Vittorio Verducci. Verso
l’utopia. Il Convivio Editore. Castiglione di Sicilia (CT). 2018
Vittorio
Verducci racconta e si racconta in un allegorico viaggio consegnato ad una
versificazione di classica tradizione nostrana, VERSO L’UTOPIA (romanzo in versi,
il titolo): sonetti, terzine dantesche, rime incrociate nelle quartine e alternate nelle terzine, Rondò
italiano, Sestina classica, Sonetto a forma di rondò, Sonetto
elisabettiano, Sonetto a due rime, Sonetto
doppio… Insomma un viaggio di grande invenzione poetica, di forte connotazione
dantesca, dove l’Autore, con tutta la sua
plurivocità, dimostra le sue affascinanti doti espositive. Ed è lo
stesso Dante ad accompagnare Verducci nel suo utopico excursus diluito in tre
sezioni: L’utopia negata, L’utopia sperata, Il Vangelo. Credo che sia veramente utile a questo punto
riportare un lacerto della preziosa e saggia introduzione di Maria Rizzi, valida
collaboratrice di Lèucade: “… L’Utopia corrisponde al modello immaginario di
una società perfetta, nella quale gli uomini possono vivere nella piena
realizzazione di un ideale politico e morale.
Il nome fu coniato con le parole greche ou-non e tòpos-luogo, per
indicare un luogo che non esiste. E con i suoi endecasillabi di forza
espressiva straordinaria e d’impatto ‘visivo’, l’Autore… si affida a una figura
che lo traghetti attraverso il viaggio, scegliendo anche in questa occasione il
Vate, ovvero Dante….”. Il viaggio, come in tutti i poemi che si rispettino,
inizia con l’Invocazione in cui il poeta
si chiede se quel mondo esista: “… Quel mondo esiste? Non lo so lo spero,/ ma
tu, veglio, accompagnami ugualmente,/
perché lungo e tortuoso è quel sentiero/ che porta ad esso…”. Si incontrano
personaggi importanti che hanno a che vedere con la traccia indicata dai titoli
delle sezioni: Socrate, Il processo,
Difesa…, L’ultimo giorno (Verso di me volgendosi il vegliardo,/ Il processo –
mi disse – s’è concluso;/ or rivolgiamo altrove il nostro sguardo:/ / ora viene
in un carcere rinchiuso/ quel vecchio giusto, e pure incatenato,/lui vittima
innocente d’un sopruso…”), per proseguire con I Gracchi, (… Muto lo schiavo
esegue quel verdetto,/ e cade valoroso quel gioiello/ al colpo di fatidico
stiletto,/ / senza un lamento, simile al fratello), con Ipazia, Dante, Le accuse (Mentre ritorno
ormai dalla missione/ facevo ed in città quasi ero giunto,/ conobbi, e forte fu
il mio disappunto,/ che m’era stata
inflitta una sanzione…), La pena, L’esilio. Giordano Bruno, simbolo di libertà
e di coscienza civile, occupa il centro del “poema” (Dell’alto poetare ancor
parlando,/ riprese il veglio il volo suo solenne,/ ed io salii su lui, che,
seguitando,// mi disse: “ora ti narro quel che avvenne/ d’uno che fu filosofo e
dottore,/ ma messo a morte, pur da colpe indenne”.), Il processo. Per giungere al canto VI con la figura gloriosa
di Gandhi, e la sua teoria della Non violenza e della Tolleranza religiosa
(questa è la mia più grande aspirazione/ su cui fondare il mondo del domani:/ l’umanità
sia tutta una nazione/ e indù, buddisti, ebrei e musulmani// convivano…), e alla
grande figura di Martin Luther King, simbolo di pace e di eguaglianza, a cui il
poeta dedica ampio spazio toccando
esemplari contenuti di giustizia, di
amicizia, di speranza (a Nelson Mandela “Amico che sopporti la prigione/ in un
carcere oscuro confinato,/ perché ti sei opposto ad uno stato/ che ha fatto
legge da segregazione,…”), e a quella di Che Guevara. Poi il balzo temporale ci
porta a tempi più vicini a noi: Aldo Moro, Falcone e Borsellino. Il capitolo di
Utopia sperata ha inizio con la figura di Buddha, prosegue con quella di San
Francesco ( … Conclude il veglio: “Dall’estremo male/ vinto, si dona alla
sorella morte;/ quieto sospira e al nuovo suo male//vola, a lodare Dio, alla
sua corte”), con quella di Federico II,
stupore del mondo (Fu d’arti un’armonia per voi, future/ genti che solo il
guerreggiar gradite,/ concluse il veglio: in quelle architetture/ / c’è il
pensare d’un re che ancor fuggite.).
