dei miei amori
degli incontri fugaci eppure eterni
rimasti appesi a un ramo senza foglie
fluttuanti nell’aria esseri inermi
Brevi gli amori come le giornate
che il sole accorcia avaro della luce
liquidi come la pioggia che dilava
quel poco che resta nei pensieri
Non c’è più né ieri né domani
solo il presente ora e poi più niente
un’esistenza che sfugge dalle mani
Forse so perché amo quest’autunno
con il sole che si spegne lentamente
nel mio orizzonte sempre più vicino
nel cielo che pian piano si fa scuro
È perché assomiglia alla mia sorte
come la bruma avvolge i miei ricordi
come fa il vento …con le foglie morte
Franco Donatini
Pisa, 31 ottobre 2019
Franco Donatini
ingegnere
nucleare, docente all’università di Pisa, ha lavorato in Enel come responsabile
delle politiche di ricerca e sviluppo per le fonti rinnovabili. Come esperto di
energia ha collaborato a trasmissioni televisive tra cui «Linea Blu» e «Rai
Utile». Tra il 2006 e il 2007 ha effettuato la circumnavigazione del Sudamerica
in barca a vela alimentata solo a fonti rinnovabili, che è stata oggetto della
trasmissione Rai 3 «Evoluti per caso, sulle tracce di Darwin». Ha pubblicato
nel 2008 la raccolta di racconti In viaggio con Patrizio
Roversi, nel 2009 Galileo, i giorni della cecità con
prefazione di Carlo Rubbia e nello stesso anno Intorno a lei. Chagall,
amore e arte. Suoi anche Giuseppe Verdi e Teresa Stolz (2011), La
vestale di Kandinsky (2012), Dov’è Charleroi (2013), Modigliani
mon amour (2014), Lautrec anima di Montmartre (2015), Il
mulino dei sogni. Glorie e disgrazie del nucleare (2016).
LA LIRICITA' IRRIDUCIBILE DI FRANCO DONATINI
RispondiEliminaQuesti pensieri autunnali memorandi di Franco Donatini innervano liricamente nell'estensione dell'Amore alla naturalistica visione del inesorabile decadenza imposta dal tempo e dalle sue inappellabili regole. Donatini, poeta di sillogica pregnanza, comunque non si arrende all'inevitabile destino degli esseri viventi senza rimediare la sequenza delle molteplici fasi esistenziali dell'Essere. Ecco che al grigiore dei ricordi si oppone l'eternità degli incontri amorosi evocando la consistenza di un fluire di un ad un ramo appeso (anche senza foglie); ecco agli amori brevi e "liquidi" a porsi la persistenza del pensiero che conserva il residuo di immagini e sensazioni condensate poeticamente nel sole "avaro della luce" o della pioggia "che dilava quel poco che resta..."; ecco che alla fuga esistenziale dal tempo (né ieri né domani) si appone il "presente" che declina orizzonti e colori per interpretare il destino imperscrutabile (di noi tutti) dissolvendosi nel fenomenico più naturale e comprensibile: la nebbiosità del vento...
Dunque una lirica particolarmente malinconica e profonda, ricca di similitudini e accostamenti linearmente significanti, per uno stato d'animo pacato e non rassegnato alle potenzialità incontrovertibili dell'Essere che guida la nostra esistenza fino a suo conclusivo evolversi nell'oceano dell'indistinto.