MILICA
LILIC. IL VOTO DI PENELOPE. IL CUSCINO DI STELLE. 2021
Iniziando da una pericope
della introduzione di Antonio Bologna si
può penetrare a fondo nella poetica di Milica Lilic, dove l’amore e il terrore
della guerra, di quella che ha martoriato le popolazioni dei Balcani, formano i
contenuti e gli abbrivi di uno stile scattante,
sincopato, e movimentato per reificare gli input del pathos che trova
posto in un logos fatto di finezze e
articolazioni espressive: “La sua poesia, nutrita dalla cultura e dall’amara
esperienza di vita, si leva potente contro i soprusi della violenza e contro
quanto un conflitto armato porta
necessariamente con sé, per trascinare nella rovina borghi, paesi, città; per
distruggere campi, case e ogni forma di vita; per alimentare odio tra uomini,
causare stragi di innocenti, infierire senza distinzione contro bambini donne
anziani. Nella guerra l’uomo perde ogni freno e si abbandona al libero sfogo
degli istinti più bassi, alimentati dalla ferocia delle barbarie…”. Il libro
composto da una dovizia di intuizioni poetiche abilmente tradotte dalla
insuperabile studiosa quale Claudia Piccinno si sviluppa con tenacia e ardore
emotivo durante il percorso di tutta la plaquette. Dalla maledizione di
Penelope: “Gridò a Odisseo irrequieto prima di partire:/porterai al di là il mio volto,/ mi verserai in alto mare/perché
io possa riemergere dovunque ti fermerai…”, dove le metafore e le invenzioni creative
danno largo spazio al lirismo poetico; alla Poesia: “Nata dal corpo e dalla
mente corporea…”; dal voto di Penelope: “Giuro sul silenzio/dopo tutte le
parole vuote/ piene di tesori e giada,/ giuro sulla sua forza,/sul suo profondo
potere di guarigione,/ quando si soffre con tutto il cuore!…”; fino a l’amore
al Mugello: “Incantata da Firenze stavo sulla piazza/cieca per tutto il resto,/
quando mi risvegliò una voce dolce:/Parli italiano?...”. Un grande turbamento
di affetti si incunea in paure, in
sogni e risvegli che fanno dell’opera una varietà di emozioni che avvincono e
convincono; anche per la struttura versificatoria che segue con passo lesto i
moti di un’anima incisa dagli avvenimenti dell’esistere, dove occupa spazio non
esiguo la commozione per la bellezza: “… Italia mia bella. Italia mia bella,/morirò di quella bellezza”, e dove trova spazio la poesia
dell’home, delle radici, della terra amata: “… Se ti arrendi, oh Kosovo,/ non
saremo mai più gli stessi/ né tutto l’universo sarà lo stesso”, e dove la
spiritualità del poeta si concede a
verbi di plastica visività nel tessuto del canto: “… Dio ci ha indotti in molte
tentazioni/ anche tra noi ci sono i cattivi e faranno/ qualunque cosa fanno
tutti i malvagi,/ ma il mio pensiero è concepito nella rinascita/dei cuori
innocenti…”, e dove Eros nella sua perpetua lotta contro Thanatos, sembra avere
la meglio in un mondo in cui c’è tanto bisogno di amore: “… Privi del buio/
integrati con l’Uno/ dietro di noi l’impronta del primo piede/ cerca i nostri
occhi”.
Nazario Pardini
Milica e io siamo molto felici di questa preziosa nota critica. Grazie professore
RispondiEliminaAnalisi importante. Tra distruzione e pace il Critico- Poeta, la poetessa- autrice e Claudia elegante e perfetta traduttrice
RispondiEliminadanno il meglio della loro ampia professionalità e sensibilità.