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domenica 6 dicembre 2020

MARIA ELENA MIGNOSI PICONE LEGGE: "LE STAGIONI DEL CUORE" DI ROSA MARIA DI SALVATORE, GUIDO MIANO EDITORE



Rosa Maria Di Salvatore

LE STAGIONI DEL CUORE

Guido Miano Editore, 2020 

Recensione di

Maria Elena Mignosi Picone


In un brillio di versi di cristallina limpidezza, la poetessa Rosa Maria Di Salvatore, in questa silloge dal titolo “Le stagioni del cuore”, si sofferma su un periodo della sua vita, non proprio felice, ma neanche triste per la verità, diciamo malinconico, in cui la giovinezza è sfiorita, l’amore è scomparso, si avanza l’età, e si affaccia una condizione diversa, la solitudine. “Nella dolcezza struggente di un tiepido autunno / siamo respiro di vento”, “Umidi gli occhi di pianto”.

Però quella di Rosa Maria Di Salvatore è una malinconia particolare. È una malinconia soffusa di dolcezza in cui la stessa nostalgia ha sapore di bellezza. Così l’accarezzare i ricordi del tempo passato le infonde nell’animo una sensazione di soavità ed ella indugia sui ricordi fino a godere pienamente di questo sapore nuovo, quasi un incanto, quasi una magia.

Ecco qui sta la peculiarità della poetessa: l’anzianità, la solitudine, la nostalgia, lungi dal farla cadere nella tristezza, diventano invece fonte di godimento. E questa è una peculiarità speciale, non è di tutti, e richiede un animo speciale, come è in effetti il suo, altrimenti non avrebbe potuto generare versi così dolci e suggestivi.

E altamente poetici. Infatti, a parte l’espressione formale che risulta ineccepibile, però inoltre si avverte un brillio di armonia, di bellezza, che fa dei suoi versi, alta poesia. Un esempio: “In questa sera immersa nella quiete / respiro lieve il fiato delle stelle / carezza dolce un suono di campane / nella penombra calma di memorie”.

Da queste parole possiamo evidenziare un aspetto tutto suo personale che consiste nella capacità di mettere in simbiosi quel che la circonda con l’interiorità del suo animo: il fiato delle stelle è per lei respiro lieve, un suono di campane è carezza dolce. E così è tra lei e la natura. Quest’ultima le trasmette sensazioni e sentimenti quasi fosse una persona cara, e si uniscono insieme i palpiti del creato e dell’essere umano. È una meraviglia: “Nell’ultima foglia che cade / la malinconia di un’attesa / che non ha mai fine /…/ Poi, carezze di vento / sui rami e sul mio viso…/ parla la natura e lenisce la mia ansia dipinta / nei colori del tramonto”. Sempre riguardo alla natura ha espressioni molto poetiche: “Petali d’azzurro… gocce di luce… stupore d’alba / e spuma di rugiada”.

E come il creato lenisce la sua ansia, così è il rifugio nei ricordi del tempo ormai trascorso, che hanno lo stesso effetto di placarla: “…se ritorno con la mente a tempi / e luoghi lontani / rimasti nitidi e dolci / testimoni silenti / di un mondo interiore / hanno la soave bellezza / di un chiostro celato / di un antico monastero”. E così “Si rifugia in essi lo spirito / e, complice il silenzio, / vi trova la quiete / lentamente cercata”.

Dunque “…nostalgiche ritornano memorie”, però esse sono per lei “folate di dolcezza”.

Quest’aspetto della dolcezza nella nostalgia del passato appare rilevante specialmente nel ritorno della poetessa alla casa paterna. “Immersi nei giorni dell’infanzia… quadri e memorie / alle pareti del tempo”. E allora ella non rifugge anzi gode nel rimanervi: “In quest’ora di mistero / dove si fondono presente e passato / voglio sostare”. Il silenzio domina, “l’improvviso silenzio dell’assenza” e le affiora il sapore dell’infanzia: “…c’è la dolcezza di attimi lieti / di voci argentine di allegre risate / semplici giochi inventati”. E ancora: “ …nel cuore la dolcezza di un lontano passato e l’allegria dell’ormai perduta giovinezza”, “…antiche tenerezze / …momenti di gioia e di felicità. / E nel ricordo dei lontani giorni / di dolci emozioni / si riempie il cuore”, “Ritrovo intatto il dolce incanto del passato”. Così “…il ritornarvi è balsamo gentile”. Sono in effetti momenti magici carichi di ineffabile dolcezza.

Però non finisce tutto qui, in un solitario vagheggiamento del passato: “Ma luce di speranza. Langue nell’aria / un profumo di rose”. Non si esaurisce, infatti, in se stessa la nostalgia, anche se dolce, ma si apre alla speranza. Una speranza che, ricollegata alla primavera, la proietta verso le plaghe della trascendenza, verso il cielo. Lì ha la certezza che si ricongiungerà alle persone amate: “Vecchia casa / della mia infanzia / e della mia gioventù / che conservi il ricordo del mio primo amore / a te ritorna il mio pensiero / e mi scalda il cuore”, “…risento ancora l’eco dei tuoi passi / e il vento che sussurra nella sera / porta il ricordo di giorni lontani”.

Ma è lassù che fiorisce la primavera e certa è la speranza di rivedere il suo amato: “Ma io lo so. C’incontreremo ancora / e insieme andremo mano nella mano / dove il sentiero è un fiorire di viole”.

Maria Elena Mignosi Picone

 

 

Rosa Maria Di Salvatore, Le stagioni del cuore, Guido Miano Editore, Milano 2020, pp. 86; isbn 978-88-31497-18-3.

 

 

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