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mercoledì 18 dicembre 2019

M. GRAZIA FERRARIS:; " IL CENTENARIO DELLA NASCITA DI F. FELLINI"




Il centenario della nascita di Federico Fellini

Maria Grazia Ferraris,
collaboratrice di Lèucade
Federico  Fellini: si celebra ormai l’ anniversario dei 100 anni della sua nascita (il prossimo 20 gennaio). A Rimini, la città dove è nato e che amava, e che ricordava con nostalgia, («Rimini è una dimensione della memoria», era solito dire)  si preparano numerose iniziative che vogliono svelare le molte  curiosità di  uno dei più grandi geni della cinematografia mondiale, ad iniziare con  "Fellini 100 Genio immortale”, a Castel Sismondo il 14 dicembre (fino al 15 marzo 2020), mostra  che  proseguirà a Roma a Palazzo Venezia.
L'esposizione presenta  tre nuclei : la storia d'Italia a partire dagli anni Venti-Trenta attraverso l'immaginario dei film di Fellini; il secondo dedicato ai compagni di viaggio del regista e il terzo alla presentazione del progetto del 'Museo permanente Internazionale Federico Fellini'.
La mostra propone  installazioni multimediali, filmati in loop con vecchie interviste e spezzoni di film, e foto, oggetti e costumi di scena e tanto altro materiale (comprese le sceneggiature di "Amarcord" e "Otto e mezzo"):  è una sorta di anticipazione di quel che sarà il nuovo grande Museo Fellini, pronto entro la fine del 2020.
Fellini 100: gli  eventi per il centenario del maestro partono insieme il 14 dicembre. Il Logo Fellini 100 è firmato da Paolo Virzì, ispirato metaforicamente a una delle foto più famose della storia del cinema: Fellini domatore (di personaggi, di fantasie, di ossessioni) sul set di 8 ½, scattata da Tazio Secchiamoli. Mette in rilievo il ruolo di domatore (di personaggi, che si confondono coi  fantasmi, di episodi ricorrenti che diventano  ossessioni) del regista, “iconizzandolo alla stregua di quel ‘dispotico organizzatore di sogni’ dal sapore circense che più volte ricorre nelle sue opere.”
Un omaggio al grande maestro del cinema italiano è stato proposto anche da una raccolta di testi: L’Italia secondo Fellini, ed e/o, un'intervista del 1992 con Goffredo Fofi e i saggi di Piergiorgio Giacchè, Emiliano Morreale e Gianni Volpi, nati da un convegno sul "Fellini antropologo" in cui si segnalava  la straordinaria capacità del cinema felliniano di penetrare l’identità (politica, storica, sessuale) italiana e i modi con cui essa si rappresenta, restituendone una visione critica “dall’interno”, “con tutto il suo amalgama irrisolto di repulsione e attaccamento”. È un appassionato invito a cogliere l'originalità di un artista poliedrico, capace di interpretare il suo tempo attraverso le lenti di una creatività illimitata.
Nascosto nel  mito dell’artista fuori dalla storia, Fellini è stato nondimeno  un grande descrittore della cultura storica italiana. ( l’Italia fascista di Amarcord, la crisi della democrazia in Prova d’orchestra,…un registratore attento delle mode e del costume culturale della sua epoca).
 Un aspetto interessante è anche quello che riguarda i suoi disegni.

Scrive  Milo Manara presentando i disegni di F. Fellini: “  I suoi disegni preparatori erano il vero punto di inizio di ogni suo film…Solo a una prima occhiata possono sembrare delle caricature.
In verità hanno lo scopo di portare in superficie, di somatizzare, la personalità, il carattere e la storia di ogni personaggio….Fellini non intendeva affatto mettere in burletta i difetti e le debolezze dei personaggi,…voleva semplicemente farci capire, attraverso l’aspetto, la loro personalità.  La radice di Fellini disegnatore quindi non è umoristica, ma espressionista. Come gli espressionisti, Fellini si occupava più dell’anima delle persone e delle cose, che del loro aspetto…”
C’è un’ispirazione che supera i limiti “autarchici” degli anni giovanili e che si congiunge con Grosz e con Dix, fino a Dalì e Magritte.  Il suo apparente primitivismo infantile azzera le forme tradizionali, per  ritrovare la spontaneità dell’automatismo psichico.
“ Mi sembra di poter dire che ho sempre scarabocchiato, fin da bambino, su qualsiasi pezzo di carta mi capitava davanti. È una sorta di riflesso condizionato, di gesto automatico, una mania che mi porto dietro da sempre e con un po’ di imbarazzo…”,  confessa Fellini.
L’attività di disegnatore era secondo lui indispensabile per poter praticare quella di regista: “…disegnare per me è un modo per cominciare a intravedere un film, una specie di filo di Arianna, una linea grafica che mi porta in teatro”. Oltre al celeberrimo regista, esiste anche un Fellini “fumettista” e forse le due cose sono molto più legate di quanto non si pensi.
E Vittorio Boarini aggiunge confermando: “ Il disegnare, assieme e più dello scrivere, è stata la prima profonda pulsione creativa di Federico Fellini, manifestatasi quando ancora frequentava le scuole elementari…”

Nel 1938, quando raggiunge la maturità classica, viene pubblicato nelle pagine nazionali della Domenica del Corriere nella rubrica Cartoline del pubblico con due vignette aventi per protagonista il circo. Nel 1939, da poco a Roma, pubblica  per il Marc’Aurelio, iniziando poi  la sua carriera  come collaboratore alla sceneggiatura con Macario in un film di M. Mattioli.
Nei primi tempi romani il far caricature lo ha aiutato nell’attesa di giorni migliori.
Se il disegnare non rappresenta più un’attività professionale, ritorna però col passar del tempo ad essere quel gioco infantile che libera il suo mondo fantastico.
Nel 1982 esce il volume I disegni di Fellini, per Laterza,  con 350 illustrazioni; erano stati preceduti da una raccolta di disegni per il Satyricon (1970) e per Amarcord ( 1974).
Espone 63 disegni anche alla galleria Matisse di New York, nel 1986,  relativi ai suoi film (da Lo sceicco bianco a  E la nave va) con una presentazione dell’Autore stesso.
Scrive Fellini di se stesso. “ L’unico criterio estetico che io mi sentirei di approvare per giudicare un’opera d’arte non è tanto dire bello brutto secondo certi parametri, secondo certi canoni delle varie estetiche stabilite nei secoli,  secondo i vari punti di vista, le varie culture. Ma dire se è vitale.  Ecco, questa mi sembra la definizione che più mi appartiene e che mi permette di poter entrare in contatto con l’espressione artistica.
Se l’opera è vitale allora significa che avrà una sua vita misteriosa. “
Certo che a guardarli bene quei disegni sono fior di scarabocchi, un concentrarsi di emozioni, appunti di vita, netti e precisi.
 L’umorismo- ed in questo concorda certo con G. Rodari- è una conquista psicologica, un’evoluzione del nostro rapporto con le cose, la capacità di mettersi di fianco alla realtà e di osservarla con sufficienza. Ed in questo F. Fellini è maestro.

Maria Grazia Ferraris

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