Maria Grazia Ferraris, collaboratrice di Lèucade |
Federico Fellini: si celebra ormai l’ anniversario dei
100 anni della sua nascita (il prossimo 20 gennaio). A Rimini, la città dove è
nato e che amava, e che ricordava con nostalgia, («Rimini è una dimensione
della memoria», era solito dire) si
preparano numerose iniziative che vogliono svelare le molte curiosità di
uno dei più grandi geni della cinematografia mondiale, ad iniziare
con "Fellini 100 Genio immortale”,
a Castel Sismondo il 14 dicembre (fino al 15 marzo 2020), mostra che
proseguirà a Roma a Palazzo Venezia.
L'esposizione
presenta tre nuclei : la storia d'Italia
a partire dagli anni Venti-Trenta attraverso l'immaginario dei film di Fellini;
il secondo dedicato ai compagni di viaggio del regista e il terzo alla
presentazione del progetto del 'Museo permanente Internazionale Federico
Fellini'.
La
mostra propone installazioni
multimediali, filmati in loop con vecchie interviste e spezzoni di film, e
foto, oggetti e costumi di scena e tanto altro materiale (comprese le
sceneggiature di "Amarcord" e "Otto e mezzo"): è una sorta di anticipazione di quel che sarà
il nuovo grande Museo Fellini, pronto entro la fine del 2020.
Fellini
100: gli eventi per il centenario del
maestro partono insieme il 14 dicembre. Il Logo Fellini 100 è firmato da Paolo
Virzì, ispirato metaforicamente a una delle foto più famose della storia del
cinema: Fellini domatore (di personaggi, di fantasie, di ossessioni) sul set di
8 ½, scattata da Tazio Secchiamoli. Mette in rilievo il ruolo di domatore (di
personaggi, che si confondono coi
fantasmi, di episodi ricorrenti che diventano ossessioni) del regista, “iconizzandolo alla
stregua di quel ‘dispotico organizzatore di sogni’ dal sapore circense che più
volte ricorre nelle sue opere.”
Un
omaggio al grande maestro del cinema italiano è stato proposto anche da una
raccolta di testi: L’Italia secondo Fellini, ed e/o, un'intervista del
1992 con Goffredo Fofi e i saggi di Piergiorgio Giacchè, Emiliano Morreale e
Gianni Volpi, nati da un convegno sul "Fellini antropologo" in cui si
segnalava la straordinaria capacità del
cinema felliniano di penetrare l’identità (politica, storica, sessuale)
italiana e i modi con cui essa si rappresenta, restituendone una visione
critica “dall’interno”, “con tutto il suo amalgama irrisolto di repulsione e
attaccamento”. È un appassionato invito a cogliere l'originalità di un artista
poliedrico, capace di interpretare il suo tempo attraverso le lenti di una
creatività illimitata.
Nascosto
nel mito dell’artista fuori dalla
storia, Fellini è stato nondimeno un
grande descrittore della cultura storica italiana. ( l’Italia fascista di Amarcord,
la crisi della democrazia in Prova d’orchestra,…un registratore attento
delle mode e del costume culturale della sua epoca).
Un aspetto interessante è anche quello che
riguarda i suoi disegni.
Scrive Milo Manara presentando i disegni di F.
Fellini: “ I suoi disegni preparatori
erano il vero punto di inizio di ogni suo film…Solo a una prima occhiata
possono sembrare delle caricature.
In
verità hanno lo scopo di portare in superficie, di somatizzare, la personalità,
il carattere e la storia di ogni personaggio….Fellini non intendeva affatto
mettere in burletta i difetti e le debolezze dei personaggi,…voleva
semplicemente farci capire, attraverso l’aspetto, la loro personalità. La radice di Fellini disegnatore quindi non è
umoristica, ma espressionista. Come gli espressionisti, Fellini si occupava più
dell’anima delle persone e delle cose, che del loro aspetto…”
C’è
un’ispirazione che supera i limiti “autarchici” degli anni giovanili e che si
congiunge con Grosz e con Dix, fino a Dalì e Magritte. Il suo apparente primitivismo infantile
azzera le forme tradizionali, per
ritrovare la spontaneità dell’automatismo psichico.
“ Mi
sembra di poter dire che ho sempre scarabocchiato, fin da bambino, su qualsiasi
pezzo di carta mi capitava davanti. È una sorta di riflesso condizionato, di
gesto automatico, una mania che mi porto dietro da sempre e con un po’ di
imbarazzo…”, confessa Fellini.
L’attività
di disegnatore era secondo lui indispensabile per poter praticare quella di
regista: “…disegnare per me è un modo per cominciare a intravedere un film, una
specie di filo di Arianna, una linea grafica che mi porta in teatro”. Oltre al
celeberrimo regista, esiste anche un Fellini “fumettista” e forse le due cose
sono molto più legate di quanto non si pensi.
E
Vittorio Boarini aggiunge confermando: “ Il disegnare, assieme e più dello
scrivere, è stata la prima profonda pulsione creativa di Federico Fellini,
manifestatasi quando ancora frequentava le scuole elementari…”
Nel
1938, quando raggiunge la maturità classica, viene pubblicato nelle pagine
nazionali della Domenica del Corriere
nella rubrica Cartoline del pubblico
con due vignette aventi per protagonista il circo. Nel 1939, da poco a Roma,
pubblica per il Marc’Aurelio, iniziando poi
la sua carriera come
collaboratore alla sceneggiatura con Macario in un film di M. Mattioli.
Nei
primi tempi romani il far caricature lo ha aiutato nell’attesa di giorni
migliori.
Se il
disegnare non rappresenta più un’attività professionale, ritorna però col
passar del tempo ad essere quel gioco infantile che libera il suo mondo
fantastico.
Nel
1982 esce il volume I disegni di Fellini,
per Laterza, con 350 illustrazioni;
erano stati preceduti da una raccolta di disegni per il Satyricon (1970) e per Amarcord
( 1974).
Espone
63 disegni anche alla galleria Matisse di New York, nel 1986, relativi ai suoi film (da Lo sceicco bianco a E la
nave va) con una presentazione dell’Autore stesso.
Scrive
Fellini di se stesso. “ L’unico criterio estetico che io mi sentirei di
approvare per giudicare un’opera d’arte non è tanto dire bello brutto secondo
certi parametri, secondo certi canoni delle varie estetiche stabilite nei
secoli, secondo i vari punti di vista,
le varie culture. Ma dire se è vitale.
Ecco, questa mi sembra la definizione che più mi appartiene e che mi
permette di poter entrare in contatto con l’espressione artistica.
Se
l’opera è vitale allora significa che avrà una sua vita misteriosa. “
Certo
che a guardarli bene quei disegni sono fior di scarabocchi, un concentrarsi di
emozioni, appunti di vita, netti e precisi.
L’umorismo- ed in questo concorda certo con G.
Rodari- è una conquista psicologica, un’evoluzione del nostro rapporto con le
cose, la capacità di mettersi di fianco alla realtà e di osservarla con
sufficienza. Ed in questo F. Fellini è maestro.
Maria
Grazia Ferraris
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