Lidia Guerrieri, collaboratrice di Lèucade |
Scintilla di ghiande il sentiero
fra i cerri saccheggiati
dal temporale che ha frustato gli alberi;
a un passo dalle nuvole,
ampia la curva ariosa dei gabbiani
troppo lontani per poterne udire
il salmastroso grido
nel cielo amaro del recente esodo.
L'azzurrità è una terra di fame,
abbandonata oltre l'irsuta schiena
del colle da cui i pini
tendono all'Elba le scarnite braccia.
E' su aride correnti, sulla marea
dell'erba
che sale e scende al fiato di scirocco,
è fra isole di scarti, che ora calano
i depredati in cenciosa ricerca.
Ma l'odore, l'odore aspro del mare!
E la sfida dell'onda, il cerchio grigio
che si abbassa e si stringe alle lampare
in confidenza, il dono palpitante,
e il guizzo vivo
dentro il grembo fecondo delle
reti.....!!!
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Muto scodinzola oltre i freddi vetri
a bordo di strada il cipresso;
e un cielo a muso duro
fissa scontroso Maggio che da un pezzo
s'è svestito di rose.
Eppure, ricordi? andavamo
un tempo a piedi scalzi e gonna alzata
sulla battigia e tu ridevi al freddo
ribollire dell'acqua!
La contentezza erano le scarpe
dell'Inverno rinchiuse nell'armadio,
i vestiti leggeri e l'impazienza
che fremeva su un mare di minuti
in attesa del film della Domenica.
Tempo di sicurezze,
quando “ paura” era il buio per le scale
e un ginocchio sbucciato era “ dolore”.
Chi immaginava allora
che a doppia corda mi avrebbe legata
a questo oggi lontano? Come un ponte
verso scogli immutabili.
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