Madre Teresa, Rigoberta Menchù, l’Olocausto, Giovanni Paolo II, lasciano il
passo ad uno sguardo su IL MONDO DI OGGI, Le guerre dimenticate, Un bimbo
negro, La globalizzazione, Il Vangelo, Il Natale, Il Verbo, I re magi, La Pasqua. La strada della fede,
della speranza, della carità, chiude questo ampio e voluminoso (296 pag.) testo
che allarga gli orizzonti sui molteplici temi sempre attuali. Un viaggio ampio
e articolato che mette in evidenza la vasta cultura civile, politica e sociale
nonché l’esperito linguismo metrico di Verducci; il suo bagaglio di conoscenze
e la grande capacità di tradurle in versi di armoniosa fioritura.
Nazario
Pardini
Grazie, prof. Pardini, per le sue belle parole, di cui mi sento profondamente onorato. Vittorio Verducci
RispondiEliminaCaro Vittorio, compagno di tante avventure letterarie e non, professore umile e grandissimo, che mi spingesti a scrivere a quattro mani un bellissimo testo sulle donne del passato, del quale creasti l'intero impianto e io mi limitai a dare voce alle venti donne poco valorizzate dalla storia, conosco molto bene il Poemetto "Verso l'utopia", che il nostro Nume Tutelare ha introdotto in modo superbo... Ne sono stata l'indegna prefatrice, in quanto anche tu tendi a sopravvalutarmi. L'Opera è grandiosa. Un viaggio verso l'impossibile, verso la concezione di un mondo che si ispiri alle virtù teologali. Il Poemetto evoca il viaggio della "Divina Commedia" e Dante è il condottiero ideale del tuo migrare tra tutte le figure più rappresentative della Storia. Affronti i mali passati e presenti dando al testo connotati di impegno civile. E utilizzi, come asserisce Nazario, tutti endecasillabi perfetti, dimostrando che si può essere moderni, attuali pur ricorrendo al metro classico, che appartiene al nostro patrimonio culturale e ne rappresenta una ricchezza. Nella poesia possono coesistere tante forme, ma l'una deve mostrare profondo rispetto dell'altra. Non esiste l'obsoleto, soprattutto laddove si arriva a ideare un'Opera strutturata come la tua. Un capolavoro difficile anche da immaginare. Sei un grande Vittorio mio e sono fiera di averti come Amico antico!
RispondiEliminaMaria Rizzi
RispondiEliminaLa particolareggiata analisi che il Professor Pardini ha fatto dell'opera di Vittorio Verducci mi ha riportata ai giorni in cui, questa Estate, ho avuto il privilegio di leggere per intero l'Utopia, e di leggerla ripetutamente dato che una buona parte dei canti li ho incisi per mio piacere ed inviati al Professor Verducci come semplice omaggio a questo lavoro superbo, composito, dal tono epico. E' difficile, oggi , che un contenuto di così vario ed ampio respiro, che spazia dall'antichità ai nostri giorni, dal mondo sacro a quello profano , in cui ogni personaggio è inquadrato nella propria storia ed ideologia, sia trattato in una metrica così varia e così levigata che di per sé ci indica in Verducci un Maestro. Già nella disamina del Professor Pardini sono ricordati alcuni dei personaggi ; tutti sono trattati con dovizia di particolari, presentati nella loro umanità più vera, noi li vediamo tornare dal passato e sederci accanto, a parlare di sé : uomini vivi, con le loro speranze, i loro sogni, le loro lotte. E l'autore li fa muovere sulla scena con sobrietà e naturalezza usando toni pacati o veementi, ed un vocabolario dove la classicità trova posto in maniera semplice e spontanea accanto alla parola del quotidiano.
L’opera di Vittorio Verducci "VERSO L’UTOPIA" si prefigge di raffigurare (e invocare) un mondo nel quale il Bene Comune, la Libertà, la Pace e la Giustizia rappresentano le stelle comete dell’Umanità.
RispondiEliminaVengono delineati, con valente maestria, personaggi che con le loro azioni esemplari ci hanno indicato la via maestra per raggiungere la vetta della Felice Convivenza.
Da Socrate a Giovanni Paolo II i sogni di coloro che si prefiggevano di realizzare il disegno di una Società perfetta si presentano al lettore come “modelli ideali” e i versi che li sublimano indossano la veste elegante della Metrica: sonetti, rime dantesche e rondò si alternano conferendo musicalità e armonia alla limpida voce del poeta.
E al traguardo di questo emblematico viaggio nel tempo alla ricerca del Meglio per l’Uomo, incontriamo – virtuosi baluardi del Vivere – i doni che Dio ci ha offerto col Battesimo: Fede, Speranza e Carità.
È il sommo vate, Dante, ad accompagnare l’autore nel peregrinare tra i Probi, e un “bimbo nato angelo” benedice dall’Alto un nonno il cui estro è riuscito ad amalgamare le vicende di fulgidi eroi della Storia con i più sacri episodi del Vangelo, accendendo nel lettore il lume di un’onesta e doverosa riflessione.
Roberto Mestrone