Distanziamento
Un’alba bianca
un foglio bianco
la paura di morire
la paura di non averne
non avere più bisogno
di uno specchio impietoso
di una parola da dire ascoltare
scrivere
allora restare emarginato con questa
sintonia
la campagna fuori
il mistero di un silenzio
fatto di colori e vibrazioni
che sono echi interiori _
Alfonso Angrisani
Il nostro Poeta metropolitano, come amo chiamarlo, non si smentisce. La sua lirica strattona l'anima, la raschia, la trascina tra le realtà che troppi si ostinano a non vedere, perché gli uomini si abituano tristemente a vivere all'ombra delle tragedie - l'Olocausto docet -. Siamo in una bolla di isolamento, di vite sottratte, di vita sospesa sul filo della solitudine, dei silenzi, dell'assenza di contatti. Il fuoco creativo ha cedimenti, il dolore è un estintore che spegne l'ispirazione. Ma la natura ha i suoi richiami, la sua forza, i colori, i palpiti, i profumi, e Alfonso dal vaso di Pandora lascia che esca la Speranza grazie alle vibrazioni dei miracoli poetici del creato. La poesia è da pelle d'oca, l'Autore, per fortuna soffre, come ogni individuo sensibile, ma non lascia i fogli immacolati. Scrive e non solo in poesia... Lo ringrazio per questo gioiello di purezza, composto in modo essenziale, senza ricorrere a figure retoriche. Un ritratto nudo, di sangue e carne, di una realtà cruda che non permette alle ali di allargarsi. Lo abbraccio con tanto affetto insieme al caro Condottiero, che ci traghetta nell'Isola dove l'impossibile si avvera.
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RispondiEliminaRICEVO E PUBBLICO
RispondiEliminaCarissima Maria,
il tuo commento è così ricco di spunti e riflessioni che non può esaurirsi in un grazie la mia risposta. Vorrei almeno osservare due cose, proprio partendo, se vuoi, da quel che osservi in merito alla materia poetica trattata, per poi parlare della forma che quella materia permea.
Ho cercato, sul primo aspetto, di condensare tutto ciò che in questo periodo di distanziamento si è agitato e poi sedimentato nella mia sfera interiore, togliendo molto rispetto alle prime stesure. E togliere può essere, a volte, ancora più difficile e rischioso che aggiungere, perché c'è il rischio di tagliare le ali all'angelo che nella materia è racchiuso, per parafrasare le parole di un Sommo Poeta della materia, Michelangelo. Ma l'intensità che tutti cerchiamo a volte rende inevitabile questo passaggio al setaccio delle parole e dei pensieri. Un passaggio sofferto.
La forma ne consegue. Del resto, è stato più volte evidenziato come la binomia forma-materia sia solo apparente, un concetto può travasarsi nell'altro senza perdersi. Ma se con la forma alludiamo allo stile, allora anche qui torna il tema della essenzialità.
E poi c'è l'insondabile, quello che mi fa dire che è la poesia che "si scrive". Chiunque abbia una esperienza poetica autentica sa che questo è vero.
Chiudo qui, aggiungendo solo che tutto quello che ho scritto non vuole in alcun modo dar conto di un risultato raggiunto: tutto è nel tentativo, questo sì, senza presunzione che la freccia scoccata abbia raggiunto un obiettivo quale che sia.
E ora posso ringraziare te e Nazario per l'attenzione che mi avete dedicato.
Un commosso abbraccio ad entrambi, Alfonso Angrisani
Ps: volevo pubblicare questa mia risposta sul blog, ma non ci sono riuscito, nonostante sia iscritto e vi acceda tramite il mio account.
Carissimo Alfonso
RispondiEliminaSempre bella la tua poesia che nasce nelle città, lungo i muri grigi, nella malinconia della metropoli. E da questi elementi prendi spunto per entrare nell'anima....la tua poesia è sempre delicata e raffinata.
Un abbraccio sincero
Loredana D'Alfonso