Giuseppe Leo Leonelli è uno scrittore emergente che ha
narrato il “camino” come pochi altri hanno saputo fare, anche perché è in grado
di cogliere il senso dei piccoli riti consumati da pellegrini d’ogni dove. Si
tratta di riti che si concludono con gesti insignificanti, magari su uno
scoglio a pochi passi dal faro di Fisterra (la fine della terra), e lì diventano
un dialogo con l’essere supremo che è in noi, regalandoci la consapevolezza di
quanto siamo piccoli davanti all’immensità, ma allo stesso tempo riassumendo il
dialogo con l’universo perché l’immensità ci risponde nella sua irrequieta
calma.
Nel romanzo “Santiago” l’autore narra il suo cammino,
partendo da una vita nevrotica e inconcludente, per arrivare a capire il senso
dei propri passi. È sul “camino” che gli incontri sono privi del senso di
possesso che vogliamo dare alla vita, eppure sono incontri che scavano nel
profondo e che, non cercando una trama, sono ricchi di condivisione. In “tre” il
protagonista conclude il “camino” e, dopo aver dato un senso ai propri passi
ritorna alla vita nevrotica e inconcludente, ma con qualcosa dentro che prima
non conosceva. Lì viene travolto da un turbine incontenibile che gli spiega
perché, dopo i passi, ha senso vivere la quotidianità. Si aggiungono, in “Tre”,
altri personaggi, tutti un “io” narrante, e arricchiscono la narrazione con
passioni, dubbi e ansie vissuti in modo diverso. È evidente che i due libri
vanno letti uno dopo l’altro, ha un senso vederli come due volumi di uno stesso
romanzo e se nel primo il “camino” occupa quasi tutte le pagine, nel secondo la
maggior parte della narrazione è dedicata alle conseguenze del “camino”, come
anche ad altri avvenimenti paralleli che arricchiscono la trama con visioni diverse
dello stesso evento.
L’autore è un gran camminatore e ama esplorare anche
altri percorsi, ad esempio conosce molto bene la “via Francigena”, tra l’altro
ne parla in alcune pagine di “Tre”, e ama vivere i suoi passi come parole di un
romanzo.
Entrambi i libri sono molto riusciti, ma da lettore
attento sconsiglio di leggere prima “Tre” e poi “Santiago”. Leggeteli entrambi,
ma nell’ordine giusto.
Claudio Fiorentini
Claudio ha fatto una sintesi precisa e acuta. Difficile aggiungere altro. Abbandonarsi a un cammino è l'occasione per togliere la corazza che abbiamo costruito giorno dopo giorno e ritrovarci più leggeri, forse più liberi
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