Vincenza Armino
CROMIE
Recensione di Maria Rizzi
Mi
sono accostata alla Silloge “Cromie” della professoressa Vincenza Armino, edita da Guido
Miano, in punta di piedi, con pudore e rispetto profondi. Si tratta di un testo
introdotto magistralmente dal caro Nazario Pardini e da Enzo Concardi, che mettono in
rilievo le particolarità dell’opera e quanto
“Parlo
nei miei pensieri
affollati.
Parlo nelle mie ore
sveglie,
nei miei momenti
di abbandono.
Nelle mie fughe
nei silenzi,
parlo.
E’ forte la mia voce.
Dentro”
(Lirica “Senza parole”)
“Ragnatele vibratili,
lattiginosa luce.
Passaggi segreti
dell’anima assorta”.
L’Autrice
possiede il dono di navigare nell’universo dei sensi liberandosi dalle
convenzioni sociali. Sa seguire il flusso delle onde con fiera trepidazione. E
con la sua poderosa cifra stilistica, che invita a pensare al grande Ungaretti,
sa cogliere l’essenza, sa calarsi nel sole dei ricordi e riemergere tra le nubi
del presente, confrontandosi con l’ineffabile e l’effimero insiti in ogni
esperienza.
“Vita che fugge,
sfugge,
cerca,
anela”
(Versi tratti da “Nenie e…”)
“Sembrerebbe dipinto
il mare,
se non fosse
per le increspature
quasi impercettibili:
leggeri aliti di vita”
(Versi tratti da “Alchimie”)
I
territori della memoria concedono sospensioni al viaggio della cara Armino. Il
minimalismo dei versi, compensato mirabilmente da una estensione emozionale che
non finisce di sorprendere, trova nella saudade un’apertura d’ali infuocata. Ne
è chiaro esempio la lirica “Musica e parole”, diversa dalle precedenti, in
quanto pur composta di frammenti, si distende, chiede lo spazio per posare i
battiti del cuore sui momenti felici, sul delirio d’onnipotenza, sulla magica
certezza che la sofferenza abitasse altrove… deliziosa furia della giovinezza:
“E una voce,
lo stradivari di Dio
si leva
a completare
le armonie
Come balsamo scende
restituendo
gusto alla vita”
Il
ritorno al paese della memoria concede al romanzo in versi di acquisire il
quinto senso, di trovare la percezione tattile, quasi per il desiderio di
arricchire l’universo interiore del colore della fisicità. D’altronde per
comprendere i lati oscuri che sono dentro di noi è indispensabile ritrovare
quelli radiosi. E devono esistere per tutti cuscini sui quali portino i
ricordi, se quest’ultimi sono belli. La Armino sa tornare indietro, per incontrare i
sogni, quasi li vedesse per la prima volta:
“Luci
in minuscole gocce
di rugiada,
bacche aperte
come bocche
al bacio.
Cespi di fuoco
e paglia.
Scricchiolii.
Teneri abbracci
nei vicoli segreti”
(Lirica “La meraviglia percorre”)
“I
ragazzi si baciano contro le porte della notte”, recitava Prèvert, e la nostra versatile
Poetessa sa viaggiare su numerosi registri, rendendo il proprio romanzo un
prisma atto a riflettere tanti giochi di colori. In questo spettro emozionale
“Ci provo a parlarTi,
non oso,
misera è la favella.
Spesso Ti ho raccontato
Come se non sapessi”.
(Versi tratti da “Madre Celeste”)
Sul
finire del viaggio il tatto entra di prepotenza nei frammenti, mentre
“Eccoti madre,
a ricucir ferite
sopra la soglia
della tua vecchiaia”
(Lirica “Amore di madre”)
Il
grembo dona la vita e attende… Inizio e termine d’ogni storia terrena. Siamo
nati dal ventre materno, dal grembo di madre - terra, e dal grande grembo
celeste della Madre che diede vita al nostro Salvatore. Portiamo i segni, le cicatrici,
le lacrime, i baci, delle madri secolari e la protezione della Grande Madre
divina. Si muore ogni giorno nell’attesa di rientrare tra le pareti del liquido
amniotico, atto a prevenire i traumi, di ridiventare zolla che darà semi e
frutti, di tornare nel ventre sacro che accoglie suppliche, interrogativi,
timori.
Legata
dal filo di Arianna al miracolo di quella ‘casa’,
“Il tempo ha usurato
la trama ma io,
ritrovo te
avvolta nella seta.
Anch’io lo facevo
di nascosto
vedendomi già grande.
E’ passato quel tempo.
Sono io adesso,
con la tua età
di allora”
(Versi tratti da “Torna”)
Sono
entrata nel prisma della Professoressa Vincenza Armino, ne ho colto la miriade di
sfumature, mi ha abbagliata e coinvolta in molti stati d’animo e ho preso
coscienza, una volta di più, che le parole possono divenire orpelli del nostro
vivere. Spesso evaporano dalla bocca prima che si abbia il tempo di
pronunciarle. Non saprei dire quali sono dolci e quali salate. Vi è una sola
verità, condivisa dalla nostra soave Poetessa: il tempo cresce intorno agli
abbracci come un rampicante… Ed è verità dirompente in questo limbo d’attesa.
Maria
Rizzi
Vincenza
Armino, CROMIE,
prefazioni di Enzo Concardi e Nazario Pardini, pp.104, Guido Miano Editore,
Milano 2020, isbn 978-88-31497-36-7.
La splendida esegesi di Maria Rizzi su "Cromie" della Poetessa Vincenza Armino mi ha colpito nel profondo.
RispondiEliminaLeggere l'Opera è stato, come lei stessa afferma, "un viaggio straordinario tra i colori dei sentimenti, tra i profumi, gli ascolti, le immagini che accompagnano le stagioni del tempo terreno". Le liriche dell'Autrice hanno ispirato Maria a cogliere tutte le sfumature del nostro tempo in questa vita. I limiti, la precarietà, il dolore, ma anche i ricordi e i momenti felici.Maria riesce a catturare il suono dello "stradivari di Dio" che "come balsamo scende restituendo gusto alla vita". Sgrana tra le dita un rosario immaginario, le parole come perle, commentando la poesia dedicata alla Madre "il tempo ha usurato la trama ma io ritrovo te avvolta nella seta". È il tempo dell'inverno, del ritorno nel grembo della terra. Maria, come sempre, riesce a distillare dalle liriche l'anima e il senso e si dimostra sempre più una grande lettrice dell'animo umano.
Non c'è in lei nessun narcisismo, nessun compiacimento intellettuale, ma solo fuoco creativo, che scalda e trascina.
Congratulazioni alla Poetessa Vincenza Armino, alla carissima Maria Rizzi ed un abbraccio al Nume tutelare di questa Isola meravigliosa.
Loredana D'Alfonso
Lory adorata, tu filtri con l'affetto, che è una lente magica e pericolosa. Io so scrivere soltanto a fior di cuore e quindi ho limiti enormi. La Silloge della professoressa Armino è un capolavoro. Ogni lirica si incastona nell'anima, merita molto di più e ha ricevuto molto di più. Ti sono grata sempre della tua vicinanza 'fisica' - la sento tale -, e ti stringo al cuore, come vorrei fare!
RispondiElimina