venerdì 8 novembre 2019

NAZARIO P. LEGGE: "PENSIERO D'AUTUNNO" DI FRANCO DONATINI

Franco Donatini,
collaboratore di Lèucade


Una poesia in cui la maestosità musicale dell’endecasillabo si fa reificazione oggettiva di vita: amori, ricordi, saudade, rami senza foglie, esseri inermi, tempo fugace. Il poeta, con eleganza formale, significanti, significati, e sinestetici accorgimenti,   fa della stagione il supporto concreto degli abbrivi memoriali: l’autunno, il tempo dei poeti, dei simboli baudelairiani, dei pensamenti esistenziali, delle scosse emotive; e si sa che quando certi stati d'animo tornano a galla insaporiti del loro riposo in interiore homine, si ricaricano  e si ingrandiscono, finché tutto urge per il bisogno di tradursi in arte: poesia, musica, pittura… E qui il sole, l’oggi, il domani, si immolano ad un cielo che, tanto simile alla sorte del poeta,  pian piano: “… come la bruma avvolge i miei ricordi/ come fa il vento …con le foglie morte”. Scrive Magritte, e l’autore lo sa bene, “Io ho utilizzato la pittura/ per rendere  visibile il pensiero”. Un pensiero che l’autore stesso sa contenere in argini ben solidi per evitare esondazioni, come spesso accade parlando di ricordi. Ma qui è naturale, lo concede la stagione, che il gioco della malinconia adorni coi suoi palpiti lo scorrere di un canto, che, ben nutrito di assonanze, rime, e stilemi di rimalmezzo,  si fa messaggio visivo di vita e di meditazione.

Nazario Pardini

Pensiero d’autunno

Non so perché lo amo quest’autunno
morente e grigio come i miei ricordi
svaniscono col tempo nella mente
Fu questa la stagione dei miei amori
degli incontri fugaci eppure eterni
rimasti appesi a un ramo senza foglie
fluttuanti nell’aria esseri inermi

Brevi gli amori come le giornate
che il sole accorcia avaro della luce
liquidi come la pioggia che dilava
quel poco che resta nei pensieri
Non c’è più né ieri né domani
solo il presente ora e poi più niente
un’esistenza che sfugge dalle mani

Forse so perché amo quest’autunno
con il sole che si spegne lentamente
nel mio orizzonte sempre più vicino
nel cielo che pian piano si fa scuro
È perché assomiglia alla mia sorte
come la bruma avvolge i miei ricordi
come fa il vento …con le foglie morte

Franco Donatini
Pisa, 31 ottobre 2019


Franco Donatini

ingegnere nucleare, docente all’università di Pisa, ha lavorato in Enel come responsabile delle politiche di ricerca e sviluppo per le fonti rinnovabili. Come esperto di energia ha collaborato a trasmissioni televisive tra cui «Linea Blu» e «Rai Utile». Tra il 2006 e il 2007 ha effettuato la circumnavigazione del Sudamerica in barca a vela alimentata solo a fonti rinnovabili, che è stata oggetto della trasmissione Rai 3 «Evoluti per caso, sulle tracce di Darwin». Ha pubblicato nel 2008 la raccolta di racconti In viaggio con Patrizio Roversi, nel 2009 Galileo, i giorni della cecità con prefazione di Carlo Rubbia e nello stesso anno Intorno a lei. Chagall, amore e arte. Suoi anche Giuseppe Verdi e Teresa Stolz (2011), La vestale di Kandinsky (2012), Dov’è Charleroi (2013), Modigliani mon amour (2014), Lautrec anima di Montmartre (2015), Il mulino dei sogni. Glorie e disgrazie del nucleare (2016).

1 commento:

  1. LA LIRICITA' IRRIDUCIBILE DI FRANCO DONATINI
    Questi pensieri autunnali memorandi di Franco Donatini innervano liricamente nell'estensione dell'Amore alla naturalistica visione del inesorabile decadenza imposta dal tempo e dalle sue inappellabili regole. Donatini, poeta di sillogica pregnanza, comunque non si arrende all'inevitabile destino degli esseri viventi senza rimediare la sequenza delle molteplici fasi esistenziali dell'Essere. Ecco che al grigiore dei ricordi si oppone l'eternità degli incontri amorosi evocando la consistenza di un fluire di un ad un ramo appeso (anche senza foglie); ecco agli amori brevi e "liquidi" a porsi la persistenza del pensiero che conserva il residuo di immagini e sensazioni condensate poeticamente nel sole "avaro della luce" o della pioggia "che dilava quel poco che resta..."; ecco che alla fuga esistenziale dal tempo (né ieri né domani) si appone il "presente" che declina orizzonti e colori per interpretare il destino imperscrutabile (di noi tutti) dissolvendosi nel fenomenico più naturale e comprensibile: la nebbiosità del vento...
    Dunque una lirica particolarmente malinconica e profonda, ricca di similitudini e accostamenti linearmente significanti, per uno stato d'animo pacato e non rassegnato alle potenzialità incontrovertibili dell'Essere che guida la nostra esistenza fino a suo conclusivo evolversi nell'oceano dell'indistinto.

    RispondiElimina