Ivan Pozzoni. La malattia invettiva. Limina mentis editore. Villasanta (MB).
2018; Ivan Pozzoni. Cherchez la Troika. Limina mentis editore.
Villasanta (MB). 2016
Mi sono giunti oggi 17 ottobre, due
testi di Ivan Pozzoni: LA MALATTIA INVETTIVA. Limina mentis editore. Villasanta
(MB). 2018; CHERCHEZ LA TROIKA. Limina
mentis editore. Villasanta (MB). 2016. Energia allo stato puro, abundantia cordis. Lo
scrittore, subito riconoscibile dallo stile conciso, determinato e risolutivo,
a volte audace, affronta argomenti plurali e polisemici con una capacità creativa da lasciare imbambolati i
lettori. Il più delle volte si accanisce con una società omologata, che, senza
capo né coda, segue le mode in maniera ovvia e superficiale. E questo sarebbe
niente dato che sono in molti a seguire il filone della contestazione. Quello
che Pozzoni ha in più è la capacità di arrivare a segno con un linguismo che
sembra dirti “sei fuori strada”. Frecciate, arguzie, e acuti metaforici si
susseguono con un calore di portata umanamente coinvolgente:
LA
BALLATA DELLE BESTEMMIE,
“Oggi,
involontariamente, ho offeso dementi, morti di fame cronici, ignoranti e
inconcludenti, in realtà mi interessava mandare a bersaglio un unico messaggio
a un malato di mente…”
LE
QUOTE ROSA
“Dopo
le chiacchiere, ridondanti, di decine di, a detta loro, artiste, scappa il
proposito di importare dalla Svizzera un referendum d’altra natura non come
l’inutile sulle trivellazioni che mi indirizzerebbe a lo 0,045% di quote rosa alla letteratura…”
HAI
PERSO LA LINGUA?
“…
l’homo sapiens sapiens sta perdendo la lingua…”
FIORELLO
M’ANNOIA,…
“Mi
addormento davanti allo schermo di carta/ reo di non aver da raccontare niente
di nuovo…”
EMBOLIA
POETICA
“Piantato
nel cuore stiletto scrivano/ non lasci fluire ematico dire alla mano…”
FUORI
DAGLI SCHEMI
“Provateci,
una volta nella vita, a smetter di vivere fuori da ogn’ischema,/ senza costanti
interruzioni d’inchiostro alla vena del fonema/ in modo che la crisi
occidentale si traduca in crisi occipitale/ col risparmio di formiche incrementano
i consumi di cicale…”, sono
alcuni esempi del primo testo, che inizia con un ANTI-“MANIFESTO”
NEON-AVANGUARDISTA, in dieci punti: (1) Ogni
battaglia della “neon”-avanguardia è aeriforme, 2) Il dialegesthai è fondamento
di democrazia, 3) L’atrofizzazione della dimensione narcisistica dell’artista è
urgente, 4) L’”opera d’arte” è filiera solidale, 5) L’”autore” è finalmente
deceduto, 6) La tristezza metodologica è resistenza contro ogni destino di
rifiuto umano, 7) Ogni “forma-poesia” è caduta, 8) L’ironia è medium di
rimorfologizzazione costante, 9) La “militanza” è unica categoria
socio/ontologica del fare cultura, 10) L’arte è estetica normativa.
Quanto al secondo testo già avevo scritto una recensione pubblicata nel gennaio 2019 su LETTURA DI TESTI DI AUTORI CONTEMPORANEI III, che qui riporto, ritenendola aderente e indicativa sulla vena esplosiva dello scrittore. Un vulcano di idee e di intenti critici che convalidano la proteiforme valenza della sua versatilità: “Ivan Pozzoni. Cherchez la Troika. Casa Editrice Limina mentis. Villasanta (MB). 2016. Un messaggio ampio, prolungato, mai scarnito, apodittico, quello di Ivan Pozzoni. Si può senz’altro dire che la sua poesia appartiene a un rituale nuovo, lontano dalla classica positura, da un verseggiare fatto di fiori e rosette affidati a un linguismo di sinestetici accostamenti. I problemi si accavallano nel suo poema, si fanno cocenti nell’intenzione di delineare un sociale da correggere e rivedere. Si apprezzano da subito i titoli, gli incipit delle sue poesie che ci svegliano, facendoci sobbalzare, inquietandoci, e sottraendoci alla nostra indifferenza: I morti di fame stanno nelle accademie, Pane al pane, Assalto ai forni, In vino veritas, All’osteria dell’amore solido, Mamma, sono un autistico, Il medico dei matti, Equitaglia, fino a L’epigrammista menefreghista:
“Per
farti divertire, lettore sbracato sul divano
devo
inventare senza sosta rime da sciamano,
non
bastano al feroce epigrammista assonanze cuore – sole- mare, –
desideri torcermi il cervello con rime tipo
gong/ sarong o bordeaux/ trumeau,
ma,
credendo di mettere i tuoi tredici
neuroni in un caveau,
ricevi,
inaspettatamente, in cambio, un radioso “vaccagare”.
Non c’è altro da dire: un realismo da
pane al pane e vino al vino; o meglio, da “scrivi come mangi!, e non ti
nascondere in virtualismi letterari di sapore arcaico”.
Modernità a tinte forti, dove la
ricerca del verbo si incanala in un fiume che talvolta scende nel sottosuolo
come un torrente carsico, finché scopre
un’apertura, vede la luce, brilla e scorre in superficie; va impetuoso
portandosi riflessi di sole e ombre di selve. Ma l’acqua che fluisce è limpida
e chiara, e nella corsa fa trasparire la
varietà cromatica dei fondali; l’energica freschezza.”.
Mi piace
e credo sia opportuno riportare a conclusione un lacerto poetico tratto dalla
pag. 27:
(…)
Penso di essere riuscito a diventare
un’arma di distruzione di massa
ché se mi mettono in mano 10 euro da
investire, in dieci giorni k’indice FTSE si abbassa,
chiedo al consorzio europeo delle
multinazionali, con sede a Berlino, di darmi maggior fiducia
se mi foraggiate sono in grado di
migliorare il vostro tentativo di distruggere la Grecia,
non c’è bisogno che la troika minacci
l’applicazione di qualche indignitoso sinallagma
datemi un fondo JPMorgan da curare e vi
trasformo 1000 euro in una dracma,
senza nemmeno bisogno di mandare
l’aviazione militare a Atene
investite su un mio investimento di
mercato, che conviene.
Il testo è impreziosito da una ricca
bio-bibliografia a cui rifarsi per meglio conoscere e approfondire la vena
scritturale dell’autore.
Nazario Pardini
Grazie infinite all'amico Nazario Pardini.
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